Sui mercati emergenti comprendere i fondamentali può fare la differenza

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Siddharth Dahiya, responsabile Emerging Market Corporate Debt di Aberdeen Standard Investments

“Il corporate debt in outstanding dei Paesi emergenti ammonta a circa 2 trilioni di dollari, circa il 20% in più del segmento high yield statunitense. Esistono inoltre circa 800 emittenti differenziati per aree geografiche e settori”. Così esordisce Siddharth Dahiya, responsabile Emerging Market Corporate Debt di Aberdeen Standard Investments e gestore del fondo ASI Emerging Market Corporate Bond con rating Consistente Funds People. Il debito societario rappresenta ancora un investimento di nicchia per molti investitori, che tendono a prediligere i titoli governativi emergenti, tuttavia i vantaggi di questa asset class sono diversi: i corporate bond degli emerging markets, se selezionati con cura possono apportare benefici di diversificazione, grazie anche alla bassa correlazione con i Tresuries statunitensi.

Overview sul mercato

Perché investire in questa asset class? “Il debito societario dei Paesi emergenti fin dal 2009 ha mostrato un livello di volatilità inferiore rispetto alle altre asset class emergenti, come debito sovrano in valuta locale, in valuta forte e i frontier bonds. Anche se il rendimento rispetto le altre sottoclassi può essere inferiore, la minore volatilità ne determina un profilo rischio/rendimento più attraente. Dal 2001 solo in tre anni l’indice JPM CEMBI Broad Diversified ha registrato rendimenti negativi: la crisi finanziaria globale nel 2008, il ‘taper tantrum’ nel 2013 e nel 2018”, commenta Siddharth Dahiya. “L’atteggiamento dovish della Fed ha favorito il rally di inizio anno e la forte enfasi posta dal fondo sulla stock selection e sulla gestione del rischio dovrebbe permetterci di conservare interessanti rendimenti aggiustati per il rischio”, aggiunge.

Il 58% dell’indice di riferimento è composto da bond investment grade e il rating medio è BBB- , a conferma del fatto che nella maggior parte dei casi la leva finanziaria delle società dei Paesi emergenti è più bassa rispetto quella dei Paesi sviluppati. Anche i tassi di default sono bassi, dal 2000 il tasso di insolvenza medio in questa area è del 1,4%, del 2% inferiore rispetto al debito corporate statunitense high yield.

Il fondo

Ad oggi i rischi principali dei corporate bond emergenti sono il rafforzamento del dollaro, un rallentamento della Cina e un’escalation della guerra commerciale, ma l’obiettivo del fondo è quello di identificare attraverso un approccio bottom up le società con i bilanci più solidi, ma sottovalutate dal mercato, e di mitigare il rischio idiosincratico. Di solito si tratta di blue-chip, con best in class asset e quote di mercato dominanti. “Di conseguenza il fondo oggi tende a sovraponderare gli emittenti con rating più elevato rispetto al benchmark. Siamo esposti all’high yield per un 41% contro il 28% dell’indice di riferimento”, dichiara il gestore. “La nostra analisi fondamentale permette di acquistare società con un struttura di capitale e prospettive di business sostenibili nel tempo, cioè di investire in emittenti di qualità superiore che offrono rendimenti migliori per unità di rischio. La leva finanziaria del fondo è di circa 2,9x contro il 4,2x del benchmark, con spread più attraenti”, aggiunge Dahiya.

“I mercati emergenti sono un’asset class in cui comprendere i fondamentali può fare la differenza in termini di performance”, commenta Dahiya. La costruzione del portafoglio è infatti il risultato della valutazione del profilo rischio/rendimento di ciascuna azienda piuttosto che essere l’output di allocazioni arbitrarie in tutti i settori. “La diversificazione può aiutare a minimizzare il rischio di lungo termine, pertanto siamo molto attenti anche a tutte le tematiche in evoluzione. Per esempio teniamo conto dell’attuale transizione da fonti di energia generate attraverso il carbone termico o il petrolio e gas verso alternative ecologiche, che ci ha portato a sottopesare le utilities tradizionali”, spiega il portfolio manager.

Per quanto riguarda l’allocazione geografica il fondo sovrappesa al momento Messico e Brasile, in generale tutti quei Paesi in cui si crea un sentiment attorno a questioni politiche, ma i fondamentali delle società sono preservati da ogni rischio politico. Ha inoltre sovraponderato il Guatemala in cui vi è un limite sovrano sul rating del credito di alta qualità per le imprese che hanno quote di mercato importanti nei rispettivi settori. Le posizioni che sono state invece sottopesate sono Hong Kong, Corea del Sud e Qatar, dove gli emittenti sono principalmente investment grade e i profili di rischio / rendimento sono meno interessanti.