Ahmadi (CPR AM): "Gli investimenti tematici devono basarsi sui fondamentali, non su idee di marketing"

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Vafa Ahmadi, head of thematic equity investment di CPR AM (boutique di Amundi)

Tendenze demografiche, investimenti nell'istruzione, cambiamenti climatici, economia digitale... non c’è da stupirsi se Vafa Ahmadi, head of thematic equity investment di CPR AM (boutique di Amundi), ami il suo lavoro. Ma cosa intendono nella casa di gestione francese per ‘investimento tematico’? "Innanzitutto, bisogna sapere se si è di fronte a un semplice tema di marketing o a qualcosa destinato a crescere. L'universo degli investimenti tematici si sta rivelando molto attraente dal punto di vista della generazione di nuovi flussi e tutti vogliono entrarne a far parte, ma temo che alcuni fondi si basino solo su idee di marketing. Devono esserci fondamentali, catalizzatori e crescita”, commenta Ahmadi. “In secondo luogo, bisogna verificare se ci sono abbastanza titoli nel mercato che permettano di cogliere l’alpha offerto dalla crescita che una determinata tendenza andrà a generare. È necessario assicurarsi di poter diversificare il rischio e, infine, in qualità di asset manager bisogna essere sicuri di possedere la capacità e l’expertise necessarie per ottenere il meglio da quella tematica in termini di investimento. Questi tre elementi - fondamentali, universo sufficiente ed expertise, sono le chiavi dell'investimento tematico", riassume il gestore.

Il lancio di fondi tematici è stato, senza dubbio, una delle principali tendenze degli ultimi anni. Alcuni prodotti sono più di nicchia mentre altri più estesi. In termini di portata, per Ahmadi "quello che hanno in comune è che sono modelli di business che creano disruption, ma si deve investire in essi con una prospettiva ampia, attraverso diversi segmenti, per evitare la concentrazione del rischio".

Questione di risorse

Una volta conosciuti gli elementi principali di un investimento tematico, bisogna sapere come identificarlo correttamente. "Per noi ci sono forze che favoriscono la disruption e sono la globalizzazione, l'innovazione tecnologica, i cambiamenti demografici e la sfida ambientale. Per investire in esse ci avvaliamo di un approccio multisettoriale focalizzato su quattro dimensioni che abbiamo chiamato 'Economia digitale', 'Industria 4.0', 'Salute' e 'Terra', spiega il manager. Molte di queste tematiche richiedono conoscenze approfondite, spesso più tecniche di quelle necessarie per una semplice analisi finanziaria. Come fare, dunque, per capire e prevedere l'evoluzione di un megatrend? "La cosa più importante per me, come responsabile di questo team, è sapere di avere a disposizione le risorse necessarie. Nella nostra squadra ci sono specialisti con diversi background accademici, esperienze lavorative e aree di expertise. Inoltre, è fondamentale che ci sia comunicazione tra di loro, in modo da creare sinergie”, commenta Ahmadi.

“A questo va aggiunto il ricorso a diverse fonti esterne di informazione: analisi, consulenza da parte di esperti dell'industria o del mondo accademico o, ancora, di varie istituzioni. Presto, poi, avremo anche un provider di intelligenza artificiale specializzato in NLP o elaborazione del linguaggio naturale per migliorare la costruzione dei nostri universi di investimento. Tutto ciò è cruciale per sapere se una tendenza darà risultati o meno. Prima di lanciare un fondo, studiamo in profondità l'argomento, vediamo se ha senso, eseguiamo backtesting, controlliamo come possiamo misurare il rischio. Ci sono state tematiche che abbiamo analizzato e che non hanno portato alla creazione di nessun prodotto", ammette il responsabile.

Processo e gamma

Altri temi, invece, hanno superato lo screening e attualmente la gamma azionaria tematica di CPR vanta 14 fondi. "Per quanto riguarda la nostra offerta, l'importante è che ogni cliente possa trovare una tematica che lo convinca. L’aspetto positivo è che gli investitori capiscono in cosa andranno a investire e, quando ciò accade, tendono a rimanere investiti anche nei momenti di difficoltà dei mercati, riescono a capire meglio il ciclo", commenta Ahmadi. Sui vantaggi di questo tipo di investimento, lo specialista sottolinea che "a lungo termine l'investimento tematico genera alpha strutturale e aiuta anche a diversificare il rischio. Quello che cerchiamo di offrire ai nostri investitori è un'idea con un grande potenziale di crescita dal quale poter ricavare dei risultati. Offriamo diversificazione perché non esiste un solo motore che spinga i rendimenti. Non possiamo sempre captare tutto il potenziale, ma una grande parte sì".

Sulla base di un processo che definisce ‘quantimentale’, poiché combina metodi quantitativi con l’analisi fondamentale, l’esperto rivendica il valore della gestione attiva: "Negli ETF tematici, l'universo d'investimento si basa strettamente su dati specifici, si chiede a un provider di indici che cerchi tutti i titoli che possano essere correlati a una determinata tematica, si procede a uno screening ed è fatta. Per noi, invece, il processo è più complesso. Ad esempio, la giapponese Nihon M&A è classificata sotto la voce di 'servizi professionali', ma per me ha a che vedere con l'invecchiamento della popolazione perché è una compagnia che si occupa della vendita di piccole e medie imprese familiari in Giappone il cui futuro, appunto, non sarà nelle famiglie d’origine. Un ETF tematico non potrebbe mai identificare tutto questo”, spiega Ahmadi.

All'interno della gamma di 14 fondi tematici di CPR, quello con il track record più lungo è il CPR Invest Silver Age che ha nove anni mentre il più giovane, lanciato solo poco più di due mesi fa, è il CPR Invest Climate Action. "Stiamo vivendo un'emergenza ed è giunto il momento di fare le cose in modo diverso. I fondi per il cambiamento climatico di solito investono nelle energie rinnovabili ma Amundi è il nono asset manager più grande al mondo e la nostra missione è far sì che ogni azienda in cui investiamo si renda conto di tale emergenza. Questo è il motivo per cui il nostro universo di investimento è più ampio e può includere società disposte a impegnarsi per raggiungere gli obiettivi della COP21, e se così non dovesse essere ne restano fuori”, afferma l’esperto.

“Si tratta di un approccio inclusivo volto a far sì che il circolo virtuoso si allarghi, cosa che non accadrebbe se investissimo solamente in energia eolica o fotovoltaica, perché non potremmo esercitare nessun altro tipo di influenza. Nella gestione del fondo collaboriamo con la più grande ONG sui cambiamenti climatici, la Carbon Disclosure Project (CDP) assieme alla quale abbiamo progettato il fondo. CDP copre circa 700 aziende in tutto il mondo, classificate mediante un rating che va da A (il migliore) a F (il peggiore). Noi investiamo in A e B e per farlo ci avvaliamo anche delle nostre metriche ESG”, spiega il responsabile.

Ahmadi non propende per nessuna tematica specifica ma confessa quali sono i suoi fondi preferiti per il 2019. "In un mercato più volatile dopo la fine del Qe, raccomandiamo di investire in una minore volatilità e i fondi meno volatili della gamma sono CPR Invest Silver Age e CPR Invest Food for Generations", conclude.