USA-Cina: si profila una nuova Guerra fredda?

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Nick Fewings, unsplash

La tensione tra USA e Cina, che alcuni commentatori hanno iniziato a definire una nuova Guerra fredda, ha subito un’escalation nelle ultime settimane. La ratifica dello scorso gennaio della fase 1 dell’accordo commerciale tra i due Paesi sembra ormai un ricordo lontano, relegato al mondo prima dello scoppio del Covid. L’ultimo teatro dello scontro è stata l’approvazione da parte di Pechino della controversa legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, alla quale gli USA hanno reagito minacciando la revoca dello statuto autonomo dell’ex colonia britannica. Questo fatto si inserisce in un rinnovato inasprimento della relazione tra le due super potenze. Negli Stati Uniti, in particolare, i politici di entrambi gli schieramenti hanno intensificato le critiche sulla gestione del coronavirus da parte della Cina. Dure sono state le parole del Presidente Donald Trump: “È peggio di Pearl Harbor. Peggio del World Trade Center. Non c'è mai stato un attacco come questo. Avrebbe potuto essere fermato in Cina. Avrebbe dovuto essere fermato alla fonte, e non lo è stato", ha affermato in un’intervista alla Reuters a fine aprile.

Assieme alle tensioni politiche cresce il percolo di possibili nuove rappresaglie economiche: “la minaccia di sanzioni dirette a Pechino sta diventando sempre più concreta, in seguito agli sviluppi ad Hong Kong”, afferma Mark Dowding, CIO di BlueBay. “La legge che il Senato ha approvato il 20 maggio, che alla fine potrebbe portare alla cancellazione delle azioni cinesi dalle quotazioni negli Stati Uniti, riteniamo sia destinata a diventare legge”, osservano Alec Phillips e Andrew Tilton, del team di ricerca economica di Goldman Sachs. Se nel mezzo della recessione degli aumenti dei dazi da parte degli USA sembrano poco probabili, i due esperti si aspettano invece delle reazioni lato Cina: “le ultime azioni degli Stati Uniti nei confronti di Huawei (così come le potenziali azioni su Hong Kong) potrebbero provocare ritorsioni cinesi una volta attuate”, dichiarano.

Gli USA determinati ad arrestare l'espansione della Cina nel 5G 

“La Cina potrebbe reagire vietando i prodotti Apple? Apple vi colloca circa il 12% delle sue vendite” fa notare Roger Merz, Head of mtx Portfolio Management di Vontobel Asset Management. Un’escalation che si fa sentire anche sui portafogli: “Abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni sul cambio Dollaro-Renmimbi in modo da riflettere il premio di rischio più elevato dovuto alla ricomparsa delle tensioni tra USA e Cina”, spiega Vasileios Gkionakis, head of FX Strategy, Banque Lombard Odier.

Quella che si profila all’orizzonte secondo Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR, è una nuova guerra fredda: “L’amministrazione Trump ha recentemente bloccato il previsto investimento in azioni cinesi da parte del Fondo Pensione Federale (TSP). Oltre a questo continuano le contromosse per contenere l’espansione cinese nel 5G. La Cina ha prontamente risposto con un progetto d’investimenti da 1400 miliardi di dollari statunitensi con l’intento di rendersi a sua volta sempre più indipendente dalla tecnologia americana”, spiega.

Le elezioni presidenziali USA sono in arrivo a novembre e con buona probabilità Trump vorrà mostrare risolutezza nei rapporti con la Cina per risollevare la sua popolarità. Nell’ottica di un’eventuale escalation l’interesse per l’oro come strumento di protezione di portafoglio potrebbe crescere: “Non solo perché genericamente utile in caso di rischi geopolitici, ma anche perché la paventata vendita di Treasury da parte della Cina potrebbe aprire le porte ad acquisti maggiori del metallo prezioso e spingerebbe la Fed a politiche ancora più estreme”, conclude Paolo Mauri Brusa.