Tre indicatori che mostrano la diminuzione delle pressioni sulla catena di fornitura globale

Porto, catene di fornitura, container
Dominik Luckmann, foto concessa (Unsplash)

La pandemia ha creato forti problematiche alle aziende che dipendono dalle catene di approvvigionamento globali, che si sono dimostrate fragili di fronte a un'interruzione senza precedenti. A queste criticità si sono aggiunte le ripercussioni del blocco del Canale di Suez nel marzo 2021 e l'attuazione da parte della Cina della rigida politica di zero contagi per contenere il Covid. Lo scoppio del conflitto in Ucraina lo scorso febbraio ha ulteriormente complicato le cose. I costi delle materie prime sono schizzati alle stelle e all'elenco dei problemi che le aziende devono affrontare si è aggiunta la necessità di ripensare i business tenendo conto delle sanzioni alla Russia. Di fronte a tali perturbazioni durature, nonché al crescente protezionismo e all'inflazione salariale, molte aziende hanno adottato misure per ripensare le proprie catene di fornitura, dando il via a misure di onshoring.  

Tuttavia, dei dati recenti provenienti da diverse fonti chiave suggeriscono che, sebbene i guai non siano completamente finiti, le cose si stanno muovendo nella giusta direzione. A spiegarlo Martin Todd, gestore di Federated Hermes, secondo cui ci sono segnali incoraggianti di ripresa sul versante delle catene di approvvigionamento. In particolare, l’esperto mette in luce tre indicatori.

Stress sulla supply chain globale in calo

L'indice di pressione della catena di approvvigionamento globali (GSCPI) della Federal Reserve Bank di New York integra i dati sui costi di trasporto con gli indicatori di produzione del settore manifatturiero, così come le componenti relative alla supply chain derivanti dalle indagini del Purchasing Managers' Index (PMI) delle principali economie mondiali. Ciò fornisce un utile indicatore del livello relativo di stress nelle catene di approvvigionamento nel tempo."Come illustra il grafico, sebbene le pressioni rimangano significativamente elevate, sono generalmente in calo dalla fine del 2021", sottolinea l'esperto.

Indice di pressione della catena di fornitura globale (GSCPI) della Federal Reserve Bank di New York, 2012-2022

Fonte: Bloomberg, dati al 31 luglio 2022.

Scende il prezzo dei container

Un'altra fonte di dati su cui Todd fa affidamento è l'FBX Global Container Index, che fa parte di una serie di indici prodotti da Freightos e Baltic Exchange. L’indice traccia il prezzo medio ponderato dei container su 12 rotte regionali. "Il grafico illustra come i tassi siano aumentati rapidamente durante l'estate del 2021, in seguito alla distribuzione del vaccino e alla conseguente riapertura economica. Sebbene siano ancora superiori ai livelli pre-pandemia, sono diminuiti notevolmente da marzo, indicando che lo squilibrio tra domanda e offerta sta iniziando a correggersi", spiega il manager.

Indice globale dei container FBX, agosto 2017 - maggio 2022

Fonte: Bloomberg, dati al 7 agosto 2022.

Congestione dei porti

Un altro segnale incoraggiante per la logistica è la diminuzione della congestione nei principali porti. "Al culmine dei problemi, nel gennaio 2022, l'arretrato di navi portacontainer in partenza dal porto di Los Angeles ha raggiunto la cifra record di 109 imbarcazioni, con un tempo medio di attesa di 18-24 giorni per l'attracco. Il 29 agosto 2022 c'erano solo otto navi in coda".

Nel frattempo, nel Regno Unito, la potenziale interruzione della catena di approvvigionamento è stata recentemente oggetto di notizie a causa di uno sciopero di otto giorni a Felixstowe, che gestisce quasi la metà del traffico container del Paese. "Tuttavia, sia la British Ports Authority che la British International Freight Association hanno minimizzato la possibilità di gravi ripercussioni, sottolineando la migliore resilienza della catena di approvvigionamento e la capacità disponibile altrove", conclude l’esperto.