In Europa il dato ad agosto ha fatto segnare un 9,1% rispetto al dato di luglio pari all'8,9 per cento. Occhi puntati sulle mosse di politica monetaria della Banca centrale europea che verranno svelate il prossimo 8 settembre.
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Un record dopo l'altro ma non si tratta di una buona notizia. È il dato sull'inflazione relativo all'eurozona (e non solo) che sorprende al rialzo facendo segnare un 9,1% ad agosto rispetto al dato di luglio pari all'8,9% per cento. Spacchettando il dato si noterà che, come ampiamente previsto, a pesare di più in questa fase sono i beni energetici (+38,3% a/a contro il +39,6% a/a nel mese di luglio) e prodotti alimentari che rappresentano circa i due terzi dell'inflazione complessiva.
"Poiché i prezzi dei future del gas sono aumentati significativamente negli ultimi mesi, l'inflazione complessiva dell'area dell'euro rimarrà in una tendenza al rialzo nel breve termine e probabilmente raggiungerà un picco di circa il 10% nel quarto trimestre. La volatilità dei prezzi del gas (che si ripercuote anche sui prezzi dell'elettricità) influenzerà l'esatta tempistica e l'entità del picco di inflazione" spiega nella sua analisi Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes.
Guardando in prospettiva, l'inflazione dovrebbe scendere rapidamente nel 2023, "in particolare nella seconda metà dell'anno, poiché la stabilizzazione dei prezzi dell'energia (e i relativi effetti base), l'allentamento dei vincoli dell'offerta globale e, soprattutto, un forte rallentamento della domanda dovrebbero fornire pressioni al ribasso. Vale la pena sottolineare che la zona euro entrerà probabilmente in recessione nella seconda metà di quest'anno, a causa dell'aggravarsi della crisi energetica" prosegue Dall'Angelo.
Per gli investitori che devono aggiustare il proprio portafoglio in vista dell’autunno, diventa sempre più urgente e cruciale basare le proprie scelte d’investimento sulla qualità delle aziende in portafoglio. "Fondamentali solidi, valutazioni interessanti, capacità di generazione di cassa, modelli di business stabili e basso indebitamento sono caratteristiche-chiave che ci guidano nella selezione degli attivi e rappresentano la miglior difesa del portafoglio quando il contesto di mercato diventa più intricato" mette in guardia Luca Vallarino, responsabile Ufficio Trading Desk di IMPact SGR.
Quando si guarda al dato dell'inflazione però è doveroso un distinguo tra breve e lungo periodo. "Diversi trend strutturali (transizione energetica, politiche fiscali, cambiamenti demografici, rilocalizzazione della produzione dall’Asia all’Europa) fanno presupporre un aumento delle pressioni inflazionistiche nei prossimi anni. Dall’altro, i cicli inflazionistici a più breve termine, con fasi di accelerazione e decelerazione, persisteranno, anche se il tasso d’inflazione rimarrà generalmente più elevato" sottolinea Gergely Majoros, membro dell’Investment Committee di Carmignac. Dall'altra parte invece, nel breve periodo, "il quasi totale embargo del gas e la siccità porteranno a una pressione sostenuta sui prezzi dell’energia e dei generi alimentari".
Nel frattempo i listini a livello globale manifestano incertezza e timori, virando in territorio negativo. Come ricorda Federico Vetrella, Market strategist di IG Italia "i mercati azionari europei stanno soffrendo particolarmente questo momento di incertezza macroeconomica non solo per le pressioni inflazionistiche elevate ma anche a causa della crisi energetica che sta deteriorando i fondamentali delle principali economie del Vecchio Continente". E in questo senso, secondo l'esperto inoltre la crescita dei prezzi al consumo non fa altro che peggiorare l’outlook futuro di breve/medio periodo.
La palla passa alla Bce
A osservare molto attentamente l'outlook di breve e medio periodo in questa fase è la Bce. C'è attesa infatti per giovedì prossimo, 8 settembre, con il primo meeting di politica monetaria dopo la breve pausa estiva. Secondo l'esperta di Federated Hermes, queso rapporto sull'inflazione rafforza l'ipotesi di un rialzo dei tassi di 75 punti base (rispetto ai 50 pb), anche se l'entità della mossa dipenderà in ultima analisi dal tono delle previsioni aggiornate dello staff. "È probabile che queste ultime mostrino un ulteriore deterioramento del quadro di crescita-inflazione nel breve termine, creando un grave dilemma politico per la Bce. "È probabile che la Bce anticipi alcuni rialzi dei tassi nelle prossime due riunioni e faccia una pausa verso la fine dell'anno, man mano che i danni all'economia derivanti dalla crisi energetica in corso diventano più evidenti".
Inoltre, secondo l'analisi di Vallarino la Bce sarà obbligata a operare per salvaguardare la stabilità dei prezzi in un complesso trade-off tra una vigorosa e tempestiva azione restrittiva e la salvaguardia della fragile ripresa economica a seguito del biennio pandemico. "L’azione della Banca centrale si muove in un contesto caratterizzato da scarsa visibilità e cauta analisi degli sviluppi del contesto finanziario. La rimozione della forward guidance e la dichiarazione di modulare la propria politica a seconda dei dati economici che verranno man mano diffusi indicano che la situazione è continuo divenire e la rotta dell’azione monetaria non è stata del tutto tracciata" commenta l'esperto.
Si dice d'accordo anche l'esperto di Carmignac il quale ritiene che "sia troppo presto per anticipare una politica meno aggressiva. Esiste persino una significativa probabilità riguardo a un cambiamento di strategia che porti a un’accelerazione del ritmo degli aumenti dei tassi di interesse nelle prossime riunioni, fino a 75 punti base per volta". La spiegazione di questa scelta, secondo Majoros sarebbe la volontà di raggiungere più rapidamente il territorio restrittivo per i tassi, "dato potrebbe essere molto più difficile alzare i tassi nel 2023 a causa del contesto potenzialmente recessivo, della fine del periodo di picco dell’inflazione in Europa e della potenziale fase di sospensione della Fed".
Italia, aspettando le elezioni
A destare preoccupazione anche il dato relativo all'inflazione in Italia che vola all'8,4%, un dato mai così alta da 36 anni. Non solo. Il Paese è in piena campagna elettorale e si avvicina a grandi passi verso il 25 settembre, giornata in cui gli italiani saranno chiamati alle urne. "Le conseguenze delle elezioni italiane di fine settembre potrebbero causare un certo stress nelle obbligazioni periferiche europee, mettendo in discussione la credibilità dello strumento di protezione della trasmissione della Bce. Nel complesso, è probabile che la normalizzazione della politica monetaria della Bce proceda con cautela. La dipendenza dai dati, l'opzionalità e la flessibilità informeranno il processo in corso, in un contesto di elevata incertezza e rischi pronunciati" conclude Dall'Angelo.