Stati Uniti, elezioni di midterm con un impatto minimo sui mercati ma l'inflazione continua a preoccupare

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Steven Abraham. (Unsplash)

Metà mandato. Si potrebbe intendere come una sorta di bilancio che viene fatto negli Stati Uniti sul presidente in carica, a metà del suo percorso. In effetti, il midterm di oggi, 8 novembre, sarà la prima opportunità per gli elettori di emettere un verdetto nazionale sulla presidenza di Joe Biden dopo le elezioni del 3 novembre 2020. 

Ci siamo confrontati con tre gestori a capo di altrettante strategie con un focus sugli Stati Uniti e che abbiano ottenuto Rating FundsPeople nel 2022 per capire quali le implicazioni di questo appuntamento politico per i mercati finanziari. Nel breve termine, concordano gli esperti, gli impatti saranno limitati eppure una eventuale incertezza politica non sarebbe una buona notizia.

"Storicamente i prezzi delle azioni statunitensi sono saliti dopo le elezioni di metà mandato. L'entità dei rendimenti, tuttavia, è stata condizionata dall’eventuale cambiamento nel controllo del Congresso. Nelle elezioni in cui non si è verificato alcun cambio di controllo alla Camera dei Rappresentanti o al Senato degli Stati Uniti il rendimento medio dell'S&P 500 nei 12 mesi successivi alle elezioni è stato superiore al 20 per cento" spiega Marco Pirondini, Senior Managing director, head of Equities, US and Portfolio Manager di Amundi US e a cui fa capo la strategia Amundi Funds - US Pioneer Fund E2 EUR. Viceversa, un cambio di controllo in una delle due camere ha invece portato a rendimenti significativamente inferiori: il rendimento medio a un anno è stato solo del 5 per cento. Riteniamo che il motivo per il quale i rendimenti sono stati più bassi dopo elezioni sfociate in un cambio di controllo sia l'incertezza sulla politica pubblica.

Se da una parte ci si attende che i Repubblicani assumano il controllo della Camera è meno probabile, secondo l'esperto di Amundi, che ottengano anche quello del Senato. "Sebbene i rendimenti dell’S&P 500 siano normalmente positivi, ma più bassi dopo un'elezione di metà mandato dove ci sia stato un cambio di controllo rispetto a un'elezione in cui ciò non si sia verificato, riteniamo che questo ciclo sarà diverso per due ragioni" spiega. In primo luogo, secondo Pirondini è probabile che i mercati preferiscano un Congresso diviso rispetto a un Congresso che, in mano ai Democratici, sarebbe in grado di spendere di più per il piano “Build Back Better” e per i programmi di welfare del governo (cd. entitlement programs). In secondo luogo, i rendimenti azionari sono sempre stati positivi dopo le elezioni di metà mandato perché dal 1973 a oggi nel terzo anno di un ciclo presidenziale non è mai iniziata una recessione. "Ma una recessione negli Stati Uniti appare sempre più probabile il prossimo anno, poiché la Fed continuerà ad aumentare i tassi di interesse per combattere l'inflazione" commenta. E, se una recessione si verificherà, questa porterà probabilmente a un calo degli utili societari e dei prezzi delle azioni, oscurando qualsiasi potenziale beneficio che possa derivare dall'esito delle elezioni di metà mandato. "Per questo motivo, rimaniamo cauti nell'esposizione azionaria, privilegiando i titoli che beneficiano dell'inflazione (energia) e quelli le cui valutazioni riflettono già un potenziale rallentamento economico" conclude.

L'inflazione continua a preoccupare

L'impatto dunque sarà minimo sui mercati azionari americani. "Tra i comparti storicamente più esposti ai rischi politici troviamo quello sanitario. La scorsa estate, però, gli Stati Uniti hanno già approvato l’Inflation Reduction Act, cosa che rende improbabili ulteriori interventi legislativi sul settore" spiegano Kurt Feuerman e Anthony Nappo, co-CIOs e gestori dell'AB Select Absolute Alpha Portfolio di AllianceBernstein.

In generale, gli esperti ritengono che gli investitori siano più concentrati sull’inflazione, sulla Federal Reserve e sulle conseguenze per la crescita economica degli Stati Uniti piuttosto che sulle elezioni. "A nostro avviso, continuerà la rotazione dai titoli growth ad alto P/E a quelli value, dopo un periodo di oltre un decennio in cui i primi hanno sovraperformato i secondi" commentano. Eppure, con l’aumento della volatilità i due gestori di AllianceBernstein hanno mitigato un po’ la propria posizione e spostato l’attenzione verso la  qualità. "Non c’è dubbio che l’economia globale stia rallentando e si trovi in una posizione più precaria rispetto a pochi mesi fa. Le oscillazioni valutarie, l’aumento dei tassi d’interesse, i rischi geopolitici e il cosiddetto “negative wealth effect”, ovvero la tendenza dei consumatori a spendere meno quando la loro ricchezza perde valore, sono alcuni dei principali fattori di deterioramento delle prospettive sugli utili. In linea generale, siamo ottimisti sul fatto che il mercato orso abbia tenuto conto in modo adeguato dei rischi più elevati, il che potrebbe indicare che ci troviamo a un buon punto di ingresso sull’azionario" proseguono.

Nonostante tutte queste considerazioni però, tanto la volatilità quanto la debolezza sui listini sono state peggiori di quanto ci si potesse aspettare "per cui il nostro istinto ci porta a ridurre leggermente il beta, mentre attendiamo il passare della tempesta. A parità di condizioni, preferiamo i titoli di alta qualità con un orientamento domestico" dicono.

Uno stallo legislativo

Quello a cui si andrebbe incontro, come accennato prima, se i Repubblicani prendessero il controllo di una o entrambe le camere sarebbe uno stallo legislativo. Se invece i Democratici controllassero sia la Camera che il Senato, "potrebbero andare avanti con il Build Back Better Act e altre priorità politiche di Biden. È probabile che le aziende coinvolte nell'energia pulita ne trarrebbero beneficio, mentre settori altamente regolamentati come quelli finanziari e tecnologici potrebbero essere sottoposti a un maggiore controllo" afferma Grant Bowers, Portfolio manager di Franklin Equity Group.

Ciò che potrebbe cambiare sarebbe la politica fiscale statunitense ma, secondo l'esperto, i fondamentali economici, non i risultati elettorali, hanno storicamente svolto un ruolo maggiore nella performance del mercato azionario di lungo termine. "Il nostro focus d'investimento è sulle aziende con solide posizioni competitive, forte potere di determinazione dei prezzi e dati finanziari sani. Riteniamo che queste società possano ottenere buoni risultati in qualsiasi contesto di mercato. Le tendenze di crescita secolare di lungo termine, come l'innovazione sanitaria, la trasformazione digitale e l'ascesa del fintech, rimangono intatte" prosegue Bowers. In definitiva, il manager di Franklin Templeton rietine che la sovraperformance possa essere generata "identificando questi vincitori di lungo termine piuttosto che programmando operazioni di breve termine sul mercato. Riteniamo pertanto che la volatilità del mercato durante questo periodo elettorale sia un'opportunità di acquisto interessante” conclude.