Basta il primo turno per decidere le elezioni nel Paese latino-americano che rafforza i controlli sui capitali. A Buenos Aires arriveranno i rappresentanti del Fondo monetario internazionale.
Basta il primo turno all’Argentina per eleggere il nuovo Presidente. Alla Casa Rosada va Alberto Fernandez, peronista, che non il 48% dei voti vince le elezioni staccando di 8 punti percentuali, 48% contro 40%, il Presidente uscente Macrì. La legge elettorale argentina prevede vittoria alla prima tornata in caso di un risultato superiore al 45% dei votanti e toccherà dunque a Fernandez cercare la ricetta giusta per guidare il Paese con obiettivo primario, e pressante, risollevarsi da una crisi finanziaria che ancora una volta porterà i rappresentanti del Fondo monetario internazionale a Buenos Aires. Questa la visita maggiormente attesa dai mercati che avverrà nei prossimi giorni, certamente prima dell’effettivo insediamento del nuovo Governo fissato per il 10 di dicembre.
Macrì perde ma non sprofonda
“L’instancabile campagna elettorale delle ultime due settimane del Presidente uscente è riuscita comunque a mantenere Cambiemos una forza rilevante”, commenta Edwin Gutierrez, responsabile Emerging Market Sovereign Debt di Aberdeen Standard Investments. “Infatti, se da un lato Fernandez sarà in grado di ottenere un sufficiente sostegno in entrambe le Camere per avere una maggioranza semplice, Cambiemos manterrà un potere di veto per tutto ciò che comporta cambiamenti costituzionali”, aggiunge. Rapporti di forza giudicati come positivi da Verena Wachnitz, gestore del fondo T. Rowe Price Latin America di T. Rowe Price. “Senza una maggioranza al Congresso, l’azione di Alberto Fernandez sarà limitata dall’opposizione più forte di Cambiemos. Ciò ridurrà il rischio di assistere a sviluppi estremi come cambiamenti alla costituzione. Al momento sembra molto improbabile che assisteremo a un’implosione di Cambiemos, scenario che lascerebbe carta bianca ai kirchneristi”, afferma. “Un altro rischio che sembra essere diminuito”, prosegue Wachnitz, “è quello di una transizione disordinata. La Banca Centrale Argentina (BCRA - Banco Central de la República Argentina) ha già imposto controlli più stingenti sul capitale, e gli sforzi volti a implementare tali misure prima dell’effettivo cambiamento al Governo il 10 dicembre, inizieranno fin da subito”.
“Il discorso iniziale di Fernandez è stato percepito come moderato”, ha commentato Uday Patnaik, head of Emerging Market Debt di Legal&General Investment Management. “Inoltre”, ha aggiunto, “è previsto per oggi un incontro tra Macri e Fernandez per iniziare la transizione, il che è chiaramente positivo. L'Argentina ha anche rafforzato i controlli sui capitali domenica 27 ottobre dopo che Fernandez ha vinto le elezioni. 200 dollari al mese è il massimo consentito per l'acquisto tramite conti bancari rispetto ai $ 10.000 al mese in precedenza. Ancora una volta, questo non dovrebbe essere visto come una sorpresa dopo le elezioni. Il mercato si concentrerà immediatamente sugli appuntamenti del gabinetto di Fernandez e sulla direzione dei colloqui con il Fondo monetario internazionale”.
Altro fronte problematico sottolineato da Verena Wachnitz, gestore del fondo T. Rowe Price Latin America, riguarda i rapporti interni al fronte peronista vincitore della elezioni. “Il conflitto interno tra Kirchner e Fernandez”, ha sottolineato, “potrebbe limitare i tentativi di perseguire un percorso economico più ortodosso e probabilmente assisteremo a un mix di politiche come il controllo sui capitali, un aggiustamento fiscale limitato, tasse sull’export più elevate, monetizzazione, controlli sul rapporto tra prezzi e salari e default o rinegoziazione del debito”.