Storia del Bitcoin, della blockchain e delle altre cryptocurrencies

Fin dall'antichità, l'uomo ha sempre cercato uno strumento di riconosciuto valore sociale attraverso il quale poter effettuare scambi di beni. I pagamenti hanno assunto molte forme nel corso dei secoli e nuove modalità sono sorte nel tempo per integrare o sostituire le precedenti. La più antica forma di pagamento fu il baratto, a cui seguì la nascita della carta moneta. Durante gli ultimi anni, con il diffondersi della tecnologia e della globalizzazione, si è assistito alla nascita di nuove forme di pagamento, che hanno contribuito al passaggio da una concezione tangibile ad una virtuale di moneta: sono nate così le monete elettroniche e digitali (denominate anche cryptocurrencies).

download Demistificando il linguaggio della Blockchain 

Uno dei limiti della moneta tradizionale, sia essa metallica o cartacea, è sempre stato rappresentato dalla possibilità di contraffazione. Nonostante l’introduzione di filigrane e punzoni difficilmente replicabili, questo fenomeno non è mai stato infatti eradicato. Le monete digitali, d'altro canto, sono soggette alla cosiddetta double spending, ovvero alla possibilità che il denaro, essendo virtuale, venga clonato e speso più di una volta. Il bitcoin risolve il problema della spesa-doppia grazie all’utilizzo di un network peer-to-peer distribuito, il quale esegue una marcatura temporale (time stamping) sulle transazioni registrate in blocchi (blockchain) generando una prova computazionale dell’ordine cronologico degli stessi.

Le origini del bitcoin 

Nel corso degli anni si è assistito a diversi tentativi di produzione delle monete digitali. Nei primi anni Novanta, David Chaum, un famoso professore di crittografia, dopo aver inventato uno strumento crittografico in grado di inviare e firmare un valore numerico che potesse essere verificato e modificato senza essere rivelato (blind signatures), avviò un’attività nei Paesi Bassi, Digicash, il cui intento consisteva nel tentativo di portare le monete chaumiane nel mondo bancario. 

La soluzione era però centralizzata e la circolazione soggetta al nullaosta da parte della Banca centrale olandese. I lunghi tempi di negoziazione, nel tentativo di ricevere fondi, portarono tale progetto al fallimento. Nel 1992 un gruppo di informatici, i cypherpunks, diede vita ad un’omonima mailing list. Il termine deriva dalle parole cypher (l’algoritmo utilizzato per eseguire operazioni di cifratura e decifratura) e cyberpunk (la corrente artistica nata negli anni ’80 che più di ogni altra aveva previsto il mondo immerso nella tecnologia e di cui lo scrittore William Gibson, autore del romanzo Neuromancer, fu il massimo esponente). Nello specifico, questo gruppo riteneva che le monete digitali e i contratti rinforzati crittograficamente avrebbero garantito la libertà economica e di associazione che non era possibile avere nel mondo reale e avrebbero resistito anche ad eventuali attacchi politici. 

download Timeline degli investimenti in Blockchain da parte delle primarie istituzioni finanziarie 

Riferimento importante per questo movimento fu l’articolo 'Untraceable electronic mail, return addresses, and digital pseudonyms' presentato nel 1981 da Chaum, in cui l’autore proponeva di applicare le tecniche crittografiche a chiave pubblica alle e-mail, al fine di celarne il contenuto a tutti tranne che al mittente e al legittimo destinatario. 

Nel 1996 nacque una compagnia americana che distribuiva e gestiva una moneta digitale, e-gold, convertibile in oro. E-gold iniziò a crescere solo dal 2000, e in poco tempo giunse ad una capitalizzazione di due miliardi. Nonostante ciò, nel 2001 dovette chiudere i battenti a causa delle rigide regolamentazioni sulle transazioni economiche e dei continui attacchi informatici a cui gli utenti della compagnia erano sottoposti.

