Update sul fondo Emerging Stars Equity di Nordea AM

Pierre-Henri-Cloarec Notizia
Pierre-Henri-Cloarec, immagine concessa (Nordea AM)

La crisi di Evergrande e la recente stretta normativa di Pechino sul settore del tech hanno aperto una fase di incertezza per il mercato cinese, che desta ancor maggior preoccupazione per il rallentamento registrato dall’economia del Dragone. Ma sul lungo periodo secondo Pierre-Henri Cloarec, co-portfolio manager dell’Emerging Stars Equity Fund, prodotto che ha ottenuto il Marchio FundsPeople 2021 con il rating (C) Consistente, il potenziale del colosso asiatico e delle sue aziende della “new economy” resta intatto. “Non siamo investiti in Evergrande, ma il caso del colosso immobiliare è interessante perché mette in luce gli eccessi di una fase passata dello sviluppo economico in Cina, guidato da aziende che volevano mostrare la loro grandezza anche a discapito dei rischi, facendo un uso smodato della leva finanziaria e espandendosi in settori anche distanti dal core-business. Ma la nuova agenda del Partito, che si pone l’obiettivo della prosperità comune, va nella direzione opposta privilegiando aziende meno indebitate e più fedeli al loro core-business”, spiega il gestore di Nordea AM. Chi ben conosce la Cina secondo Pierre-Henri Cloarec sa della volontà del Governo centrale di tenere il controllo sul settore privato e che il rischio regolatorio è da tenere sempre in considerazione e che ciclicamente si può ripresentare. E proprio a partire da questa consapevolezza, la fase di turbolenza attuale può rappresentare l’occasione di consolidare delle posizioni su scommesse di lungo periodo, che in prospettiva futura possono regalare nuove soddisfazioni agli investitori. È il caso di Tencent e Alibaba, che sono tra le holdings più importati del fondo, tra le prime cinque posizioni per peso in portafoglio. Nonostante gli inasprimenti normativi, l’esperto di Nordea AM ha una view ottimistica sul potenziale di lungo termine di queste aziende. “Evergrande è una situazione critica da tempo, mentre le compagnie del tech non sono indebitate e la loro governance è più solida. Inoltre, offrono prodotti e servizi che sono utili non solo per la popolazione locale, ma anche per lo stesso Partito che mira a competere con gli USA come potenza tecnologica”, afferma Pierre-Henri Cloarec. “Certo, nell’ultima parte dell’anno ci potrebbero essere delle pressioni sui rendimenti di questi titoli che saranno anche chiamati a degli aggiustamenti nei modelli di business”, ammette il gestore, “ma continueranno ad essere leader del mercato, con forti vantaggi competitivi e il Governo ha bisogno che le aziende di e-commerce, fintech e di servizi di clouding continuino ad essere competitive rispetto alle avversarie statunitensi”.

Analisi ESG integrata

Inoltre, il rischio regolatorio è un fattore di rischio che viene mitigato dalla strategia già a livello della selezione dei titoli, grazie all’integrazione dei criteri ESG nel processo di investimento. Ciò consente al team di gestione di cui Pierre-Henri Cloarec è entrato a far parte lo scorso mese di agosto, proprio nei mesi caldi in cui venivano lanciate le nuove normative di Pechino contro le aziende del tech, di considerare tale rischio ancor prima di investire in un'azienda. “Quando investiamo in un’azienda abbiamo già preso in considerazione il rischio regolatorio, incorporando un rischio di governance o di tassazione più elevata nella sua valutazione di lungo termine”, illustra. “Il nostro mind set è focalizzato sull’individuazione di titoli che offrano prospettive di crescita sul lungo termine, una crescita che deve essere gioco forza sostenibile e tener conto dei rischi ambientali, sociali e di governance”, dice. “È molto importante evitare il rumore e i titoli di giornale e concentrarsi sul lungo termine, soprattutto per i mercati emergenti dove spesso gli investitori adottano un approccio mordi e fuggi interessato al breve periodo. E nel garantire l’efficacia di questo approccio i fattori ESG giocano un ruolo cruciale”, spiega.

Nuovi nomi in portafoglio

La view del gestore sugli emerging markets è positiva con tassi di crescita maggiori in un orizzonte di lungo periodo rispetto ai mercati sviluppati. Nel radar del gestore oltre alla Cina rientrano anche delle aziende dell’India e dell’America Latina. “È difficile non essere ottimisti sui mercati emergenti”, afferma. “Ad esempio in Cina attualmente il PIL pro capite è di circa 10 mila dollari, ma l'obiettivo del Governo è di arrivare nel 2035 a 20 mila e per farlo è indispensabile mantenere una crescita elevata, con dei tassi impossibili da mantenere per Paesi sviluppati. Lo stesso discorso vale per l'India, un Paese dalle potenzialità enormi dove nei prossimi anni centinaia di milioni di individui entreranno a far parte della classe media, aumentando i propri consumi. In India c'è anche un grosso fermento intorno a nuovi prodotti di online banking e finanza digitale, in un territorio dove i prodotti finanziari sono scarsamente diffusi e le famiglie utilizzano molto poco la leva dell’indebitamento. E tutto questo si muove molto in fretta, perché in India è una nazione molto giovane, con il 50% della popolazione sotto i 30 anni”, evidenzia. “Un’azienda locale che ci piace molto è HDFC Bank. Si tratta della banca più grande del settore privato, in un’industria in cui la maggior parte dei player è di proprietà statale. Ha un brand molto solido ed è in significativa crescita. Siamo anche positivi su alcune compagnie brasiliane. Il Brasile è un paese che attualmente sta attraversando un periodo di forte incertezza per la gestione del COVID e a breve sarà chiamato alle elezioni, ma ci sono comunque delle grandi opportunità in aziende locali come Lojas Renner, leader del settore del fashion retail che si distingue per la solidità del management, per i prodotti offerti, barriere all'entrata una buona valutazione se considerati i margini di crescita prevista degli utili”, conclude.