Threadneedle, segno più su titoli azionari europei e asiatici

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L’impressione è che il 2014 sia già stato un anno piuttosto lungo. Sono molti gli eventi con cui i mercati si sono dovuti confrontare, ma il tema dominante è stato il continuo crollo dei rendimenti delle obbligazioni core. “L’attività economica globale è rimasta contenuta, mentre le forze deflazionistiche che riducono l’inflazione e incidono sulla crescita nominale sono molteplici e variegate. Gli eventi politici e geopolitici continuano a occupare le prime pagine dei giornali, e nel caso delle elezioni greche possono influire in maniera significativa sui mercati in ragione delle ambizioni contrastanti della Grecia di conservare l'euro mirando al contempo al condono del suo debito”, commenta Mark Burgess, CIO di Threadneedle Investments. Il prezzo del petrolio resta debole e se il suo impatto sull’inflazione è palese, le sue ripercussioni in termini di spesa per consumi sono meno evidenti. Sul fronte della politica monetaria, la BCE ha di recente annunciato un QE sovrano in piena regola, che prevede l'acquisto di obbligazioni per 60 miliardi di euro al mese fino al conseguimento del target di inflazione del 2%.

In questo contesto, le attività a rendimento hanno iniziato l’anno all’insegna del vigore. Le obbligazioni societarie, in particolare investment grade, hanno registrato un’ottima performance; analogamente, le azioni hanno messo a segno rendimenti positivi in molteplici mercati. Continua: “seguendo la nostra strategia azionaria, abbiamo privilegiato gli Stati Uniti, che hanno beneficiato di un’economia relativamente più vigorosa, il Regno Unito, che presenta valutazioni interessanti, e il Giappone, dove gli utili societari hanno ricevuto impulso dall’Abenomics. Sebbene il mercato azionario britannico abbia risentito della sua esposizione ai settori dell’energia e dei materiali, le azioni nipponiche e statunitensi hanno entrambe generato performance brillanti da quando abbiamo modificato il nostro modello di asset allocation al fine di favorire tali titoli”. L’Europa, d'altro canto, beneficia di una serie di fattori relativamente favorevoli: l’indebolimento dell’euro, il calo dei prezzi petroliferi e l'impulso del QE della BCE. Precisa: “molto probabilmente nel 2015 assisteremo, per la prima volta da molti anni, a una revisione al rialzo della crescita del PIL europeo. In Europa, gli utili societari saranno sostenuti dal miglioramento della competitività derivante dal deprezzamento della moneta unica e le valutazioni sono relativamente allettanti. È interessante notare che le revisioni delle stime sugli utili europei sono da poco diventate positive (seppur su livelli molto contenuti)”.

Con riferimento ad altre aree geografiche, nella regione Asia-Pacifico (Giappone escluso) e, anche in questo caso, dopo un lungo periodo di performance deludenti, le valutazioni sembrano sempre più interessanti. Nella regione si contano ovviamente diversi perdenti a causa del tonfo del prezzo del petrolio, tuttavia si ravvisano anche molti vincitori; stiamo pertanto individuando un'ampia gamma di interessanti opportunità d'investimento. Conclude: “per la prima volta da molto tempo, siamo sovrappesati sulla regione. Analogamente, abbiamo deciso di assumere una posizione di sovrappeso nei titoli azionari europei. Queste recenti modifiche di asset allocation ci hanno infine dato l’occasione per ridimensionare l’entità del nostro sovrappeso azionario, anche se continuiamo a prediligere le azioni alle obbligazioni”.