Verso un’integrazione verticale tra produttore e distributore

Cosmo, Schinaia, Country Head per l'Italia, Fidelity International
Cosmo, Schinaia, Country Head per l'Italia, Fidelity International

È un momento chiave per l’evoluzione del modello di business dell’industria con il lungo cammino di MiFID II che sta dispiegando tutto il suo potenziale di cambiamento. La prima rendicontazione dei costi è alle porte e tra i cambiamenti più attesi e già in vista spicca la razionalizzazione dei processi. “Stiamo passando da un modello di megastore degli strumenti di investimento dove veniva venduto qualsiasi tipo di prodotto, con partner che sono arrivati ad avere a catalogo migliaia di fondi, ad un modello in cui il numero delle controparti viene ridotto in nome della product governance, vero tema chiave di MiFID II” afferma Cosmo Schinaia, country head per l’Italia di Fidelity International. Nel nuovo ecosistema delineato da Schinaia, gli asset manager dovranno supportare sempre più i distributori in termini di formazione e soluzioni personalizzate al fine di aumentare la precisione nella risposta alle esigenze del cliente finale. “Un ulteriore aspetto chiave”, sottolinea inoltre Schinaia, “che si mostrerà però nel medio periodo, è quello della maggiore integrazione verticale fra distributore e fabbrica prodotto, già avvenuta nel mercato americano e in quello britannico, dove il processo di produzione e distribuzione si è in parte unito attraverso partnership più estese o acquisizioni di partecipazioni”. “Strategia che ha portato”, aggiunge, “un efficientamento del processo di determinazione dei costi, aspetto su cui tutti gli attori dell’industria si trovano sotto pressione”.

Il consulente resta al centro

Tra questi il consulente finanziario che resterà però, secondo Schinaia, il cuore pulsante della catena del valore. “Abbiamo visto a fine anno molti clienti, sia privati che istituzionali, spaventati dalla correzione dei mercati operare pesanti disinvestimenti”, sottolinea. Una decisione che è costata cara, visto il rimbalzo del primo trimestre 2019. “Il ruolo del consulente finanziario e del banker”, specifica il country head per l’Italia di Fidelity International, “è particolarmente importante in queste fasi in cui è necessario aiutare l’investitore a non commettere quegli errori tipici della finanza comportamentale che poi determinano un impatto importante in termini di mancata performance”. Risulta perciò chiaro il crescente compito dell’asset manager nell’essere vicino alla rete distributiva e al consulente, attraverso contenuti sia di materia specificamente finanziaria sia extra-finanziaria, che facilitino una trasparente trasmissione di conoscenze sulle determinanti dell’andamento degli investimenti del cliente finale.

Rischio marketing sulla sostenibilità

Tra gli aspetti su cui è certamente necessario fare maggiore chiarezza spicca il tema dell’investimento in linea con i criteri ESG, tema di grande risonanza anche alla luce del recente Salone del Risparmio incentrato proprio sul concetto di sostenibilità. “La sostenibilità”, fa notare Schinaia, “va intesa in senso più ampio e più alto, nel suo significato di visione orientata ad un orizzonte temporale di lungo periodo”. La scelta di Fidelity International è stata quindi quella di integrare i criteri ESG all’interno di tutta la propria gamma piuttosto che creare prodotti ad hoc su singoli temi. “Come casa prodotto”, spiega il country head per l’Italia dell’asset manager globale, “crediamo che il focus debba rimanere sempre ben centrato sull’analisi fondamentale e per questo motivo abbiamo deciso concentrare la nostra attenzione sul processo di investimento e nell’ambito specifico sull’elemento della governance, aspetto su cui possiamo maggiormente fare la differenza tramite l’azione diretta nei consigli di amministrazione delle società in cui siamo investiti". “Il rischio di operazioni di marketing sul tema della sostenibilità, così come sugli investimenti tematici in generale”, afferma infine Schinaia, “è in questo momento molto alto”. “Noi”, conclude, “abbiamo scelto di rimanere fedeli al nostro DNA senza però per questo rinunciare a contribuire in modo concreto ad un cambiamento necessario verso un modo di investire sempre più sostenibile”.