Alessandro Guzzini: “Quello che conta è il livello di rischio che il gestore assume”

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Alessandro Guzzinigestore e Ceo, FinLABO Sim

Generazione di performance e riduzione del rischio. Sono queste le due leve utilizzate dalla strategia d’investimento del Finlabo Dynamic Equity, fondo Consistente Funds People con oltre 11 anni di track record e 260 milioni di masse gestite.  “La nostra è una strategia che nasce dalla combinazione di due processi: uno è lo stock picking, che è sempre stato un driver importante per le performance del fondo, e l’altro è un’attività di hedging dinamica del portafoglio”, spiega Alessandro Guzzini, gestore del fondo e CEO di Finlabo SIM. “Dall’insieme di questi due processi viene fuori un fondo molto flessibile, che permette allo stesso tempo di creare valore e di proteggere il patrimonio”.

Il fondo, infatti, investe in un paniere selezionato di società europee e protegge l’esposizione al mercato azionario in maniera dinamica, attraverso la vendita di contratti futures sugli indici azionari europei. “Dal punto di vista dello stock picking la nostra caratteristica è quella di avere un approccio sistematico: la selezione dei titoli avviene tramite un modello quantitativo multifattoriale che analizza i fattori value, growth, quality e momentum”, spiega Guzzini. 

“Il risultato è un portafoglio molto diversificato, con circa 140 posizioni e questo ci differenzia dai competitor che sono invece molto concentrati. Inoltre abbiamo tutta una serie di vincoli di risk management che assicurano questa diversificazione anche a livello settoriale e geografico”. Al momento la strategia è ancora basata su settori più ciclici: guardando le posizioni ad oggi in portafoglio, sul lato long l’esposizione è soprattutto su finanziari, industriali, materie prime, information technology. 

Da un punto di vista geografico, invece, i Paesi che pesano di più sono Francia, Germania ed Inghilterra. “In realtà la nostra esposizione sia da un punto di vista settoriale che geografico non nasce da considerazioni macroeconomiche o da una visione top down del mercato”, sottolinea il manager, “ma dal nostro processo di stock picking che consiste sostanzialmente nel comprare titoli in quei settori dove vediamo un numero elevato di opportunità interessanti”.

I motivi del successo

Il fondo Finlabo Dynamic Equity si conferma come il top performer della sua categoria come rendimento a 5 anni (Morningstar ranking). Per Guzzini i fattori chiave di questo successo sono stati la buona performance ma soprattutto il rapporto tra rendimento e volatilità del fondo. “In questa industria non è importante la performance in senso assoluto ma piuttosto il livello di rischio che il gestore assume rispetto al rendimento. Nel nostro caso il 9% annuo di performance negli ultimi 5 anni è stato realizzato con una volatilità superiore al 5%, quindi il rapporto rischio-rendimento è molto elevato. Un altro fattore che ci ha premiato è stato il fatto di aver puntato su una strategia di nicchia che si è rivelata molto interessante: quella dei fondi alternativi è, infatti, uno dei filoni dell’asset management che cresce più velocemente. Altro elemento è  l’aver puntato molto sull’estero, siamo arrivati ad avere il 25% della raccolta dai Paesi d’Oltralpe. Siamo piccoli ma abbiamo ragionato da multinazionale”.

La lezione del passato

“Come società siamo cresciuti insieme al fondo, nel senso che la storia del Dynamic Equity ricalca la storia di Finlabo”, ricorda Guzzini  insieme al socio Anselmo Pallotta, ripercorrendo gli oltre 11 anni passati dal lancio del fondo. “Abbiamo avuto una crescita molto forte sia in termini di flussi che di organizzazione. Anche dal lato del processo di investimento c’è stata una continua evoluzione per migliorare sia i modelli sia i processi di risk management. 

Guardando al passato abbiamo avuto tanti momenti eccellenti ma anche alcuni complicati: il 2011 è stato un anno molto difficile. Era l’anno dell’apice della crisi dell’Eurozona e questo ha avuto un impatto notevole sia in termini di raccolta che di performance sul fondo. Da allora abbiamo messo in atto tutta una serie di miglioramenti che ci hanno consentito di fare bene negli anni a seguire. Dal 2012 il nostro fondo risulta primo in classifica con un rendimento medio annuo di oltre il 9%. La lezione del 2011 ci è servita da esempio”, conclude Guzzini.