In un contesto globale caratterizzato dall’inflazione in graduale discesa, dalle attese sulla politica monetaria delle principali Banche centrali che dovrebbero tagliare i tassi di interesse nel corso dell’anno e dalle elezioni che coinvolgeranno metà della popolazione mondiale, gli esperti del settore si concentrano sulle migliori strategie da adottare sul fronte dei mercati emergenti. All’interno dell’area il focus di rivolge a due Paesi: l’India e la Cina. La prima, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, crescerà del 6,5% sia nel 2024 che nel 2025. Tuttavia, l’azionario indiano non è a buon mercato. L’equity cinese, invece, presenta delle valutazioni a sconto, anche se Pechino attualmente sta fronteggiando diversi venti contrari, tra cui la crisi del settore immobiliare. Inoltre, l’eventuale vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane che si svolgeranno a novembre potrebbe causare un aumento dei dazi a discapito della Cina. Il confronto tra i due Paesi è stato affrontato nel corso del Fund Selector Talks con focus Equity organizzato da FundsPeople che si è svolto il 13 marzo.
Azionario emergenti, India e Cina a confronto
Anthony Corrigan, client portfolio manager di Vontobel AM afferma che in generale “le valutazioni dell’azionario dei mercati emergenti sembrano abbastanza buone. Siamo cautamente ottimisti sul fatto che i Paesi in via di sviluppo possano ricoprire una buona posizione all’interno dell’asset allocation nel medio termine, anche se molto dipenderà dalla capacità delle società di generare utili”. Al momento, “stiamo cercando di essere il più diversificati possibile dal punto di vista dei Paesi e dei settori”, spiega l’esperto, aggiungendo che il gruppo ha “sottopesato l’India e sovrappesato leggermente la Cina”. Corrigan ritiene “che sia necessario essere cauti quando si guarda all’India perché è un mercato molto costoso dal punto di vista delle valutazioni. Attualmente abbiamo degli investimenti ma facciamo fatica a selezionare nuove società su cui puntare vista la nostra strategia di ricercare aziende che presentino un potenziale di rialzo di almeno il 25%”. La Cina invece a detta dell’esperto “sul fronte delle valutazioni possiede un potenziale di rialzo che potrebbe realizzarsi anche se al momento il Paese asiatico si trova a fronteggiare molti venti contrari. In questo contesto penso che sia molto importante possedere i titoli giusti: nel nostro processo di selezione teniamo ovviamente in conto la geopolitica. Ad esempio, siamo molto attenti a selezionare società che non siano esposte a un eventuale aumento dei dazi da parte degli Stati Uniti”.
1/3William Trevisan, gestore di portafoglio di Pharus Management Lux SA - Milano Branch spiega che il gruppo ha ridotto “l’investimento sull’azionario dei Paesi emergenti. Attualmente siamo poco esposti all’equity dei mercati in via di sviluppo e in particolare siamo presenti solo in Cina e in India”. Pechino è stata selezionata “sulla base delle valutazioni dei titoli che sono molto basse”, spiega l’esperto. L’india invece, come sottolinea Trevisan, “attualmente sembra essere l’investimento più in voga a livello mondiale anche se le valutazioni dell’equity sono elevate e quindi da monitorare con particolare attenzione”. Per quando riguarda le modalità di selezione dei fondi azionari dei Paesi emergenti all’interno del processo di investimento l’esperto pensa che “lo svolgimento della due diligence sia molto importante per analizzare nel dettaglio la situazione soprattutto per la presenza di molte criticità dal punto di vista geopolitico nell’area”. Ci sono poi altri fattori rilevanti da considerare come ad esempio “le competenze e l’abilità del gestore del fondo”, conclude Trevisan.
2/3Ciro Vuolo, head of fund solutions Italy di Deutsche Bank riferisce che il gruppo “ha un’esposizione ai mercati emergenti in ottica di allocazione strategica” e sottolinea che “la presenza dei Paesi in via di sviluppo in portafoglio non viene messa in discussione ogni anno, ma su base trimestrale si cerca di sovrappesare o sottopesare alcune aree”. Sulla Cina al momento l’esperto ha una visione prudente. “Il mercato azionario di Pechino sta entrando in una fase di profonda sottovalutazione”, fa notare Vuolo, che tuttavia non si aspetta “nel breve termine una ripresa da questi livelli. Gli Stati Uniti stanno performando bene rispetto a tutti gli altri Paesi e in Europa ci sono delle buone società che stanno ottenendo dei risultati molto positivi. Quindi, non vedo qualcosa di speciale sul fronte emergente”. Per quanto riguarda l’investimento nei fondi azionari dei Paesi in via di sviluppo, l’esperto guarda in modo particolare “all’abilità del gestore di effettuare un’allocazione basandosi anche sull’analisi macroeconomica, alla capacità che ha il portfolio manager di recuperare dal drawdown e di sovraperformare il benchmark”.
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