Lo conferma l’aggiornamento semestrale dell’Osservatorio PIR dell’associazione. I PIR ordinari superano i livelli minimi di investimento previsti per le società a minore capitalizzazione.
Un mercato “tonico”, che continua a veicolare l’interesse degli investitori verso le aziende di medio-piccole dimensioni. L’aggiornamento semestrale dell’Osservatorio PIR di Assogestioni dà conto di una piazza che a fine 2022 vale circa 18,4 miliardi di euro tra PIR ordinari e alternativi. In particolare, gli analisti segnalano l’effetto su small e mid cap: l’incidenza degli investimenti dei PIR ordinari sul flottante degli indici di borsa si attesta al 9% per l’Euronext Growth Milan (EGM) e le small-cap, e al 10% per le mid-cap, contro l’1,4% dell’indice Ftse Mib. “Ora che il mercato dei PIR si può dire maturo, ciò che osserviamo è che questi strumenti stanno effettivamente offrendo supporto alle piccole e medie imprese italiane, ponendosi come fonte vitale di sviluppo e crescita per questo segmento così caratterizzante del tessuto imprenditoriale italiano”, commenta Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi, Assogestioni.
Altro fattore evidenziato dai dati semestrali è quello relativo ai PIR ordinari che hanno “nettamente” superato i livelli minimi di investimento previsti per le società a minore capitalizzazione. La normativa, infatti, stabilisce che sul 70% del portafoglio investito in emittenti italiani, debba essere investito al di fuori del Ftse Mib almeno il 25% e, a esclusione sia del Ftse Mib sia del Mid-cap, almeno il 5 per cento. Ebbene, i PIR attualmente hanno superato entrambe queste soglie, arrivando rispettivamente al 52% e al 17 per cento.
La composizione dei portafogli
Un altro elemento posto all’attenzione dagli analisti, è la composizione del portafoglio attualmente investito dai PIR alternativi, che risulta molto favorevole verso le aziende non quotate, con un peso pari all’82% del totale. Il 9% è diretto all’EGM, il 6% in small-cap e il 3% in mid-cap. In particolare, il 24% del non quotato riguarda aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni, mentre il restante 76% è composto da aziende con un fatturato tra i 50 e i 250 milioni. Anche il 47% delle società dell’EGM incluse negli investimenti dei PIR alternativi fattura meno di 50 milioni.
Focus sul comparto tecnologico
Lo spaccato dei dati fornisce dettagli anche sulle classi di fatturato e sul numero dei dipendenti delle aziende quotate messe nel mirino dei PIR ordinari: il 48% degli investimenti effettuati sull’EGM riguarda società con un fatturato fino a 50 milioni e il 40% ha meno di 250 dipendenti, a segnalare ancora una volta la piccola-media dimensione delle aziende target. Un altro elemento interessante riguarda lo spaccato settoriale, che sottolinea come oltre il 35% delle aziende dell’EGM su cui investono i PIR ordinari appartenga al comparto tecnologico. L’orientamento appare analogo anche per i PIR alternativi, un mercato ancora piuttosto contenuto, che ad oggi vale 1,4 miliardi di attivi.