Troppi dati e poca comunicazione tra sistemi

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Giorgio Fata

Il principale aiuto che lo sviluppo della tecnologia può dare al settore dell’asset management è quello di favorire l’integrazione tra sistemi e diverse aree di business, che ad oggi ancora non comunicano tra loro. In occasione della tavola rotonda sulla gestione operativa del front office abbiamo parlato del livello di automatizzazione dei processi e di come, ad oggi, ancora non si riesca a trovare un’unica piattaforma in grado di mettere insieme, in maniera univoca, i dati utili. Ecco cosa ne pensano quattro professionisti del settore del risparmio gestito.

Troppi dati da gestire

Carmelo Lauro, sales manager di SimCorp sostiene che “con una maggiore disponibilità di dati è necessario attrezzarsi a livello tecnologico per saperli gestire. Quello che vediamo sul mercato è una forte propensione alla standardizzazione. Spesso si parte da dati anche ridondanti, a cui è necessario applicare un filtro ai sistemi ed occorre capire da quale fonte attingere. Lato front office esistono sistemi automatici per il controllo dei limiti di compliance, di order management, di execution automatica che snelliscono il processo e abbassano i rischi operativi. La standardizzazione però deve essere applicata anche alle altre funzioni di business nel ciclo degli investimenti.”

D’altro canto Michelangelo Gigante, responsabile Trading Desk di Eurizon Capital SGR, ha così commentato: “il livello di automatizzazione oggi è elevato, i sistemi di gestione dei prodotti (controllo dei limiti ed implementazione) comunicano con quelli di order management ed execution, e questi a loro volta dialogano con le piattaforme di accesso al mercato. Esistono però ancora spazi di efficientamento legati soprattutto al fatto che la MiFID ha contribuito ad aumentare le fonti di liquidità nei vari mercati o presso i vari operatori: quindi abbiamo più informazioni ed opportunità di trading che in passato e la sfida è gestire questa complessità informativa in maniera efficiente”.

Per Maurizio Sansone, responsabile Fondi e Titoli di BCC Risparmio&Previdenza “è cambiata la microstruttura del mercato. Negli ultimi anni c’è stata la proliferazione di una serie di strategie con regole di investimento automatiche, a cui si aggiunge poi la larga fetta degli ETF, che hanno portato a profondi cambiamenti del contesto in cui gli operatori di mercato devono muoversi. Soprattutto, in questi anni è di molto aumentata la complessità del contesto economico e istituzionale, per cui rimane cruciale la capacità del team di gestione di mettere insieme tutte le informazioni al fine di individuare gli sviluppi futuri. Nel caso dell’execution, invece, la priorità è la fluidità e la velocità nell’implementazione, e qui la tecnologia può aiutare maggiormente”.

“Oggi sono due le priorità di gestione – anche operativa – di un sistema di front office: disporre di un modello interpretativo dei dati e velocità di implementazione, delle idee di investimento, dell’utilizzo di nuovi strumenti finanziari e di lancio di nuovi prodotti. L’abbondanza di dati disponibili non ha reso più facile la vita degli investitori. Al contrario, l’analisi degli investimenti in un mondo sovraccarico di informazioni richiede una più elevata capacità di analisi dei dati tramite un modello interpretativo e conoscitivo. È indubbio che l’automatizzazione determina un aumento di efficienza di ogni modello operativo, ma si tratta ormai di una condizione necessaria e non più sufficiente per il successo. La nuova sfida non è soltanto rendere i processi efficienti per ridurre i costi, ma piuttosto puntare sulla loro capacità di supportare la crescita per essere sempre più veloci nello sfruttare le nuove possibilità che offre il mercato, sia in termini di asset class che di strumenti finanziari per accedervi. Detto in altri termini, all’aumentare della disponibilità dei dati occorre investire sempre di più nella ricerca per sviluppare nuovi motori di performance, e su questo punto, più che sul tema della riduzione dei costi, ritengo ci sia ancora spazio di differenziazione tra asset manager più efficienti e meno efficienti”, conclude Francesco Betti, responsabile Operations di Anima SGR.

Unificazione delle piattorme, è davvero possibile?

Esistono ancora molte linee di business che vengono escluse da una standardizzazione a 360 gradi dei processi. Le motivazioni sono differenti, ad ogni modo la necessità delle sgr è sempre maggiore.

Maurizio Sansone ha dichiarato che “la relazione tra front office e back office è già in essere da circa 4 anni ed ha garantito un notevole efficientamento operativo. Ancora migliorabile è l’integrazione con il risk management, ma i flussi di scambio sono già elevatissimi”.

“L’armonizzazione dei dati in un unico sistema può limitare eventuali errori operativi a favore dell’efficienza e permette di controllare procedure diverse che sono state elaborate su software differenti. Alcune funzioni specifiche possono anche essere esternalizzate. Ora molte società infatti tendono a mettere in outsoursing intere aree di business che non sono attività core per gli asset manager”, aggiunge Carmelo Lauro.

Secondo Michelangelo Gigante “ad oggi non esiste un unico provider in grado di gestire tutte le fasi del processo di investimento, dobbiamo far dialogare tra loro almeno cinque sistemi diversi con tutte le complessità del caso”.

Per Francesco Betti il tema dell’unificazione dei processi è strettamente legato alle esigenze di rapidità ed efficienza nonché al tema dei costi, a maggior ragione quando le dimensioni dell’azienda crescono. “Riconciliare i dati è costoso, e lo è anche scaricarli in maniera ridondante. Diviene quindi essenziale per gli asset manager dotarsi di uno strato intermedio nell’architettura aziendale che funga per così dire da ‘cuscinetto’ in grado di rendere indipendenti i sistemi di front end dalla pluralità di provider utilizzati e soprattutto dalle loro eventuali modifiche. In questo senso, ridurre il numero dei provider può essere un modo per ridurre anche i rischi operativi. Inoltre, il time to market sempre più veloce richiede un modello operativo agile, non ci deve essere nessun granello di sabbia negli ingranaggi, e tutto deve funzionare in maniera perfettamente sincronizzata”.