Il miglior approccio per un investitore è quello che prevede la gestione passiva al centro e gestori con un alto active share intorno. Parola di Martijn Cremers, professore di Finanza presso l'Università di Notre Dame.
Il concetto di base è molto semplice: per sovraperformare i competitor, i fondi attivi devono differenziarsi dal benchmark di riferimento. La misura di questo spread, definita active share, può essere usata dagli investitori come strumento per valutare il grado di gestione attiva del portafoglio. Ma esiste una correlazione fra active share e rendimento? “Prevedere il rendimento è difficile ma la ricerca empirica ha dimostrato che i fondi con un basso active share (al di sotto del 60%), ovvero quelli che hanno molte azioni che coincidono con quelle del benchmark, hanno sovrapposizioni sostanziali e generano un rendimento inferiore a quello di mercato”, spiega Martijn Cremers, professore di Finanza presso l’Università di Notre Dame durante un’intervista a margine dell’European Investment Conference di Morningstar.
Ma questo non vuol dire che bisogna ignorare del tutto i gestori passivi e concentrarsi solo su quelli con un alto active share. "Io direi tutto il contrario", afferma Cremers. "La maggior parte dei fondi non ha un active share alto, e quindi a meno che non si abbia questa informazione a priori, la gestione passiva rimane il miglior approccio per gli investitori. Il cattedratico inoltre definisce con maggiori dettagli qual è, secondo lui, la strategia di maggior successo: "mi piace l'approccio core-satellite, dove il nucleo sarebbe passivo mentre per i satelliti si amplia e si diversifica introducendo gestori con un alto active share. All'interno di quest'ultimo universo, un approccio paziente premia sempre". Secondo il professore, che ha di recente scritto uno studio - Active Share and the Three Pillars of Active Management - sono tre i pilastri su cui si basa la gestione attiva: l'abilità, la convinzione e l'opportunità. Mentre l'abilità è difficile da misurare, un elevato active share significa che il gestore ha il coraggio delle sue convinzioni ed una grande opportunità di essere diverso.
In definitiva, "c'è bisogno di molta capacità per gestire con successo un fondo attivo durante un certo periodo, ed è proprio questo che io suggerisco per la parte satellite". Cremers conclude poi con un avvertimento: bisogna evitare i closet trackers, ovvero fondi per i quali stiamo pagando una gestione attiva ma che invece non stanno facendo meglio del benchmark.