Amundi: in vista del COP26 determinante allineare i portafogli agli obiettivi di neutralità

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Noah Buscher, Unsplash

In vista della COP26 di Glasgow, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà il prossimo novembre, il Presidente degli Stati Uniti ha inviato un forte segnale, chiamando gli attori economici globali con potere decisionale ad affrontare questa sfida cruciale per il pianeta. In questo contesto, Amundi ha invitato Sagarika Chatterjee, director of Climate Change del PRI e COP26 High Level Champions Team Finance lead, a condividere la sua analisi del significato e delle implicazioni di questo evento con Jean-Jacques Barbéris, head of Institutional clients and corporate coverage, Supervision of ESG Business Line della casa di gestione di investimenti francese.

Sfidata a mettersi nei panni degli investitori, Sagarika Chatterjee evidenzia quella che per lei è l'argomentazione principale: "Gli Stati Uniti sono in movimento, e questo modellerà - e sta già modellando - significativamente il panorama politico".

Per l'esperta, un investitore con un portafoglio globale non può rimanere indifferente al fatto che un numero significativo di Paesi ha sottoscritto obiettivi di emissioni nette di carbonio fino al 2030. Stati Uniti, Giappone, Canada, Cina, Corea del Sud, Unione Europea, Regno Unito… "Queste sono economie molto significative, probabilmente rappresentate in una parte significativa dei portafogli di investimento e dove il treno ha già lasciato la stazione", dice.

"Determinante è il posizionamento degli investitori in relazione ai passi intrapresi dai governi di questi Paesi verso la neutralità del carbonio. Capire quali sono i percorsi presi e cosa significano a livello di ogni settore dell'economia. Questo perché il cammino verso il net-zero non significa soltanto investire in obbligazioni verdi e disinvestire nelle società legate carbone, ma è qualcosa di trasversale, che impatta tutti i settori", afferma. In sostanza, secondo Sagarika Chatterjee, ogni segmento dell'economia dovrà adattarsi e, per gli investitori, individuare la radice e le vie da seguire in questa direzione potrebbe rappresentare un'opportunità.

Inoltre, mette in evidenza ciò che i governi si aspettano dal settore finanziario. All'interno dei progetti del COP 26, vi è attualmente una campagna chiamata race-to-zero, che include 160 aziende del settore finanziario. Aziende che si sono impegnate in un solido piano verso la neutralità del carbonio. "Questo tipo di impegno si ripercuote sui progetti dei governi e aumenta ancor di più le aspettative", afferma.

"In breve, per gli investitori, la questione del cambiamento climatico nei portafogli non dovrebbe essere guardata solo da una prospettiva di rischio climatico, ma da una prospettiva di allineare i portafogli con gli obiettivi net-zero. "Come raggiungere l'obiettivo e quali sono le soluzioni per finanziare la transizione sono le domande da porsi", spiega. "Le possibilità sono molte e le case di gestione sono molto ben posizionate per lavorare con i clienti e per schierarsi in prima linea per gli obiettivi net-zero", conclude.

Mercati emergenti, sempre più interesse per i green bond

Intanto buone notizie sul fronte della sostenibilità giungono anche dai mercati emergenti dove il comparto delle obbligazioni verdi, nonostante l'impatto del COVID-19, ha raggiunto i 40 miliardi di dollari nel 2020. E non solo. L'evoluzione di questo segmento, sostenuto da fondamentali di mercato favorevoli, dovrebbe portare entro il 2023 a raggiungere i 100 miliardi. A metterlo in luce è un recente studio realizzato sempre da Amundi in collaborazione con IFC, membro del Gruppo World Bank, che hanno pubblicato la terza edizione del report Emerging Market (EM) Green Bond 2020. A margine del lancio del rapporto Yerlan Syzdykov, global head of Emerging Markets, ha commentato: "Attraverso questa partnership unica e innovativa con IFC, Amundi continua a impegnarsi nello sviluppo del mercato dei green bond nei paesi emergenti attraverso un’intensa e concreta attività di engagement con diversi operatori di mercato per stimolare sia l'offerta che la domanda di green bond. I mercati finanziari sono destinati a svolgere un ruolo chiave nel supportare progetti sostenibili e le prospettive per le emissioni di obbligazioni verdi nei mercati emergenti rimangono solide, con emissioni che dovrebbero raggiungere i 100 miliardi di dollari nei prossimi tre anni".

Un asset class che potrebbe dimostrarsi cruciale nella ripresa post-pandemica, finanziando importanti opportunità per progetti legati alla sostenibilità, energie rinnovabili, infrastrutture verdi urbane e agricoltura intelligente sotto il profilo climatico. Sempre secondo IFC, le opportunità di investimento nei mercati emergenti potrebbero generare oltre 10.000 miliardi di dollari entro il 2030 e creare oltre 200 milioni di posti di lavoro nei settori green.