La scelta di Trump di introdurre ulteriori dazi su 200 miliardi di dollari di beni importati dalla Cina con aliquota al 10% ha inasprito le tensioni già in atto. Inoltre, probabilmente, l’aliquota passerà al 25% da gennaio, se non ci saranno delle evoluzioni importanti dal punto di vista dei negoziati. La Cina non è rimasta a guardare, e replicherà infatti con dei dazi con aliquote dal 5 al 10%, su ulteriori 60 miliardi di dollari di beni. Il Dragone Rosso ha però anche dichiarato di essere pronto al dialogo, tuttavia, se gli USA alzeranno l’aliquota dei dazi (dal 10 al 25%), ci sarà un’ulteriore risposta. Come hanno reagito allora i mercati finanziari a questa guerra commerciale?
Secondo Stefan Scheurer, director di global capital markets and thematic research di Allianz Global Investors, “da tempo la Cina cerca di prepararsi alle probabili conseguenze congiunturali negative adottando specifiche misure sia in ambito fiscale che monetario, tra cui l’adozione di una linea più accomodante nel settore immobiliare, la riduzione dei requisiti minimi di riserve obbligatorie delle banche e il sostegno alla concessione di prestiti. Per raggiungere gli obiettivi politici ed economici, tuttavia, saranno necessari interventi più decisi nel secondo semestre 2018, come sostiene anche la Commissione per lo sviluppo e le riforme cinese. I mercati finanziari internazionali sembrano essersi adattati alle dispute commerciali in atto tra gli USA e il resto del mondo, con l’indice della volatilità sceso ai minimi da gennaio, ma al momento sembrano non avere una direzione precisa. In ogni caso, se si verificasse un’escalation delle tensioni commerciali, l’incertezza e, di conseguenza, i premi per il rischio, potrebbero aumentare. I rischi politici quindi influiscono maggiormente sulle decisioni di investimento rispetto al passato. È necessario puntare sulla gestione attiva, sia a livello di selezione titoli che di allocazione tattica nelle diverse asset class (parola chiave: multi-asset)”.
I mercati finanziari infatti non hanno ancora mostrato particolari reazioni negative. Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM, commenta che “le conclusioni che si possono trarre dalla guerra commerciale USA-Cina sono le seguenti:
- Yuan: alquanto invariato, segno ulteriore che il livello attuale di 6,85 è già adeguato anche per l’ipotesi di dazi USA su 200 miliardi di dollari al 25%. Pertanto, non vi dovrebbe essere un’ulteriore svalutazione dello yuan.
- Tassi: in rialzo i tassi USA e quelli tedeschi, a causa del timore dell’impatto inflattivo dei dazi.
- Spread: il tutto a beneficio dello spread che pertanto è atteso a proseguire la sua riduzione fino ad area 200 pb”.