Anche in Italia saranno azionisti e creditori a salvare le banche

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foto flickr: gianluca carnicella, creative commons

Anche in Italia saranno gli azionisti e i creditori a salvare le banche. La Camera ha infatti approvato la legge di delegazione europea con 270 voti favorevoli, 113 contrari e 22 astenuti. Il testo recepisce 56 direttive e 9 decisioni quadro della Ue, andando verso un’ulteriore riduzione delle procedure d’infrazione a carico dello Stato, che attualmente ammontano a 92. Il disegno di legge definitivamente approvato a Montecitorio prevede il recepimento di norme in materia di disposizioni sull’Unione bancaria europea finalizzate alla stabilità dei mercati finanziari. Nel dettaglio, il meccanismo di vigilanza unica, la vigilanza sui depositi, la disciplina della crisi bancaria e il ricorso a strumenti di intervento pubblico.

Il testo indica principi e criteri per l’attuazione della direttiva in materia di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari e della direttiva sulle sanzioni penali in caso di abusi di mercato, prevede deleghe per l’adeguamento della normativa nazionale a disposizioni sugli strumenti derivati. Potranno poi essere previste soglie più alte per le comunicazioni rilevanti, e dovrà essere di almeno 20mila euro la sanzione per insider trading. Tra le direttive comunitarie di cui il provvedimento prevede il recepimento, c’è quella su cosiddetto bail-in per le crisi bancarie. In sintesi, la norma stabilisce che dal 2016 i problemi degli istituti di credito andranno risolti dall’interno, non con interventi esterni, anche ricorrendo ai depositi superiori ai 100mila euro, oltre che agli azionisti e agli obbligazionisti meno assicurati.

Fra i criteri di delega figura quello per cui il governo dovrà valutare “l’opportunità di stabilire modalità applicative del bail-in coerenti con la forma societaria cooperativa”. Un meccanismo, scattato nel caso di Cipro, che ribalta il meccanismo sperimentato durante la crisi finanziaria. In altre parole, si passa così da un sistema in cui la risoluzione delle crisi è imperniata sul ricorso ad apporti esterni, forniti dallo Stato, altrimenti detto bail-out, a un nuovo sistema, che ricerca all’interno degli stessi intermediari le risorse necessarie tramite il coinvolgimento di azionisti e creditori, il bail-in. “Sono escluse dall’applicazione del bail-in alcune categorie di passività, segnatamente quelle più rilevanti per la stabilità sistemica o quelle protette nell’ambito fallimentare, come i depositi di valore inferiore a 100mila euro, le obbligazioni garantite da attivi della banca, i debiti a breve sul mercato interbancario. Altre categorie di passività potranno essere escluse dall’autorità di risoluzione, in casi particolari, sulla base di una valutazione specifica degli effetti sulla stabilità sistemica e del possibile contagio”, si legge nel documento che ha accompagnato il testo in Aula.