Il Forum per la Finanza sostenibile ha organizzato un incontro con i media per discutere le tendenze del settore. Cresce la base associativa in Italia, e si assiste a un forte incremento degli istituzionali.
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La finanza sostenibile non può esimersi dalla visione delle tendenze globali sul settore e vede per l’Unione europea, oggi, l’opportunità di “essere davvero leader in qualcosa”. Nella sostenibilità, appunto. A sottolinearlo il Forum per la Finanza Sostenibile che, nella mattinata di ieri, 19 febbraio, ha riunito la stampa presso la sua sede di Milano per fare il punto sulla situazione non soltanto a livello finanziario ma anche normativo e di percezione mediatica del fenomeno.
“I soci aumentano e la tendenza è costante, nonostante il momento, anzi, sono arrivate nuove adesioni”, afferma Francesco Bicciato, direttore generale del Forum che indica come la crescita dei soci abbia avuto un incremento importante lo scorso anno (19 nuove adesioni contro le nove dell’anno precedente, portando il dato a 172 soci). “Si è assistito in particolare a una crescita di Casse di previdenza e fondi pensione, sei nel solo 2024”, prosegue Bicciato che sottolinea anche il dato delle Fondazioni bancarie (“non soggette alla normativa sostenibile”) ma che in otto (due nel 2024, nessuna fino al 2016) hanno deciso di diventare socie del FFS. Bicciato rimarca come, più in generale, la crescita sia “inattesa” in questa precisa circostanza storica e, a maggior ragione, nei primi mesi del 2025 dove si contano già otto nuovi soci.
Europa leader nella raccolta
L’incremento della base associativa ha diversi motori. Da un lato l’aumento del rischio percepito (su un orizzonte temporale di 10 anni concentrato principalmente sul rischio ambientale secondo i dati del World Economic Forum) ma si rileva anche, nonostante flussi in diminuzione nel 2024, un incremento delle masse gestite che, a livello globale, nel 2024 si attestano a 3.200 miliardi di dollari (+8% rispetto al 2023 e +400% rispetto al 2018). In questo scenario l’Europa mantiene il primato con l’84% della raccolta, mentre si restringe il dato USA che passa dal 15% del 2023 all’11% del 2024. Torna ancora una volta il ruolo degli attori del settore, asset manager e asset owner che confermano l’interesse ad aumentare gli investimenti SRI nei prossimi due anni (“e interrogando i nostri soci più ‘grossi’ il dato è confermato anche nello spaccato italiano”, rimarca Bicciato).

Le performance sono in linea (se non superiori) a quelle dei fondi tradizionali, e anche nel 2024 si conferma la tendenza. Nel complesso, i fondi ESG hanno sovraperformato i loro equivalenti non ESG nel 2023. Ciò nasconde alcune disparità tra le varie asset class: i fondi ESG azionari non ETF hanno sovraperformato i loro omologhi, mentre gli ETF azionari, i fondi a reddito fisso e i fondi ESG misti hanno sottoperformato.

Ma in quale direzione va la finanza sostenibile? In Europa la strada è segnata da una normativa ancora in fase di definizione e vede una forte attenzione, oggi, nell’Omnibus Simplification Package, che prevede una “sistematizzazione” delle diverse normative ESG. “È plausibile aspettarsi tre diversi pacchetti Omnibus, presentati nel corso del 2025”, afferma Alessandro Asmundo, senior policy officer del Forum che indica come “la presentazione della proposta è prevista al momento il 26 febbraio, ma è credibile un rinvio alle prime settimane di marzo”.
Ancora una volta, “il dato è centrale”
Su tutto resta ancora la centralità del dato. Un tema caldo per la finanza sostenibile, soprattutto lato investimenti, dal momento che dati disomogenei possono portare asset manager e asset owner a incorrere nel greenwashing. Eppure, afferma Bicciato “sono gli investitori a richiedere più dati”. Il DG del Forum sottolinea come, paradossalmente, una normativa che va verso la semplificazione riducendo obblighi di reporting possa complicare la situazione: “Più dati vuole dire meno rischio nell’investimento”. A questo si aggiunge anche una riduzione del rischio per le stesse aziende, come sottolinea Isabel Reuss, senior climate and social advisor del Forum. “Con una maggiore definizione della reportistica – afferma Reuss – le aziende si sono rese conto di aver analizzato, in alcuni casi, rischi che non sapevano di avere, e questo va a vantaggio non soltanto dell’investitore”. Sul tema della disomogeneità del dato, un processo lungo di adattamento è quello che vede al centro l’European Single Access Point (ESAP), “che avrà il compito di rendere omogenei i dati di aziende, asset manager e fondi. E i primi risultati saranno visibili dal 2027”.