Il numero dei soci è aumentato del 5,8% (da 325 a 344). Cresce del 19,2% il rendimento complessivo lordo “from inception”.
Cresce il numero degli associati ad AIFI e aumentano le attività realizzate. È quanto è emerso dalla relazione annuale sull’attività dell’Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, presentata dal presidente Innocenzo Cipolletta. Il numero di iscritti è aumentato del 5,8%, passando dai 325 del 2021 ai 344 del 2022 (periodo in considerazione, 12 mesi a partire da luglio). Una crescita avvenuta in un contesto macro complesso e sfidante come quello attuale. “Il private capital – si legge in una nota – ha quindi dimostrato, ancora una volta, di svolgere una funzione essenziale per il sistema economico, provvedendo a sostenere i processi di trasformazione della nostra economia”.
Dati positivi in termini di IRR lordo del mercato
E si confermano dati positivi, anche se in lieve flessione, per gli operatori italiani del private equity e venture capital in termini di internal rate of return (IRR) lordo del mercato. L’analisi realizzata annualmente da Kpmg Corporate Finance in collaborazione con AIFI sulle performance della piazza italiana ha utilizzato i dati relativi ai rendimenti nel 2021, calcolati su un campione di 77 operatori (in crescita rispetto ai 69 dell’anno precedente).
Nel dettaglio, il rendimento complessivo lordo “from inception”, vale a dire dei disinvestimenti effettuati nel corso dell’anno, indipendentemente dal periodo in cui è stato fatto l’investimento iniziale, si è attestato al 19,2 per cento. Una percentuale inferiore a quella del 2020, anno che aveva registrato uno dei valori più alti di sempre (pari al 32,1%), grazie soprattutto ad alcune transazioni di dimensioni significative caratterizzate da ottimi ritorni. Tuttavia il dato sul 2021 è in linea con quello del 2019 (21,3%) e risente della presenza di un ridotto numero di disinvestimenti di grandi dimensioni, storicamente caratterizzati da elevati rendimenti, mentre è cresciuto il peso delle operazioni di piccole e medie dimensioni. In particolare, l’analisi storica per classe di fatturato evidenzia che, fatta esclusione per il 2020, il 2021 si è rilevato un anno con numerosi disinvestimenti di medie imprese con un rendimento al di sopra della media storica.
Per quanto riguarda, infine, l’IRR lordo “by horizon”, ossia i ritorni relativi alle partecipazioni acquisite in un determinato orizzonte temporale, indipendentemente dal fatto che siano state dismesse o risultino ancora in portafoglio, le performance relative a tre e cinque anni si sono attestate rispettivamente a 12,7% e 11,0%, mentre il rendimento a 10 anni, statisticamente più rilevante, è pari al 16,1%, in lieve crescita rispetto all’anno precedente (15,0%)