Trasparenza batte scandali nella comunicazione ESG

ESG maggio
ESG maggio

Siamo in un momento in cui l'SRI sta guadagnando terreno e l'uso dei criteri ESG nella creazione di portafogli si sta normalizzando. Negli ultimi anni, infatti, gli investimenti attenti alle questioni ambientali, sociali e di governance hanno rappresentato una fonte di enorme crescita per il settore dell'asset management. Presto, però, potrebbero diventare una fonte di grossi problemi. Gli addetti ai lavori iniziano a temere che alcune descrizioni ESG all’interno dei documenti dei fondi o nelle comunicazioni di marketing eccessivamente ottimistiche o fuorvianti potrebbero innescare uno scandalo di vendite improprie simile, per fare un esempio, al Dieselgate. 

Le accuse di greenwashing nel mondo degli investimenti sostenibili sono presenti da tempo, ma due recenti casi di alto profilo hanno alzato il rischio. Per il gestore patrimoniale tedesco DWS è in corso un'indagine volta a stabilire se non è stata del tutto trasparente con i propri clienti circa le proprie politiche di investimento sostenibile. E Tariq Fancy, ex chief investment officer globale per gli investimenti sostenibili di BlackRock, ha denunciato la mancata chiarezza di molte informazioni ESG. Fancy sostiene inoltre che le istituzioni finanziarie hanno un’ovvia motivazione a spingere per i prodotti ESG, dato che questi hanno commissioni più alte. 

Alcuni scandali recenti hanno quindi minato la fiducia dei risparmiatori nei confronti di alcune società, che hanno diffuso informazioni non veritiere sui propri modelli e criteri di sostenibilità. È importante comunicare ai clienti l'integrazione del processo di screening ESG all'interno dei propri prodotti? Come farlo nel modo più efficace? Lo abbiamo chiesto ai partecipanti della seconda tavola rotonda targata Insights ESG.

Un processo decisionale informato per l’ESG

La sostenibilità è una questione seria “Siamo convinti che prendere in considerazione in modo sistematico i rischi e i fattori ESG possa portare a risultati migliori, grazie a un processo decisionale più informato”, spiega Tommaso De Giuseppe, partner, head of Sales Italy di BlueBay AM. “Di conseguenza abbiamo un approccio aziendale che applica l’analisi ESG come standard e che fa leva sia sulle informazioni aziendali pubbliche, sia su fonti terze. In più, intratteniamo un’attività di engagement bilaterale con gli emittenti. Questo approccio qualitativo non è esente dal giudizio soggettivo, ma è proprio qui che crediamo di poter scovare le differenze tra ciò che le società dichiarano e ciò che fanno realmente”, sottolinea il manager aggiungendo che: “Così come ci aspettiamo che le aziende rendano noti i loro impegni ESG e le prove che stanno raggiungendo i risultati dichiarati, siamo consapevoli che anche gli investitori debbano essere trasparenti circa le loro pratiche di investimento ESG. Ciò promuove la responsabilità di tutte le parti. In BlueBay pubblichiamo una vasta reportistica tramite diversi canali, come il sito, i report pubblici sugli investimenti ESG, gli articoli ESG e partecipiamo a eventi esterni per condividere insight e view. Cerchiamo di essere corretti nella disclosure, assicurando report puntuali e rilevanti sui rischi e gli impatti ESG. Integrare la dimensione ESG è un percorso, che include processi ripetitivi e dei continui miglioramenti. Anche i progressi di altri stakeholder ci permettono di comunicare meglio i nostri sforzi. Ad esempio, una disclosure migliore da parte degli emittenti, metodologie più robuste da parte dei provider di informazioni ESG che ci aiutino a evidenziare il profilo ESG dei titoli che deteniamo; o ancora, standard armonizzati di reportistica ESG e framework globali che garantiscano consistenza e un benchmark ESG migliore”.

Il diritto di essere cinici sul greenwashing

Per Angelo Natale, director Distribution Italy di Federated Hermes, gli investitori “hanno il diritto di essere cinici sul greenwashing. Sicuramente lo scrutinio crescente dei regolatori sugli asset manager dimostra che si tratta di un problema serio, che deve essere affrontato”. Secondo l’esperto “non vuol dire che allora le strategie ESG non siano valide, il maggiore controllo rende solo chiaro che ci siano ancora degli ostacoli che l'industria deve superare.

Angelo Natale Federated Hermes
Angelo Natale, Federated Hermes

Credo che tra i problemi da risolvere vi sia la mancanza di definizioni chiare: ESG è un termine ancora abbastanza generico, che comprende diversi approcci e strategie anche opposte”. La mancanza di trasparenza e di consenso per definire cosa è ESG “può creare delle false aspettative anche in termini di performance. Ritengo che un gestore debba essere responsabile e trasparente, indicando qual è il proprio approccio e mostrando i risultati ottenuti di volta in volta. Le nuove regolamentazioni aiuteranno tantissimo il settore a iniziare a affrontare le problematiche emerse. I futuri momenti di disclosure saranno un importante passo avanti per avere maggiore trasparenza”, conclude Natale.

L’attore ESG rispetta i valori della sostenibilità

Comunicare in modo corretto è importante. “Non esistono aziende sostenibili, esistono aziende più sostenibili. È un concetto relativo e spesso si tratta di sfumature sulle quali bisogna lavorare”, chiarisce Antonio Forte, international sales director Italy di Liontrust. “L’attore sostenibile è colui che è attratto non solo dal guadagno, ma che rispetta anche le risorse riassumibili nell'acronimo ESG. Ormai credo che questa definizione sia stata accettata in tutta Europa: siamo nel mercato più evoluto del mondo per quanto riguarda l'ESG.

