Il gestore dettaglia il processo di costruzione del portafoglio dell’AXA WF Global Income Generation (rating Consistente Funds People), un bilanciato flessibile con l’obiettivo di generare reddito.
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"Il contesto dell'invecchiamento della popolazione, con il conseguente aumento delle necessità di ottenere fonti di reddito a lungo termine, non è una novità per gli investitori. Tuttavia, l'applicazione di stimoli quantitativi, oltre a una bassa inflazione, sta rendendo molto difficile generare questi redditi comprimendo i rendimenti del reddito fisso, ragion per cui abbiamo bisogno di andare oltre le tradizionali fonti di reddito". Ad affermarlo è Andrew Etherington, gestore del fondo AXA World Funds Global Income Generation.
Il fund manager fornisce un grafico illuminante: nel 2000, investire 100.000 euro in un'obbligazione europea a 10 anni poteva maturare all'investitore una rendita di quasi 6.000 euro; questo flusso si è ridotto a 2.444 euro nel 2011, all'inizio della crisi del debito sovrano. Attualmente, chi effettua un investimento con queste caratteristiche riscuoterebbe una rendita di soli 684 euro.
Fonte: AXA IM.
Questo prodotto multi-asset di AXA IM, che vanta del rating Consistente Funds People, ha appena compiuto quattro anni di track record, tempo in cui si è distinto per un approccio alquanto diverso rispetto ad altri fondi rientranti nella categoria ‘income’: per ottenere il reddito a cui si riferisce il gestore, non solo il fondo ricorre ad un mix di azioni e obbligazioni, ma punta anche ad altre fonti di diversificazione e ad un approccio globale. "Non gestiamo previsioni sulla curva dei tassi e non comprendiamo la curva di Phillips; per gestire il fondo, quello che facciamo è essere pragmatici, ed è per questo che ci concentriamo nel determinare quali sono le attuali fonti di reddito e quali rischi queste rappresenterebbero per il portafoglio", afferma Etherington.
In questo modo, il portafoglio si divide in due blocchi principali: asset che offrono un potenziale di crescita a lungo termine e asset che offrono redditività (che il gestore identifica come "quality income"). Etherington colloca in prima categoria le classi di attività che dovrebbero avere un flusso costante di reddito: obbligazioni inflation linked, azioni del settore sanitario e delle materie prime e, curiosamente, titoli azionari emergenti. La seconda categoria include attività con le quali il gestore prevede di migliorare il profilo di redditività del portafoglio: high yield, obbligazioni investment grade, azioni del settore immobiliare, azioni high dividend e reddito fisso emergente.
"Un multi-asset tradizionale avrebbe un portafoglio composto dal 65% in obbligazioni e dal 35% in azioni. Ciò non ci dice più nulla, perché, ad oggi, le valutazioni degli asset sono distorte", afferma il manager. L'allocazione alle attività sopra menzionate è molto dinamica: il management team può investire tra lo 0% e il 30% in attività come high yield, debito emergente o azionario high dividend; si può investire inoltre tra lo 0% e il 45% nel credito globale e tra lo 0% e il 20% in obbligazioni inflation linked. Il peso delle azioni del real estate e delle azioni emergenti può variare tra lo 0% e il 15% e, infine, l'allocazione azionaria del settore della salute o delle materie prime è compresa tra lo 0% e il 10%.
Al momento, a causa della tenuta delle valutazioni, il portafoglio è composto per il 72% da attività che offrono rendimenti e per il 18% da attività che offrono una crescita. L'obiettivo finale è quello di generare un reddito annuo del 5%, suddiviso tra circa il 3,5% in reddito e l’1,5% in apprezzamento di capitale. "Sottopesiamo il credito investment grade e vendiamo le obbligazioni a lungo termine del portafoglio - treasuries e bund -, perché queste sono caratterizzate da elevate valutazioni", afferma Etherington.
Fino all’estate del 2016, il fondo registrava una duration molto lunga, dato che, di fatto, il portafoglio voleva così riflettere il contesto macroeconomico caratterizzato dalla deflazione. Ora che i segnali di una ripresa della crescita globale e sincronizzata sono diventati più evidenti, abbiamo optato di aggiungere maggior rischio nella componente azionaria, senza coprire l'esposizione a valute diverse dall'euro. Attualmente, il portafoglio è esposto per il 68% in euro, mantenendo tuttavia un'esposizione anche in dollari statunitensi (15%), di Hong Kong (4%), di Singapore (1%) e canadesi (1%), così come in yen (2%) e in altre valute (8%).