Vedani (Alicanto Capital): "Occorre sperimentare nuove geometrie di portafoglio"

carlo vedani
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Investire in una boutique spesso può rappresentare una scelta coraggiosa. Il risparmiatore è chiamato a conoscere bene la realtà, i suoi prodotti e il tipo di gestione e strategia. Tanto più quando il settore soffre e a fare meglio, anche nel peggiore dei climi, spesso, giocoforza, sono i big del risparmio. È anche vero che il settore, vuoi per la forte articolazione degli aspetti normativi, vuoi per i costi collegati, vuoi per la complessità dei mercati finanziari, ha assistito, nel corso degli ultimi anni, ad un fenomeno di polarizzazione in cui le entità finanziarie più grandi hanno progressivamente attratto e inglobato le più piccole in cerca di stabilità ed economie di scala. È accaduto di recente, ad esempio ad Alicanto Capital, risultato della fusione tra Fiduciaria Orefici SIM e Alpi Fondi SGR, “un’unione pensata proprio con l’obiettivo di dare ulteriore solidità alla struttura, integrare la gamma, e quindi dare maggiori servizi alla clientela, mantenendo l’indipendenza, per noi un elemento imprescindibile che ci permette di continuare a fare scelte autonome”, spiega il presidente Carlo Vedani.

“I princìpi che ispirano il nostro lavoro, infatti, sono la libertà di giudizio e d’azione in merito ai prodotti ed ai servizi da proporre agli investitori, ai canali di distribuzione da utilizzare ed al modo di porsi sul mercato. Perché crediamo ci sia richiesta di strategie alternative e di strutture agili e flessibili, in grado ascoltare il cliente e di proporre soluzioni personalizzate”. È chiaro che a favore di una boutique giocano diversi fattori, come spiega lo stesso presidente: “l’unicità delle strategie, la flessibilità, i tempi rapidi di risposta, la capacità di ascolto, la ‘filiera corta’, il fatto che tutti si spendano in prima persona di fronte al cliente, che noi stessi siamo investitori dei nostri fondi”. Dall’altra, il timore di alcuni investitori, soprattutto istituzionali, di fare scelte alternative è alto. “È indubbio che avere un bacino ‘captive’ sia di grande aiuto. Il nostro lavoro è certo più difficile, ma molto stimolante”, aggiunge il manager.

Con la fusione la nuova società ha avuto modo di unire due specializzazioni, per molti aspetti anche complementari, in modo da avere un’offerta sostanzialmente più completa. Adesso però emergono i primi progetti per il nuovo anno. “Da qualche mese a questa parte abbiamo cominciato a lavorare su prodotti nuovi, sperimentando anche nuovi team gestionali, mixando competenze e stili gestionali diversi che vengono applicati a nuove linee di gestione che presto verranno utilizzate anche da alcuni nostri partner commerciali”, preannuncia Vedani. “Da un punto di vista strategico, nel nostro percorso di crescita ci proponiamo anche come realtà aggregante per le migliori professionalità e siamo già in contatto con diversi nuovi soggetti interessati al nostro modello. Inoltre stiamo già lavorando a importanti progetti strategici di sviluppo e di partnership con l’obiettivo di dare ulteriore struttura al nostro business”.

Qualità, disciplina e rigore nel processo d’investimento sono tutti elementi che portano allora buoni risultati. “Molti dei nostri fondi, anche nelle situazioni complesse di mercato a cui abbiamo assistito recentemente, si sono comportati meglio di prestigiosi concorrenti”, spiega il presidente. “È inoltre facilmente dimostrabile che alcuni fondi Alpi, inseriti come elemento di diversificazione in un portafoglio, lo migliorano, aumentando la performance e riducendo la volatilità. In genere ai clienti proponiamo di mantenere i prodotti delle grandi case d’investimento, che rispettiamo per le loro indubbie capacità, e di aggiungere i nostri prodotti. Questa ‘tecnica’ dà sicurezza al cliente e gli permette di sperimentare nuove ‘geometrie’ di portafoglio”, conclude Vedani.