Voluntary disclosure, novità per titolari di conti cifrati e frontalieri

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foto: autor Lasse Christensen, Flickr, creative commons

In tema di voluntary disclosure, la novità per i detentori di conti cifrati è che non si rischiano le sanzioni previste dalla legge antiriciclaggio. Si tratta di soggetti che finora, numerosi, si sono astenuti dall’aderire alla collaborazione volontaria, temendo di poter incorrere nelle sanzioni amministrative previste dal decreto 231, che possono arrivare al 40% dell’importo di questi conti. “Il chiarimento intervenuto con il decreto ha fatto pulizia su questo punto, sottolineando che non si rischiano le sanzioni previste dalla legge antiriciclaggio”, ha fatto sapere un esperto di uno studio legale che preferisce rimanere anonimo. E anche per gli ex lavoratori frontalieri che finora non avevano dichiarato le pensioni ricevute ci sono buone notizie in vista, grazie al provvedimento sulla proroga.

Questi soggetti potranno regolarizzare le somme con l’applicazione di un’aliquota forfettaria del 5%. Il numero di contribuenti interessati può essere anche significativo, dato che i frontalieri sono diverse decine di migliaia e queste posizioni potrebbero essere regolarizzate entro la fine dell’anno. Inoltre, come ha fatto sapere il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, nel corso di un convegno organizzato dallo studio Dla Piper a Milano lo scorso 1 ottobre, “il numero delle domande già presentate, negli ultimi giorni ha raggiunto la cifra considerevole di 60 mila”. La direttrice stima che si possa arrivare anche a 90 mila domande complessive a fine 2015. E questo significherà un incasso importante per le casse dello Stato. Se le domande finora depositate dovrebbero garantire infatti incassi per almeno 1,4 miliardi di euro, ha assicurato sempre la Orlandi, sufficienti a coprire la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia voluta dal governo, tutto quello che verrà in più potrà essere utilizzato per altre partite.

Secondo un esperto, “alla fine, anche grazie alla proroga, si potrebbe arrivare a 5 o 7 miliardi di incassi per lo Stato”. Per quanto riguarda le domande già depositate, “il grosso proviene dalla Svizzera, in misura minore dal principato di Monaco e da San Marino, tutti Paesi con i quali, grazie ai recenti accordi bilaterali, valgono le norme di trasparenza che hanno fatto cadere il segreto bancario”, ha fatto sapere Giovanni Sanga, deputato del Partito Democratico che è stato relatore del decreto che ha introdotto in Italia la voluntary, nell’inverno del 2014. Sanga è meno ottimista sugli introiti possibili grazie all’operazione ma la stima è di più di 3 miliardi di euro a fine anno”.

Il prossimo passo è il via libera parlamentare al decreto di proroga, che naturalmente dovrà arrivare entro 60 giorni dall’entrata in vigore, una finestra temporale stringente se si considera che il provvedimento è stato inviato al Senato, al momento è alle prese con la riforma della Costituzione e al quale presto sarà inviata la prossima legge di Stabilità. Chi, anche di fronte alla proroga, decide di non aderire alla voluntary, è meglio guardi cosa è successo in Olanda. I Paesi Bassi hanno infatti ottenuto dalle banche svizzere le liste dei contribuenti che non si erano messi in regola con il fisco. Una volta chiusa la pratica di ricezione delle procedure di emersione, potrebbe succedere lo stesso in Italia.