Secondo gli esperti, meglio se il portafoglio prevede l’introduzione in chiave opportunistica di asset class innovative come infrastrutture e prestiti. E i titoli italiani continuano a piacere: Eni, Generali, Intesa, Unicredito, Enel, Ferragamo, Pirelli.
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Bond, equity o cash? In un portafoglio ben diversificato quali sono le raccomandazioni sull’obbligazionario e sull’azionario da parte degli esperti in questa fase? Secondo Paolo Federici, MD Southern Europe & Latin America di Fidelity Worldwide Investment, all’interno della tavola rotonda organizzata dalla community Ricerca&Finanza.it, “nell’attuale scenario dei mercati è importante mantenere elevati livelli di diversificazione. In un contesto in cui i bassi tassi sul debito governativo spingono gli investitori alla ricerca di rendimenti, riteniamo inoltre che le strategie orientate al reddito possano risultare particolarmente premianti”. Continua: “riteniamo quindi che le strategie multi asset globali orientate all’income (reddito) possano essere premianti. Ancora meglio se il portafoglio prevede l’introduzione in chiave opportunistica di asset class innovative come infrastrutture e prestiti, poco correlate ad azioni e obbligazioni e capaci si supportare i rendimenti anche in contesti di mercato mutevoli. L’investitore che desiderasse privilegiare un approccio orientato alla stabilità, può trovare risposta al suo profilo attraverso l’investimento in soluzioni obbligazionarie flessibili, capaci di coniugare dinamicamente diverse categorie di bond quali in particolare corporate, emergenti e high yield, senza tralasciare le obbligazioni indicizzate all’inflazione”.
Per Gabriele Roghi, responsabile consulenza investimenti e sviluppo prodotti di Invest Banca, è meglio avere un approccio molto pragmatico e opportunistico. Ovvero “seguire il flusso di liquidità valutandone gli effetti sui prezzi delle asset class, considerando più aspetti tecnici e di momentum piuttosto che valutare le eventuali discrasie tra valutazioni eque e prezzi di mercato che in questa fase non sono per niente utili per raggiungere gli obiettivi di utile”. Quindi “niente cash, obbligazioni che offrono rendimenti positivi (parte lunga curva europeriferia, high yield USA, Europa e bond emergenti in valuta locale), sovrappeso azionario di europeriferia e listini emergenti a scapito di un sottopeso di America e Giappone. Un’idea di investimento ad alto rischio sono le commodity o meglio i titoli legati a materie prime e l’energia per approfittare di un possibile recupero della forte sottoperformance rispetto agli altri settori”.
E l’Italia?
Per Federici, “se l’orientamento sui nostri Btp è ancora favorevole grazie alla politica monetaria espansionistica della BCE, è anche vero che gli investitori alla ricerca di rendimenti più interessanti dovrebbero necessariamente guardare altrove. Ad esempio alle obbligazioni corporate investment grade o, per l’investitore con un profilo di rischio/rendimento più dinamico, alle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta forte, ovviamente con l’ausilio di un gestore professionale”. L’outlook sull’azionario Italia, nonostante il permanere di alcuni elementi di incertezza legati all’effettiva implementazione delle riforme strutturali, è costruttivo. Se i dati di crescita non sorprenderanno in negativo e non si registrerà un deterioramento della situazione politica, “il nostro listino potrebbe risultare interessante anche tenuto conto dei primi segnali di una ritrovata fiducia dei consumatori. In questo contesto privilegiamo un approccio bilanciato che contempli sia aziende cicliche esposte all’economia domestica sia aziende orientate all’export”.
Per Roghi, invece, “l’investimento in Btp sembra ancora una scelta obbligata: gli acquisti da parte della BCE garantiscono in qualche modo gli investitori (a meno di dubbi di turbolenza dell’eurozona derivanti da esiti elettorali in Spagna ed Uk o da nuovi contraccolpi sorprendenti provenienti dalla Grecia) e si toglie il rischio paese che non giustifica spread troppo grandi attirando con rendimenti nominali positivi anche investitori istituzionali”. Il mercato azionario domestico è tra quelli che possono ancora correre, tenendo però sempre presente che in caso di fase di presa di beneficio sui listini guida “potrebbero esserci fasi di forte volatilità, potendo contare su blue chip con prezzi interessanti, business appetibili e management di elevato livello (Eni, Generali, Intesa, Unicredito, Enel, Ferragamo, Pirelli) e molte mid&small cap che rappresentano l’eccellenza produttiva del nostro paese (tra le molte altre Danieli, Diasorin, Astaldi, Salini, Cementir, Maire Tecnimont) che oltre ad ottimi fondamentali hanno anche un buon appeal speculativo perché possibili prede di acquirenti esteri”.