Nel 1998, Wei Dai pubblicò un paper dove teorizzava una rete decentrata non tracciabile in cui i mittenti e destinatari di denaro venissero identificati solo da chiavi pubbliche e ogni transazione fosse firmata digitalmente. Inoltre, effettuò delle riflessioni su come creare un meccanismo di emissione di denaro collegato a un qualche onere computazionale da assolvere. Poco tempo dopo l’informatico Nick Szabo, un altro dei partecipanti storici della mailing list Cypherpunk, presentò il progetto Bit Gold, il quale non ebbe successo, ma introdusse il concetto di proof-of-work, ovvero un meccanismo in grado di coniare moneta risolvendo un problema crittografico e affrontando così dei costi reali (dovuti al consumo di energia della CPU). Nel lavoro di Szabo era già presente anche il concetto di chain - catena - che lega la verifica di ogni transazione alla successiva.

download Una panoramica delle start up di Bitcoin/Blockchain  

Nel 2004 Hal Finney, un noto professore di crittografia, inventò RPOW (Reusable Proofs of Work), un sistema centralizzato di pagamento la cui moneta basava le sue caratteristiche su un protocollo in grado di verificare, grazie ad una prova crittografica, che un computer avesse speso una certa quantità di risorse computazionali. La prova consisteva nella soluzione di un puzzle crittografico costoso e difficile da risolvere ma facilmente verificabile. Per produrla, Finney usò hashcash, l’algoritmo che il ricercatore inglese Adam Back presentò nel 1997.

Altri seguirono l’esempio di Cypherpunk. Ad esempio, la mailing list Cryptography venne dedicata all’impatto politico delle tecnologie crittografiche. Ed è proprio in questa mailing list che, il 31 ottobre 2008, un utente denominato Satoshi Nakamoto annunciò con un breve messaggio la disponibilità online del paper: 'Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System'. 

Il protocollo bitcoin ha rappresentato la killer application di tutte le teorie che gravitavano attorno alle monete digitali e ha costituito l’inizio di un nuovo fenomeno, basato sulla volontà di costituire un nuovo sistema finanziario.

Casi d’uso

La nascita delle monete digitali ha suscitato nel tempo un interesse sempre maggiore tra molte istituzioni finanziarie. L’applicazione al mondo finanziario delle più avanzate tecnologie, come la blockchain, si è diffusa in modo esponenziale, tanto da registrare negli ultimi anni, dopo una prima fase di studio, una significativa accelerazione sul tema: gli investimenti nel fintech si stanno, infatti, sempre più concentrando su idee basate sulla blockchain technology e sono stati sviluppati i primi casi d’uso volti a migliorare ed evolvere il proprio modello di business. 

Oggi i pagamenti in bitcoin sono già accettati da realtà come Microsoft, Bloomberg, Tesla, Expedia, oltre che da piccoli esercenti. Il sito Coinmap.org visualizza, in stile Google Maps, quasi 10.000 luoghi nel mondo dove è possibile utilizzarli. 

Sulla base di questo modello originario, sono andate sviluppandosi numerose altre interessanti variazioni, che hanno portato alla creazione di circa 855 cryptocurrencies come Bitcoin Cash, Litecoin, Zcash, Monero ed Ether. 

Diverse anche le realtà nate intorno alla rete Bitcoin, che hanno iniziato a sviluppare blockchain alternative o tecnologie simili ma differenti, come i ledger distribuiti, dotate di caratteristiche a livello di esecuzione di codice e di funzionalità più estese rispetto all’originale. Sono così nate per esempio Ripple, Blockstream, Tezos ed Ethereum. 

Blockchain e bitcoin saranno i temi trattati a Milano con i più autorevoli esponenti del settore in occasione di IFTA 2017, il convegno mondiale degli analisti tecnici, organizzato da SIAT che si terrà dal 12 al 15 ottobre all'Excelsior Hotel Gallia.