Le stime dicono che gli investitori che utilizzano PAC in ETF, un prodotto oggi apprezzato in Europa soprattutto dagli under 35, diventeranno 20 milioni entro il 2065.
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Il 2023 è stato un anno di crescita esplosiva per l'investimento retail. Per il 2023 si stima che siano stati 800.000 i nuovi utilizzatori di Piani di Accumulo (PAC) in ETF in Italia. Un fenomeno non di nicchia, ma che anzi sta diventando un fenomeno paneuropeo se non addirittura globale. Le stime dicono che entro il 2026 gli investitori che utilizzano questi strumenti diventeranno 20 milioni, una rivoluzione anche generazionale, perchè trainata da chi ha meno di 35 anni. “Lo vediamo anche nel comportamento dei nostri clienti”, spiega Emanuele Agueci, regional Manager Italy, Ireland & Baltics di Trade Republic. Il primo motivo che spinge gli investitori verso il broker tedesco è il fatto che i PAC in ETF siano gratuiti. Ma anche se questi prodotti sono il primo momento di contatto, col tempo “spesso e volentieri si costruisce un portafoglio diversificato che fa leva su altre asset class”. In media ci sono due PAC attivi per ogni utente e oltre il 75% di chi utilizza i PAC ha meno di 35 anni. “Crediamo nella rivoluzione generazionale e continuiamo a investire in quest'area”. Per questa ragione la società ha aperto l’anno con il lancio della prima carta che permette di investire spendendo, per il quale l’interesse si è dimostrato “massiccio”, prosegue Agueci.
Semplificare l’investimento
La filosofia di Trade Republic è infatti quella di sostenere gli investitori e facilitare il loro accesso ai prodotti. Per questo, spiega il manager, è importare individuare gli ostacoli che allontanano i risparmiatori dal compiere il passo successivo. “Il primo motivo che viene spesso citato, è che si ritiene l’atto di invesitire complicato: non si conoscono gli strumenti, i professionisti o le piattaforme”. Il secondo problema riguarda la capacità di portafoglio, spesso ritenuta insufficiente. “Gli sforzi della nostra società, tanto in termini di risorse che di tecnologia e ricerca e sviluppo, sono sempre stati volti alla risoluzione di questi due problemi per rendere gli investimenti meno complessi”. Da una parte cercando di migliorare l’esperienza digitale, e dall’altra nel limitare la complessità dell'investimento per renderlo il più intuitivo possibile. La scommessa qui è non cercare l'inventario di strumenti finanziari il più ampio possibile, ma puntare sulla semplificazione. “Abbiamo costruito un broker mainstream di grande successo puntando solo sulle 8000 principali azioni globali, 500 obbligazioni e 2200 ETF”, prosegue Agueci, la cui società vanta oggi 4 milioni di clienti per un patrimonio di circa 35 miliardi di euro. “Non serve avere tutti gli asset disponibili sul mercato. Serve avere i più liquidi, i più tradati, i più semplici da utilizzare, quelli su cui ci sono più informazioni disponibili e per i quali dunque il processo di selezione diventa più semplice”.
Capacità di spesa
In risposta al secondo problema invece è arrivato all’inizio dell’anno l'annuncio della prima carta di credito che permette di investire anche a chi non ha grandi possibilità di risparmio. “Ciascuna spesa diventa un atto di investimento e chiunque può cominciare ad accantonare, risparmiare e investire in maniera sostenibile per il lungo periodo”.
La carta Trade Republic consente infatti il saveback, cioè di accantonare per ogni transazione effettuata l’1% sotto forma di investimento in contribuzione al proprio piano di accumulo. “La seconda funzionalità riguarda il roundup, cioè di arrotondare all'euro successivo ciascuna transazione. E questa differenza viene investita di nuovo all'interno di un PAC a scelta dell'utente”.
Obbligazioni frazionate
L'offerta si adegua quindi alla domanda, prima ancora che arrivi. Ma anche quando è esplicita, come accaduto con il ritorno dell’obbligazionario e il lancio di Trade Republic delle obbligazioni frazionate. “Sfruttiamo una possibilità offerta dalla legge tedesca che permette di assegnare strumenti finanziari, azioni o obbligazioni, in comproprietà”. Questo vuol dire che quando si acquista un'obbligazione frazionata o un'azione frazionata sulla piattaforma, c’è sempre un sottostante reale, non si tratta di uno strumento derivato, “la cui proprietà è assegnata in percentuale all’acquirente presso la banca custode a cui ci appoggiamo, quindi con un livello di garanzia aggiuntivo”. Particolarmente rilevante è la possibilità di usufruire di questo prodotto nel caso delle obbligazioni, i cui costi di accesso sono altrimenti molto elevati. “Grazie a questi nuovi strumenti siamo riusciti per la prima volta adialogare con un segmento di clientela più avverso al rischio, più interessato alla protezione del capitale, maggiore di età rispetto al passato”, conclude Agueci.