La prima edizione del Financial Services Strategic Outlook di EY mira a cogliere le aspettative dei top executive italiani all’interno di banche, assicurazioni e società di wealth & asset management sui prossimi 12 mesi.
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Trasformazione digitale ed evoluzioni regolamentari si contendono il primato delle tematiche sotto la lente del top management delle società operanti nel settore finanziario. E la sostenibilità, spesso percepita come un rischio, si conferma un’opportunità oltre che una priorità di sviluppo aziendale. La prima edizione dello studio Financial Services Strategic Outlook 2024, realizzato da EY in collaborazione con SWG mira a cogliere le aspettative dei C-suite italiani all’interno di banche, assicurazioni e società di wealth & asset management “sull’attuale contesto geopolitico ed economico e sul possibile impatto che esso potrà avere nei prossimi 12 mesi sulle loro organizzazioni e sul sistema finanziario nel suo complesso”. L’indagine, condotta a marzo 2024 su 26 top executive di istituzioni finanziarie, tratteggia uno scenario in cui accanto a una forte percentuale di quanti prevedono una crescita moderata del risultato economico del proprio business rispetto allo scorso anno (57%), si confermano i timori derivanti dai conflitti geopolitici (85%) e dalle possibili conseguenti tensioni commerciali (60%). In ogni caso Il 65% degli intervistati prevede una sostanziale stabilità macroeconomica nei prossimi 12 mesi.
In particolare, tra le tendenze di mercato emerse nella ricerca, soprattutto a livello di wealth e asset management (WAM) un potenziale mutamento legato alla normativa. L’introduzione della Retail Investment Strategy, infatti, “sta indirizzando alcuni cambiamenti nei servizi e nei prodotti finanziari, con particolare riguardo alle scelte di investimento della clientela, favorendo prodotti meno complessi e canali a basso costo”, inoltre, tra le altre evidenze, emerge quella di un ribilanciamento dei portafogli verso investimenti più sicuri indotta dalla volatilità del mercato.
Tra le dinamiche di mercato comuni ai diversi settori finanziari si confermano poi, come anticipato, quelle legate al tech, agli ESG e all’M&A (che dopo il rallentamento dello scorso anno prevede una ripresa nel 2024).
Fattori di rischio
Digital disruption (84%) e rischi legati alle evoluzioni regolamentari (69%) sono i principali fattori attesi a influenzare le attività degli intermediari finanziari nel prossimo anno.

E davanti a questi dati, alla domanda su quali azioni intende intraprendere la sua azienda per mitigare tali rischi, l’89% dei rispondenti indica “Identificare le aree prioritarie da sviluppare e iniziare a investire, per avere un vantaggio competitivo”. Tuttavia una forte percentuale, vicino alla metà (46%), preferisce adottare un approccio attendista: “Esaminare le potenziali opportunità sul mercato, con l'obiettivo di essere pronti ad agire una volta terminata la situazione di incertezza”. Soltanto il 19% afferma che “intraprenderà azioni di derisking o asset disposal per aumentare la liquidità e le riserve di capitale”.
Dove puntano gli investimenti
La parte della ricerca dedicata alle scelte in tema di allocazione del capitale, evidenzia poi “una forte focalizzazione degli investimenti sulle opportunità di crescita e sviluppo (65%) e sui fattori legati alla sostenibilità (42%)”, come sottolinea Stefano Battista, financial services leader di EY in Italia. Mentre tra gli ambiti di sviluppo principali si conferma il miglioramento delle capacità tecnologiche per l’85% degli intervistati, seguito dal rinnovamento in termini di offerta di prodotti e servizi (50%)
Sfide aziendali
Ancora una volta, l’intelligenza artificiale si pone come elemento chiave nella trasformazione aziendale (73%), ma al momento la sua adozione non è ritenuta ancora “essenziale” per restare competitivi (42%), “probabilmente stante ancora il grado di bassa maturità dell’adozione di tali tecnologie”, si legge nella ricerca. La sostenibilità, per contro, è un elemento ormai acquisito tra le priorità di investimento (77% dei rispondenti), tanto che nessun intervistato sottoscrive l’affermazione: “Le iniziative di sostenibilità non sono una priorità per l'allocazione del capitale nella nostra azienda”.

Scenari futuri
I ricercatori hanno poi posto sul piatto una serie di scenari attesi a livello macro, in particolare relativamente alle prospettive di riduzione dei tassi di interesse e alla necessità di diversificare le fonti di reddito. Nel primo caso, nell’eventualità di una riduzione dei 100 BPs, gli intermediari finanziari prevedrebbero di puntare sulla ricerca di altre iniziative per incrementare i ricavi (54%) e sulla ridefinizione del mix prodotti/servizi (50%). Non appare invece così rilevante rivedere le strategie di prezzo (27%). Mentre il 50% considera l’adozione di nuove tecnologie per abilitare nuovi business come la leva principale di diversificazione delle fonti reddituali, seguita dallo sviluppo dei servizi di bancassurance (42%) “che potrebbe rappresentare la tendenza di una maggiore integrazione tra il sistema bancario e assicurativo”.

In merito alle prospettive di evoluzione futura, la maggioranza dei top manager (34%) ritiene che mantenere un ruolo di provider tradizionale di servizi finanziari è quanto si aspetta il mercato in prospettiva, una potenziale evoluzione potrebbe andare in direzione di servizi diversificati cross-industry (31%). “Solo alcuni credono che modificare il proprio ruolo in una logica di finance as a service possa costituire elemento rilevante di trasformazione (27%)”, afferma Andrea Ferretti, markets & business development leader per i Financial Services di EY in Italia.
Rispetto alla crescita dell’ecosistema FinTech, InsurTech e Digital Banking, la maggior parte degli executive (46%) ritiene, infine, le alleanze commerciali e le partnership strategiche fattori determinanti il rapporto con tali player. Nessuno percepisce tali nuovi operatori come puri concorrenti.