L'Head of Portfolio Management Italy Gianluca Ungari prevede uno scenario di soft landing in continuità con quello attuale, che favorisce le attività di rischio. Gli USA rimangono il faro della performance, ma la crescita si estende oltre le Magnifiche 7.
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In un contesto dominato dalle incertezze legate alle crisi politiche di Francia e Germania, al ritorno di Trump e alla possibilità che l'inflazione torni a farsi sentire, Vontobel ha presentato il suo outlook per il 2025. L'analisi si concentra sui principali interrogativi dello scenario globale e sulle opportunità per i portafogli, spesso sottovalutate dagli investitori. Nonostante i rischi, l'Head of Portfolio Management Italy Gianluca Ungari, sottolinea che lo scenario centrale resta quello di un soft landing, con una crescita economica in espansione ma in rallentamento, accompagnata da un graduale ritorno dell’inflazione verso i target delle banche centrali. Tuttavia, il percorso di normalizzazione non sarà privo di sfide. I principali rischi emergono dalle politiche del nuovo governo Trump, che potrebbero avere dei risvolti inflazionistici e ridurre il margine d’azione della Fed nell’allentare le proprie politiche monetarie.
Sul fronte dell’asset allocation, questo scenario si traduce in un posizionamento risk-on. Gli Stati Uniti resteranno un punto di riferimento per i mercati azionari, ma le performance si estenderanno oltre le “Magnifiche 7”. Nel reddito fisso, invece, si privilegiano gli spread rispetto alla duration.
Equity US faro della performance
“Nel 2024 la componente azionaria, guidata dagli Stati Uniti, ha toccato nuovi massimi con una frequenza settimanale ed ha avuto performance significativamente migliori rispetto al reddito fisso”, analizza Ungari. “La performance azionaria nella prima parte dell’anno è guidata dallo stile growth e dal settore IT cha ha capitalizzato il boom dall’IA. Ma nell’ultima parte la performance si è ampliata ad altri settori. Questo fenomeno è stato sostenuto dal ritorno di Trump e dalla narrativa dell’eccezionalismo americano. Ad esempio, a fine novembre il settore finanziario sta avendo una performance YTD leggermente superiore a quella dell’IT. Sul buon momento delle banche sta incidendo la promessa di maggiore deregolamentazione del settore sotto Trump", spiega l'esperto.
La fase favorevole per l'azionario ha coinciso con rendimenti negativi nel comparto obbligazionario, in particolare dei titoli core e nelle duration più lunghe, per le incertezze sul percorso di disinflazione. “Nonostante gli spread restino complessivamente compressi, la componente del reddito fisso a spread continua a registrare performance superiori rispetto a quella dei tassi di interesse”, dice il gestore.
Scenario ideale per le attività di rischio
Secondo Ungari, guardando avanti, dal punto di vista del ciclo economico l'aspettativa rimane di uno scenario di soft landing. “Generalmente il soft landing viene interpretato con una connotazione negativa. Ma in realtà è un contesto favorevole alle attività di rischio. Crescita resiliente, inflazione sotto controllo, tassi in discesa e un equilibrio degli stimoli fiscali creano un percorso ottimale per la sovraperformance delle attività rischiose”, afferma l’esperto. “Nel corso del 2024 la narrativa dell’hard landing ha perso di importanza. Questo anche perché l’agenda Trump e tutte le dichiarazioni fatte in campagna elettorale fanno pensare a politiche pro crescita da parte del nuovo inquilino della Casa Bianca. Il rischio potrebbe essere di un no landing, per un’inflazione ostinata che impedisce l’allentamento della politica monetaria", avverte. "Ad oggi, l’inflazione dei servizi è la più resistente e quella maggiormente monitorata dalle banche centrali”, analizza Ungari che afferma: “In base a questo scenario, per la BCE il percorso di riduzione dei tassi appare più definito e prevedibile rispetto alla Fed. Ci aspettiamo un taglio di Francoforte la prossima settimana, anche in funzione dell’incertezza politica in Francia e Germania. Anche la Fed ha un margine molto alto per un taglio a dicembre, in linea con le decisioni prese finora e non a causa di rischi percepiti”, spiega l’esperto.
Trump e lo spettro dell’inflazione
L’obbligazionario core statunitense ha iniziato a prezzare il rischio che le politiche di Trump avranno degli impatti sull’inflazione e che questa complichi i piani della Fed. Analizzando l'agenda Trump, Ungari distingue tra ordini esecutivi che potrà disporre senza interpellare il Parlamento e i procedimenti legislativi, per cui questo passaggio è indispensabile. Tra i primi vi sono i dazi e le derogolamentazioni che potranno perciò esser decise nell’immediato. Tra i secondi vi sono le misure per regolare l’immigrazione o i tagli fiscali. In base a tutto ciò, per Ungari, dal prossimo anno sarà fondamentale capire come quale sarà la dinamica tra politiche di Trump, inflazione e tempistiche della Fed.
Sul rischio di un’inflazione americana che torna ad alzare la testa Ungari precisa: “Non bisogna comunque dimenticare che Trump è stato eletto anche per ridurre l’inflazione, che nel voto è risultata una delle maggiori preoccupazioni degli americani. Per non perdere il consenso, Trump sarà quindi attento a non farla tornare a crescere”, dice Ungari.
In conclusione, secondo Ungari, almeno nel primo trimestre del 2025 il contesto di mercato si presenterà in continuità con quello che ha caratterizzato il 2024. L’asset allocation dovrà quindi dare un giusto spazio all’azionario e il credito risulterà più interessante dei bond sovrani. “È vero che l’azionario americano è caro e scambia a multipli elevati. Ma la sua cavalcata è sostenuta dagli utili aziendali. Nella prima parte del prossimo anno ci aspettiamo che continui la sua corsa, ma la performance si estenderà ad altre parti del mercato, oltre le Magnifiche 7”, conclude Ungari.