Nella tavola rotonda organizzata da CAIA Italy si è dibattuto dell’impatto della tecnologia e dei Big Data sugli investimenti alternativi.
Un tempo la potenza di calcolo era molto più contenuta e i modelli econometrici si basavano più sulla componente qualitativa, mentre oggi abbiamo la possibilità di andare su grandi numeri: i Big Data. Ma non facciamoci confondere dal nome, con Big Data non si intende solo quantità, ma anche qualità dell'informazione. “Il dato è potente solo nel momento in cui viene condiviso”, spiega Massimo Di Tria, CAIA, group CIO and board member di Cattolica Assicurazioni. “Il dato isolato crea asimmetria informativa e quindi non serve a nulla”.
Mario Bortoli, founder and CEO di Euclidea, spiega che “già nel 1992 si parlava di metodi quantitativi da applicare nel mondo della finanza, anche se negli ultimi 20 anni non si sono evoluti. Oggi però, c’è una maggiore potenzialità e disponibilità di dati rispetto al passato. Non è importante lo strumento, ma l’utilizzo che ne facciamo”.
Come spiega Mario Baronci, CAIA, senior portfolio manager, head of institutional clients di Quaestio Capital, "è necessario alzare l’asticella della verifica dei dati per riuscire a trovare altri fattori di rischio". Oggi abbiamo più chiarezza sul modo di utilizzare gli strumenti e ci sono vari modi per trarre vantaggio dall’inefficienza di mercato. "Resta di primaria importanza avere una view ben definita", aggiunge Bortoli.
"Quello che si sta cercando di fare è creare dei modelli statici per la valutazione del mercato (dinamico). Bisogna ricordare che il concetto di equilibrio non può essere applicato al disequilibrio perché, come ci ha dimostrato febbraio di quest’anno, può essere molto pericoloso”, continua Baronci. “Per la calibrazione quindi, è necessario avere diversi modelli semplici e stabili che colgano le dinamiche di mercato e che possano essere confrontabili. Dobbiamo porci le domande giuste, più che darci risposte”, puntualizza Di Tria.
In Euclidea, quando un modello nuovo evidenzia delle differenze da quello vecchio, questo viene valutato con particolare attenzione. Spesso però, questi modelli, in caso di turbolenza di mercato, vengono lasciati da parte e il gestore prende le redini del portafoglio, non solo perché riesce a comprendere meglio i movimenti del mercato, ma anche perché deve riuscire a spiegare all’investitore cosa sta succedendo”, fa notare Bortoli.
Big Data: le aree funzionali con il maggior impatto
“Per definizione l’area con il maggior impatto sarà quella che si occupa di ricerca e sviluppo, ma anche il marketing trarrà un enorme vantaggio dai Big Data", spiega Di Tria. “Vorrei aggiungere che anche l’area investimenti sarà impattata", afferma Baronci. “Con l’enorme base di dati disponibile è possibile conoscere le esigenze del singolo e trovare la soluzione d’investimento tailored made”.
Per concludere, Di Tria pensa che “ci siano enormi margini di sviluppo nell’economia reale attraverso gli investimenti nel settore, anche se rimangono le difficoltà di portare certe tematiche davanti a un Consiglio di Amministrazione, per motivi di liquidità dell’investimento, orizzonte temporale e asimmetria informativa”.