Il concetto di base è molto semplice: per sovraperformare i competitor, i fondi attivi devono differenziarsi dal benchmark di riferimento. La misura di questo spread, definita active share, può essere usata dagli investitori come strumento per valutare il grado di gestione attiva del portafoglio. Ma esiste una correlazione fra active share e rendimento? “Prevedere il rendimento è difficile ma la ricerca empirica ha dimostrato che i fondi con un basso active share (al di sotto del 60%), ovvero quelli che hanno molte azioni che coincidono con quelle del benchmark, hanno sovrapposizioni sostanziali e generano un rendimento inferiore a quello di mercato”, spiega Martijn Cremers, professore di Finanza presso l’Università di Notre Dame durante un’intervista a margine dell’European Investment Conference di Morningstar.
Approccio 'core-satellite': ecco i fondi che vale la pena comprare

Snebtor,Flickr, Creative Commons
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