L’approccio alla selezione è “flessibile”. “Il punto di partenza è, necessariamente, quantitativo. Ci basiamo su un algoritmo che affianca alle classiche variabili di rischio-rendimento anche il tema dei costi e delle indicazioni SFDR”, spiega l’esperto riportando come, a parità di condizioni, i fondi articolo 8 e articolo 9 secondo la normativa europea “tendano a essere premiati”. Il motivo è dato anche dal collocatore primario, Credit Agricole, “che ci chiede di avere presidi in chiave ESG, con standard qualitativi molto alti”. “L’obiettivo che ci poniamo per il futuro come SGR, sia per le gestioni in titoli sia per la selezione fondi, sarà indentificare con maggiore accuratezza i temi sociali e ambientali misurabili attraverso i PAI (i principal adverse impact indicati dalla normativa di secondo livello di SFDR, ndr.) e che riteniamo meglio integrabili nelle politiche di investimento dei prodotti”, prosegue Bucelli.
Rispetto alle asset class di interesse, come anticipato, non c’è una direzione specifica anche se adesso cresce l’interesse per il mercato corporate investment grade. “Più che una specializzazione di asset class il vero tratto distintivo sta appunto nell’aver dato spazio al tema del regime fiscale amministrato, rovesciando la consuetudine che vede quasi esclusivamente l’opzione fiscale del gestito. Ci siamo specializzati per avere un prodotto di qualità, attento alle specifiche esigenze del cliente, con molta attenzione alla minimizzazione dei costi di transazione”, rimarca Bucelli. “Da questo punto di vista, considerando che la componente fiscale compensabile riguarda solo i redditi diversi e non i redditi di capitale, abbiamo orientato la nostra attenzione sull’equity europeo e US, da operare prevalentemente in titoli. Ma non solo. Alcune strategie possono essere realizzate in fondi e migliorano il profilo rischio-rendimento del portafoglio, anche se non portano a un diretto beneficio fiscale. Dobbiamo quindi bilanciare la componente di performance con la gestione del rischio, e in questo i fondi sono molto utili”.
Una volta definiti i comparti di maggiore interesse (“best in class”) si passa all’analisi delle singole case di investimento “di cui esaminiamo gestione, track record, strategia e AuM”. Ritorna il tema della flessibilità e si rafforza con un concetto: l’assenza di “dogmatismi” nella scelta del gestore. “Rispetto a una grande SGR o a una banca abbiamo un’agilità operativa di gran lunga maggiore. Per questo motivo siamo anche più snelli nella selezione dei fondi, e in grado di individuare società che, magari, non sono molto visibili, ma possono portare un valore aggiunto al nostro portafoglio”.
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