Antonio Forte Liontrust
Antonio Forte, Liontrust

Gli scandali degli ultimi anni, a mio avviso, sono la prova del successo delle iniziative ESG. Gli scandali arrivano quando un trend è in atto e quando forse qualcuno non è in grado di stare al passo coi tempi”, sottolinea Forte. Secondo il manager “gli standard ESG diventano sempre più complessi da ottenere, ma rappresentano un'opportunità per coloro che fanno bene ESG per fare sempre meglio. Gestire prodotti ESG diventa sempre più complesso, bisogna avere tanta esperienza e investimenti e soprattutto commitment. Inoltre nel futuro questa necessità diventerà ancora più complessa vista la mole di dati, per cui sono importanti gli investimenti realizzati su questa parte”. 

Scandali ESG? La prova del consolidamento della sostenibilità

Le scosse al sistema finanziario date dagli ultimi scandali nel mondo della sostenibilità possono anche essere osservati da un altro punto di vista. “Gli scandali sono la prova del consolidamento del processo, qualcosa di fisiologico che lo mette alla prova permettendo di ripartire in modo più forte e sicuro. Si tratta di spiegare i processi che portano alla sostenibilità ma anche di contenere il rischio di informazioni diffuse in modo errato o incompleto”, commenta Matthieu David, Head of Italian Branch di CANDRIAM. “Credo che la combinazione tra i processi di investimento, l'integrazione dei criteri ESG e la comunicazione sia assolutamente vincente.

Matthieu David CANDRIAM
Matthieu David, CANDRIAM

Noi puntiamo a due fattori per i processi: l'analisi del business delle società per cercare di capire se la loro mission sia in linea con i grandi trend della sostenibilità e l'analisi dei portatori di interesse, degli stakeholder. Non è più opportuno guardare solo agli interessi degli azionisti, ma bisogna guardare anche all'interesse di altri attori, clienti, investitori, la comunità nella quale si inserisce l'azienda ecc”, evidenzia David secondo cui “raggiungendo un equilibrio tra questi portatori di interessi e avendo un business orientato ai trend della sostenibilità si ha una posizione di forza. La parte informativa della comunicazione è importante, non possiamo immaginare di avere un mercato che sia sereno nelle fasi di crisi di fronte alla bontà delle scelte fatte in materia di sostenibilità se non ha compreso bene di che si tratta. Quindi tutte le iniziative di formazione e le partnership universitarie che Candriam organizza accanto alle consuete attività di engagement e di reportistica extra finanziaria sono fondamentali. Consolidano le scelte e le rendono più durature nel tempo, a prescindere dal contesto”.

Parola d’ordine: fare chiarezza con gli investitori 


“Occorre fare più educazione con gli investitori sull'ESG a quali sono i diversi approcci e cosa significa ciascuno di essi, in modo che capiscano in cosa stanno investendo e se questo si allinea con i loro valori”, sostiene Frank Di Crocco, Head of Banks and Wealth Management di Invesco. “Ci dovrebbe essere maggiore trasparenza da parte dei gestori di fondi. L'SFDR e la tassonomia dell'UE stanno cercando di affrontare questo problema con una maggiore divulgazione e definizioni rigorose. La nostra convinzione fondamentale è che gli investimenti ESG siano una parte essenziale della nostra offerta per un futuro sostenibile”, aggiunge Di Crocco.

Frank Di Crocco Invesco ok
Frank Di Crocco, Invesco

“Il nostro obiettivo è integrare l'ESG nel cuore del nostro processo d'investimento, con i nostri team che prendono decisioni ogni giorno su come gestire questa integrazione e su come utilizzare la nostra leva in aree importanti come il coinvolgimento dei clienti e il voto per delega. Attualmente stiamo integrando ESG per circa l'83% delle nostre strategie, con l'obiettivo di integrare il 100% entro il 2023. Ecco perché per noi è fondamentale condividere con i nostri clienti i progressi che abbiamo fatto come industria in questo spazio e impegnarci con loro”, conclude il manager. 

Marcello Matranga
Marcello Matranga, Robeco

"Non è mai difendibile chi altera dati o dichiara falsità rispetto di propri dati relativi alla sostenibilità, ma occorre fare dei distinguo rispetto a casi in cui possiamo avere una nebulosa ramificata dettata dal fatto che oggi non ci siano degli standard ben definiti", evidenzia Marcello Matranga, country head di Robeco Italia. Per Matranga "in passato poteva essere sufficiente dichiarare di occuparsi di investimenti sostenibili, dopodiché non vi era una disclosure concreta rispetto ai criteri di investimento, oggi la situazione è cambiata, esistono criteri specifici per amplificare i temi di divulgazione di dati e di reportistica. È un tema su cui tutti si stanno misurando, credo ci sia largamente buonafede nell'industria: tutti si stanno affannando a cercare di rappresentare in una maniera più intellettualmente onesta i propri processi". Il manager ricorda: "Osserviamo che c'è anche una buona disponibilità da parte di molti asset manager a consorziarsi e dialogare attivamente. Questa infatti non è una rivoluzione che spetterà individualmente a ciascuno di noi per cercare di accaparrarci quote di mercato più o meno rilevanti, ma un movimento che nasce e deve passare attraverso una collettivizzazione dello sforzo. Se non lo si fa in questa maniera non si hanno le competenze per cercare di onorare l'impegno a cui ovviamente la comunità scientifica ci ha messo di fronte: creare un indotto di investimenti che permetta di rispettare i temi di sostenibilità. Da questo punto di vista siamo molto ottimisti e siamo in prima linea nel voler raccogliere più collaborazioni possibili a livello sia di fabbricazione prodotti sia di dialogo con i nostri clienti/investitori".