Un 2018 da dimenticare (per gestori e investitori)

Inversor
foto: autor Artemuestra,, Flickr, creative commons

Perfino il più grande asset manager al mondo soffre. E non poco. BlackRock ha chiuso il quarto trimestre 2018 con asset under management per 5.980 miliardi, in calo da 6.440 miliardi del precedente trimestre. E ha registrato un calo del 60% negli utili trimestrali rispetto a un anno fa. Come a dire, il risparmio gestito va male. Ovunque. Dopo il crollo dello scorso ottobre, l'industria europea dei fondi comuni continua a cedere chiudendo il mese di novembre con un saldo netto tra sottoscrizioni e riscatti in negativo per 31,9 miliardi di euro che porta il dato della raccolta netta totale da inizio anno a scendere a 21,9 miliardi di euro. Lo dice l'analisi mensile sui flussi di Broadridge, che segnala come tutte le tipologie di fondi abbiano registrato una raccolta netta negativa lo scorso novembre: in rosso i fondi obbligazionari (-15,9 miliardi), i fondi azionari (-4,1 miliardi), i multi-asset (-8,3 miliardi). Complessivamente, fino a novembre appunto, il 2018 in Europa ha visto deflussi pari a circa 52 miliardi di euro. I fondi a gestione attiva incassano perciò l'undicesimo mese consecutivo con un saldo negativo. 

Nell’ultimo bollettino di Consob, i dati italiani in merito alle società quotate e l'intermediazione finanziaria si fermano al semestre. E non sono per niente positivi. A fine giugno il controvalore degli strumenti finanziari detenuti presso intermediari italiani a fronte della prestazione di servizi di investimento e di gestione del risparmio risultava diminuito del 3,1% rispetto al dato di fine 2017. Anche i volumi di attività relativi alla prestazione di servizi di investimento sono complessivamente diminuiti nel primo semestre del 2018 (collocamento di strumenti finanziari -12,8% mentre il collocamento di prodotti assicurativi ha fatto registrare un forte calo (-41,7%), dovuto alla flessione dei premi relativi alla distribuzione di polizze unit linked (-50,6%). A fine giugno, il patrimonio gestito risultava in leggera flessione rispetto alla fine del 2017 (-1,8%), per effetto del calo del patrimonio riferibile a OICR aperti di diritto italiano (-1,4%) e alle gestioni patrimoniali su base individuale istituite in Italia (-2,4%), pur a fronte dell'aumento del patrimonio riferibile a fondi chiusi di diritto italiano (+4,6%) e a fondi pensione e altre forme pensionistiche istituiti in Italia da società diverse da imprese di assicurazione (+0,3%). In leggera riduzione il patrimonio di OICR aperti esteri detenuti in Italia (-1,7%).

Se le cifre definitive di Assogestioni lo confermeranno, com’è probabile, il mercato italiano farà segnare il dato peggiore dal 2013, mentre il patrimonio gestito potrebbe ridursi per la prima volta dal 2011. A crescere, o quantomeno a non diminuire, sono invece le commissioni caricate sui fondi: una circostanza che non farà certo piacere ai clienti che hanno visto invece erodere i propri risparmi da dodici mesi di magre performance, e che con MiFID II saranno ancora più consapevoli dei costi sostenuti. Nei giorni scorsi lallarme era arrivato da Esma, secondo cui il prezzo dei prodotti in Italia è superiore alla media europea e soprattutto incide maggiormente sulle performance finali. L’autorithy europea indicava alcune ‘caratteristiche’ tutte italiane: la struttura commissionale, il quadro normativo, la struttura del mercato e naturalmente anche i canali di distribuzione (le retrocessioni rappresentano il 70% dei costi considerati).

Probabilmente dunque, se il 2018 potrebbe passare alla storia come il primo anno dal 2011 in cui il valore complessivo all’interno dell’industria italiana subisce una contrazione, il 2019 potrebbe invece essere davvero l’anno del cambiamento in termini di reti, consulenza e asset manager.