La global market strategist della società guarda alla seconda parte del 2023 con cautela. Le parole chiave rimangono: diversificazione, disciplina e decorrelazione.
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Troppo bello per essere vero. È possibile riassumere così l’inizio del 2023 per i mercati finanziari, proiettandosi idealmente alla seconda parte dell’anno. “Dopo un 2022 da dimenticare, questi primi sei mesi si sono rivelati certamente migliori delle attese, ci aspettavamo un anno negativo per l’economia e così, fino a ora, non è stato”, spiega Maria Paola Toschi, global market strategist di JP Morgan AM. Andando a ritroso nel tempo, già da settembre 2022 si è assistito a una situazione di correzione, in cui i mercati sono ripartiti in una sorta di fase di ripartenza.
Livello geografico
Dando uno sguardo a livello geografico, in Europa, dopo aver sventato la crisi energetica ammortizzando il prezzo del gas e, più in generale dell’energia, successivamente all’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, “la fiducia dei consumatori è ripartita con minori spese in bolletta che ha garantito la spesa in altri settori, come quello dei servizi”, sottolinea l’esperta in un incontro a Milano con la stampa specializzata.
Anche guardando alla sponda opposta dell’Atlantico, “gli Stati Uniti si trovano in una fase di ripresa con il dato relativo ai consumi e quello dei servizi favorevoli e sullo sfondo un mercato del lavoro forte e un impulso alla spesa dovuto dal risparmio ancora molto presente nelle tasche dei cittadini”, ammette Toschi.
La Cina sorprende, pur con una ripartenza più graduale rispetto alle aspettative. “Al momento l’inflazione a zero si riflette, con moderazione, lato domanda, c’è più spazio per le politiche espansive”. Ma secondo la professionista di JP Morgan AM il rischio deflazione per il colosso asiatico è tutt’ora eccessivo, certo non mancano i segnali di debolezza. In generale invece c’è del potenziale anche sul fronte delle valutazioni per l’universo emergente. Grazie a basse valutazioni, un dollaro più debole dopo il rally 2022, banche centrali più accomodanti e il contributo cui si faceva prima menzione da parte della Cina.
Nel frattempo, se si ragiona in un’ottica di breve termine, i mercati sono ancora in attesa di ulteriori rialzi dei tassi di interesse. “La Fed con un aumento a luglio di 25 punti base e la Bce che ha non annunciato un cambio di passo nel breve, e i tassi che rimarranno alti ancora a lungo”, dice Toschi. Insomma, la seconda fase dell’anno si prospetta sotto il segno di un graduale rallentamento, con i settori delle costruzioni e degli investimenti pronti a un impatto negativo.
“Al momento le aziende hanno ridotto gli investimenti ma sono riluttanti nel ridurre l’occupazione, come dimostrano i dati tanto in eurozona (con tassi di disoccupazione al 6.7%, storicamente bassi) e negli Stati Uniti al 3.6 per cento”, specifica l'esperta. Ad ogni modo, la domanda che si pongono gli addetti ai lavori continua a essere la stessa: dove potrà spingersi l’inflazione? L’esperta pone l’accento su trend da tenere d'occhio quali quello demografico (come l’invecchiamento della popolazione), la transizione energetica, la tecnologia e la globalizzazione (come la delocalizzazione produttiva). Toschi prevede la possibilità di una normalizzazione in tal senso solo a partire dal 2024, con un contesto inflazionistico che si aggirerà in una nuova normalità tra il 2 e il 3 per cento.
Implicazioni di investimento
Come noto, il 2023 si è aperto con un refrain: “back to bond”. “Siamo persuasi che se l’inflazione e i tassi scenderanno vedremo un recupero che potrà contribuire al ritorno dell’investimento obbligazionario sia nella componente breve che lunga”, dice Toschi. Da ogni punto la si guardi però, rimane un tema legato alla qualità dei bond e non solo. Obbligazioni sì ma con la dovuta cautela. “Dunque, oltre ai governativi si tratta anche dell’investment grade (con una componente più di qualità sotto al profilo della solidità dei bilanci e del cash flow, quelle società quindi che affrontano meglio le oscillazioni di mercato), ci si attende un buon andamento anche dell’HY, anche se maggiormente rischiose”, prosegue l'esperta.
Per quanto riguarda l’azionario, anche in questo caso a fare la differenza sarà la qualità. La professionista suggerisce un’esposizione improntata a catturare quegli elementi di resilienza che si trovano sui mercati. Guardando, ad esempio alla direzione degli utili, ancora piuttosto scorsi a eccezione della zona euro. “Le valutazioni sono salite ma non sono ai livelli estremi di fine 2022, e risentono del rally dei primi 10 titoli dell’indice S&P 500”, sottolinea Toschi. Al netto della panoramica fatta, questo è il tempo per rimanere neutrali sia in termini geografici che nello stile value/growth, dove al momento c’è un sostanziale bilanciamento.
Infine, la market strategist conclude passando in rassegna i grandi temi che plasmeranno il volto dei mercato globali nei prossimi 10-15 anni. Si tratta della sostenibilità, transizione energetica. E a livello di investimento, tematiche di lungo termine che aiutano a superare fasi di incertezza come la Cina, larg cap eurozona e il Giappone.
“Questo è un momento per ampliare l’orizzonte, con strategie di investimento meno tradizionali come le infrastrutture. Proponiamo delle strategie disciplinate che puntino al lungo termine, con l’elemento cardine della diversificazione a protezione. Fino allo scorso anno sembrava non esserci più alternativa all’equity (TINA), oggi non è così, c’è un’intera gamma a disposizione, sempre però alla ricerca di decorrelazione e diversificazione”, chiosa Toschi.