Amundi vede il PIL italiano tra -8% e -12% nel 2020 ma resta costruttiva sul debito

Monica Defend, Global Head of Research, e Matteo Germano, Head of Multi-Asset e CIO Italy, Amundi
Monica Defend, Global Head of Research, e Matteo Germano, Head of Multi-Asset e CIO Italy, Amundi

"Volendo dare una forma ideale alla contrazione e alla ripresa, pensiamo sia verosimile aspettarsi una U ‘lunga’, cioè una graduale normalizzazione che richiede tempo per tornare ai livelli pre-crisi. In Italia, per il 2020 il governo italiano stima una contrazione dell’8% annuo, seguito da una crescita del 4.7% per il 2021. Nella nostra analisi prendiamo come riferimento due possibili scenari, del -8.0% e del -12.0% per il 2020".

Questi gli scenari possiili relativi al nostro Paese secondo Amundi che ha presentato un approfondito lavoro di ricerca a firma di Matteo Germano, head of Multi-Asset e CIO Italy, e Monica Defend, global head of Research della casa di gestione in cui sono analizzate le prospettive per il nostro Paese, in particolare in materia di reddito fisso.

"Nel breve periodo, il Governo Italiano prevede un deficit del 10.4% e un Debito/PIL al 155.7% nel 2020, che sono in linea con le nostre analisi", spiegano inoltre introducendo l'argomento conti pubblici. "Un peggioramento del profilo di crescita che porti ad una contrazione del -12% porterebbe il deficit a -13% ed il debito/PIL vicino al 165%. In termini di sostenibilità nel medio e lungo periodo, sulla base delle stime del governo e se l’economia crescerà del 6.1% in termini nominali con un deficit del 5.7%, il debito potrà comunque scendere al 152.7% del PIL nel 2021. Ipotizzando una crescita nominale del 2.4% nel 2022, è possibile ipotizzare un ritorno a un avanzo primario positivo, nell’ordine dell’1.0%, con un deficit al di sotto del 3% ed un debito ridotto di un altro punto", aggiungono.

Debito_e_deficit

Un quadro non co sole tinte fosche giunte nonostante le ripercussioni della crisi sanitaria da Cobid-19 che ha colpito per primo proprio il nostro Paese. "In questi primi quattro mesi dell’anno l’attività di mercato primario del debito pubblico italiano è risultata intensa: i volumi di offerta lorda e netta collocati fino ad ora hanno già rispettivamente raggiunto circa il 47% ed il 75% dei target previsti per l’intero 2020 nelle stime di inizio anno. I progressi fin qui realizzati nella raccolta netta senza dubbio rafforzano il ruolo che ha assunto recentemente la BCE con i propri programmi di acquisto nel coprire i nuovi e ben più consistenti volumi di emissioni che si aggiungeranno a quelle già previste nei prossimi mesi", analizzano Defend e Germano.

Costo_rifinanziamento

"Rimaniamo costruttivi sul debito pubblico Italiano". Una certificazione che non ha solo una valenza formale per l'Italia dato che Amundi rappresenta la casa di gestione con più masse in Europa. "I rendimenti sono molto interessanti sia rispetto agli altri Paesi periferici, sia rispetto al mondo corporate. I rischi di abbassamento del rating del debito sovrano italiano nel breve periodo apparivano legati soprattutto alle possibili decisioni delle agenzie S&P e Fitch, entrambe precedentemente posizionate con un livello di rating BBB intermedio, un livello al di sopra di Moody’s (basso BBB) e con un outlook negativo rispetto a quello stabile di Moody’s", commentano relativamente alle analisi e decisioni delle agenzie di rating relativamente al debito sovrano dell'Italia. "Mentre S&P ha confermato la valutazione precedente in occasione della propria recente review semestrale pianificata, Fitch ha voluto per così dire bruciare i tempi, anticipando la propria review prevista a luglio per tagliare il rating di un livello, portandolo pertanto allo stesso livello di quello di Moody’s ed allineando altresì alla valutazione di quest’ultima l’outlook, modificandolo da negativo a stabile", concludono.

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