Torna l'incubo del debito sovrano

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foto: autor European Parliament, Flickr, creative commons

Secondo quanto riportato dal World Economic Report del Fondo monetario internazionale dell’aprile 2018, il debito pubblico lordo italiano ha un valore del 130% del PIL. La domanda che dobbiamo farci è: il nostro Stato è capace di sostenerlo? Ciò che sta giocando a sfavore per l’Italia è la riduzione delle politiche di quantitative easing dell’Unione europea e un futuro rialzo dei tassi d’interesse. Questa nuova fase durerà diversi anni e influirà in modo considerevole sui rendimenti dei titoli di Stato. 

“Questo fenomeno mette sotto pressione gli strumenti più esposti al rischio, ossia quelli emessi da organismi fortemente indebitati, spiega Chris Iggo, CIO Fixed Income di AXA IM. “Non ci sorprende dunque che i premi per il rischio stiano salendo. Il rischio di credito non è uniforme quando i tassi salgono. La situazione potrebbe peggiorare perché la Federal Reserve alzerà ancora i tassi e la Banca centrale europea adotterà una politica leggermente meno accomodante. Prepariamoci dunque a un aumento della volatilità del rischio di credito nei prossimi mesi”. I premi per il rischio di credito saranno più alti rispetto all’aumento dei tassi risk free. “Gli investitori, oggi, si trovano di fronte a un rendimento potenziale molto più alto sugli strumenti privi di rischio rispetto a un’ampia gamma di rendimenti sugli strumenti più esposti al rischio, a causa del profilo di rischio tecnico e fondamentale e della loro possibile evoluzione”.

Bisogna anche dire che la situazione italiana è migliorata notevolmente dal lontano 2011-2012 grazie alle riforme strutturali e la riduzione del deficit di bilancio primario. Tuttavia, ciò che ha fatto preoccupare maggiormente i mercati è stata la vittoria alle elezioni dei partiti populisti: Movimento 5 Stelle e Lega Nord. “La situazione era talmente instabile da generare reazioni piuttosto violente sui mercati azionari ma soprattutto obbligazionari, con il decennale italiano che ha sfiorato il 3% e lo spread Italia-Germania ai massimi livelli da oltre 4 anni”, spiega Iggo.

Tornano quindi i rischi politici nella periferia europea. Se prendiamo in considerazione i CDS, a metà della scorsa settimana il mercato assegnava all’Italia un rischio di credito sovrano maggiore di quello associato di alcuni paesi emergenti. Come riporta Wolfgang Bauer, gestore del fondo M&G Absolute Return Bond Fund, la correlazione dei rendimenti non contano: “Nello specifico, i BTP italiani e i bund tedeschi si sono comportati in modo quasi diametralmente opposto. A fronte dell’impennata dei rendimenti dei BTP, alimentata dai timori di nuove elezioni e di un esito ancora più favorevole alla Lega antieuropeista, , con i rendimenti spinti con forza al ribasso dalla “fuga verso la qualità”. Successivamente, quando in Italia si è finalmente riusciti a formare un governo, il rally di sollievo dei BTP è stato accompagnato da un rialzo dei rendimenti sui bund”.

 

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Fonte: M&G, dati Bloomberg al 1 Giugno 2018

Cosa succederà?

“A seguito dei recenti avvenimenti politici, queste stime sono a rischio. Ad oggi non sappiamo realmente come si evolverà lo scenario politico, dunque c’è maggiore incertezza. Questo significa che il premio per il rischio sarà più alto, ma ancora non so a che livello si assesterà”, conclude Iggo.