Stress test, eccetto MPS le altre banche dovrebbero conquistarsi il pass

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foto: autor GotCredit, Flickr, creative commons

Il meccanismo di vigilanza unico (SSM) era stato un buon punto di partenza per l’Europa. Ma oggi questa, come entità politica, sta affrontando la più grande crisi dalla sua creazione nel 1957 e l’Italia resta la principale fonte di preoccupazione degli investitori. L’esito dello stress test non sembra comportare nessuna revisione obbligatoria. I risultati saranno pubblicati venerdì 29 luglio alle nove di sera. Per gli esperti di Kepler Cheuvreux è probabile che saranno fonte di confusione e che i risultati del Monte dei Paschi di Siena  saranno i più deboli tra tutte le banche che coprono gli analisti.

Rispetto al 2014, quest’anno non c’è un’asset quality review, non c’è la soglia pass/fail (5,5% il Cet1 ratio transitional) e alcune assunzioni macroeconomiche non sono così severe come lo erano due anni fa. Allo stesso tempo, però, il rapporto tra la gestione e il rischio operativo è testato per la prima volta. “Questo è positivo secondo noi ma crediamo che lo stress test 2016 sia un passo indietro rispetto a quello del 2014, che ci era apparso molto credibile”. Per gli analisti di Kepler Cheuvreux è probabile che sarà applicata la soglia particolare del 5,5% ai risultati di quest’anno per valutare dove i problemi di capitale siano più evidenti. E per quanto riguarda le banche italiane gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno notato che nel caso di Intesa Sanpaolo alcune delle misure sul capitale realizzate nel 2014, come ad esempio la rivalutazione della quota di Banca d’Italia pari a circa 60bps in più di capitale, non erano state contabilizzate nel Cet1 di partenza del 2014.

Per quanto riguarda poi il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, questi da allora hanno aumentato il loro capitale rispettivamente per 2,5 miliardi di euro e per 0,5 miliardi e hanno deciso di fondersi quest’anno (assemblee a novembre). Mentre Unicredit dovrebbe essere supportata da un più elevato Cet1 di partenza a fine 2015 (10,7% contro il 9,6% dopo l’asset quality review di fine 2013) e dalla recente vendita di attività (il 10% di Fineco e il 10% di Bank Pekao) che ha generato 20bps di capitale Cet1 extra, dismissioni che saranno incluse nella conclusione dello stress test. “Intesa andrà bene e così UBI Banca alla luce del recente piano di ristrutturazione annunciato che presuppone un Cet1 del 12,8% entro il 2020. Notiamo anche che Mediobanca, molto vicina al "pass" nel 2014, con un Cet1 phased-in del 12,4% a fine 2015, questa volta dovrebbe ottenere un più ampio "pass"”.

A questo punto, con una visione piuttosto positiva sul sistema bancario italiano, tutti i riflettori sono accesi su Banca Monte dei Paschi. Gli analisti di Kepler Cheuvreux si chiedono se sarà in grado di firmare un accordo vincolante per cedere gran parte dei suoi non performing loan, riducendo al minimo le perdite, e poi trovare capitale fresco sul mercato o, in caso di un fallimento, ottenere un supporto pubblico, utilizzando la flessibilità delle norme Ue in caso di emergenza.

Stando alle ultime indiscrezioni, 4 banche italiane su 5 dovrebbero superare senza problemi gli stress test, ancorché non siano previste soglie minime o promozioni/bocciature. In particolare, Intesa Sanpaolo dovrebbe riportare un Cet1 dell’11% nello scenario avverso rispetto al 13% iniziale. Se confermato, questo risultato per gli analisti di Equita comporterebbe un impatto di 200bps contro 340bps nel 2014. Il Banco Popolare e UBI Banca dovrebbero riportare un Cet1 nella fascia elevata della media che secondo gli analisti di Equita potrebbe implicare un Cet1 del 9-10%, partendo dal 12,4% e dall’11,6%. Ipotizzando, sulla base delle indiscrezioni, un Cet1 finale del 9,5%, il Banco Popolare subirebbe un impatto di 290bps (320bps nel 2014) e Ubi di 210bps (360bps nel 2014). Mps riporterebbe un Cet1 sotto il 5,5% rispetto al 12% di fine 2015. Se confermato, questo risultato comporterebbe un impatto di 700bps rispetto ai 710bps del 2014. Per fare fronte a questa situazione, l’ipotesi di base sarebbe un aumento di capitale da oltre 3 miliardi di euro sul mercato garantito da alcune banche d'affari. Sembra escluso l’intervento del governo anche sotto forma di sottoscrizione dell’eventuale inoptato.