Una view sulle valute emergenti nel 2017

Yeshwanth Rao, Flickr, Creative Commons
Yeshwanth Rao, Flickr, Creative Commons

Nonostante lo scenario di incertezza politica globale che ha caratterizzato il 2016, gli asset dei mercati emergenti hanno mostrato una tenuta sorprendente rispetto agli eventi globali. Le valutazioni di partenza all’inizio dell’anno, sia in termini di spread del credito che di valute, scontavano una discreta quantità di notizie negative, e questo ha consentito all’asset class di attraversare l’anno relativamente bene.

Il ritorno degli afflussi negli attivi dell’area emergente in seguito alla vittoria del ¨leave¨ al referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e la ripresa dei prezzi delle materie prime, hanno contribuito alla contrazione degli spread. I mercati emergenti offrono tassi di interesse reali alti e tassi nominali più elevati rispetto ai mercati sviluppati. Il trend positivo che ha caratterizzato i mercati emergenti nel 2016 dovrebbe continuare anche nel 2017 e alcuni fattori contribuiranno ad alimentare il differenziale di crescita e di performance tra Paesi emergenti e sviluppati, in particolare l’accelerazione della crescita globale che sarà trainata dagli Stati Uniti, la stabilizzazione del soft-landing cinese, il superamento della recessione da parte del Brasile e la moderata ripresa della Russia. Le prospettive positive per i mercati emergenti sono dovute anche ad un miglioramento dei fondamentali, all’apprezzamento delle valute locali e da politiche monetarie più espansive. Nel 2017 le valute emergenti registreranno performance contrastanti ma la volatilità sarà in media più bassa rispetto al 2016.

Entrando più nel dettaglio, gli esperti di Candriam Investors Group hanno analizzano l’andamento delle valute emergenti nel 2016 e le prospettive per il 2017. La società di asset management detiene una posizione positiva sulle valute dei Paesi dell'Europa centrale e orientale come il fiorino ungherese, lo zloty polacco e il leu rumeno (HUF, PLN, RON). Queste 3 valute sono caratterizzate da solidi fondamentali a lungo termine, livelli di indebitamento e dinamiche di sviluppo favorevoli e dinamiche di crescita supportate dalla ripresa dell'Eurozona.

La società ha una posizione negativa sulla rupia indonesiana (IDR), il baht thailandese (THB), la lira turca (TRY) e il rand sudafricano (ZAR). La rupia indonesiana presenta una valutazione eccessiva nonostante la crescita stabile e l’indebitamento limitato. La posizione negativa verso entrambe le valute è dovuta alla loro esposizione al rallentamento strutturale della Cina e per il possibile impatto delle politiche protezionistiche statunitensi sugli esportatori manifatturieri asiatici a basso costo. La lira turca (TRY) mostra il livello di vulnerabilità esterna maggiore di tutte le valute dei mercati emergenti, poiché il finanziamento del deficit della bilancia commerciale continua a dipendere dai flussi di portafoglio a breve termine. Sul medio termine la crescita mostra ancora una certa accelerazione, ma l'elevata incertezza politica a livello nazionale e regionale ostacolerà in maniera sostanziale la ripresa. Per quanto riguarda il rand sudafricano, il Sudafrica non ha ancora adottato le riforme strutturali necessarie per combattere la povertà e incrementare la produttività. La sua bilancia commerciale non ha riportato un miglioramento sostanziale, nonostante il deprezzamento significativo del tasso di cambio registrato negli ultimi tre anni, mentre la crescita resta timida.

Candriam adotta una posizione neutra verso le valute di Paesi esportatori legati alle materie prime, che sono caratterizzate da valutazioni molto interessanti, come il peso messicano (MXN) e il ringgit della Malesia (MYR), il peso filippino (PHP) e il peso colombiano (COP). Nonostante il deprezzamento sostanziale del peso messicano a seguito della vittoria di Donald Trump, la società di asset management mantiene una posizione neutra sul MXN al fine di ricercare opportunità per scambiare la valuta tatticamente. Nonostante i problemi di sviluppo a lungo termine, gli esperti hanno una propensione neutra verso il rublo russo (RUB) e il real brasiliano (BRL) in quanto si tratta dei due Paesi con i fondamentali esterni più forti, vantano un'elevata copertura di riserve valutarie e una bilancia di base positiva (partite correnti e investimenti diretti provenienti dall’estero), nonostante la fine imminente del superciclo delle materie prime.