Le prospettive economiche per la seconda parte dell'anno variano a seconda del punto di vista, soprattutto geografico. "Il rischio di stagflazione sarà una caratteristica comune dei mercati sviluppati. Inoltre, poiché non ci sarà più un ciclo globale sincrono, il rischio Paese è tornato. L'economia americana sta andando verso un atterraggio morbido, mentre l'eurozona è fragile, colpita dall'aumento dei prezzi dell'energia. La crescita della Cina dovrebbe risalire nel secondo semestre, grazie al sostegno della politica" afferma Matteo Germano, Deputy Group chief Investment Officer di Amundi.
Secondo l'esperto l'inflazione potrebbe avvicinarsi a un picco, ma resterà elevata a causa della deglobalizzazione, dei colli di bottiglia nell'offerta, degli elevati prezzi delle materie prime e dell'aumento dei salari americani. "A ciò si aggiunge anche il sorgere di una dimensione psicologica relativa all’inflazione" prosegue. "La portata del sell-off azionario ha contribuito ad assorbire le sopravvalutazioni, ma non ha incorporato un deterioramento dei fondamentali societari. Permangono rischi nel segmento growth. Il segnale di acquisto per le attività rischiose dipenderà dalla capacità di stabilizzazione del rendimento dei titoli obbligazionari. Anche se la revisione dei prezzi a livello globale è ancora in atto, questa prospettiva non appare tanto lontana" commenta Germano.
Guardando alle azioni dei Paesi sviluppati, l'esperto suggerisce cautela "poiché le prospettive relative agli utili restano troppo ottimistiche. "Tatticamente, preferiamo le azioni USA rispetto a quelle UE e la Cina dovrebbe beneficiare di una ripresa economica nel secondo semestre. Le azioni di qualità, value e che distribuiscono dividendi dovrebbero sovraperformare.
Spostandoci sul versante del reddito fisso, secondo Amundi è tornato del valore nei titoli di Stato. "È giunto il momento di passare a un orientamento neutrale di duration e di sfruttare le divergenze di politica monetaria. I bond cinesi rimangono un buon strumento di diversificazione. Per quanto riguarda il credito, preferiamo il credito US investment grade, perché l'azione della Fed non dovrebbe influenzare in modo significativo la dinamica della domanda e dell'offerta" prosegue. In conclusione, secondo l'esperto "le dinamiche instabili di correlazione tra diverse asset class comporteranno per gli investitori la ricerca di una diversificazione aggiuntiva nelle materie prime, nelle valute e nelle strategie alternative che mostrano una bassa correlazione rispetto ad azioni e obbligazioni".
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