Banche italiane, il mercato degli NPL è in ripresa

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foto: autor Emiliano, Flickr, creative commons

In attesa che arrivi una soluzione per i crediti dubbi, le banche italiane hanno in corso la progressiva riduzione delle sofferenze che da anni appesantiscono i loro bilanci. Con l’ultimo portafoglio di sofferenze da 1,2 miliardi rilevato da Unicredit, AnaCap, operatore di private equity specializzato in investimenti nei servizi finanziari europei, porta a sei miliardi gli acquisti di NPL italiani negli ultimi tre anni. Banca Intesa ha in corso la gestione di un deleverage complessivo di tutto ciò che non è core. Qualcosa, in altre parole, si muove sul mercato dei crediti deteriorati. C’è ancora molto da fare ma la strada è stata intrapresa. Lo ha confermato anche Sabine Lautenschlaeger, membro del board esecutivo della BCE, a margine di un convegno a Milano. Che ha dichiarato: “il sistema bancario italiano è sulla buona strada ma deve essere fatto di più, ad esempio in tema di non performing loans. Il sistema bancario italiano, comunque, è migliorato molto” citando governance e livelli di capitale.

Sta di fatto che il 2015 si candida a essere l’anno della migliore performance in un decennio con operazioni fino a 10 miliardi di euro grazie alla discesa in campo, a fianco di istituti di grandi dimensioni, di alcune banche di medie dimensioni. Veneto Banca e Banca Carige hanno messo sul mercato due portafogli di sofferenze per oltre un miliardo di euro ciascuno e le transazioni potrebbe essere chiuse entro la fine dell’anno, “a seconda del piano strategico che metteranno in atto e delle condizioni di mercato”, fa sapere una fonte. Anche Carige e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio è in trattative con alcuni investitori per vendere non-performing loan. Oltre alle vendite attese da parte di banche di piccole dimensioni, gli investitori specializzati in questo tipo di operazioni si aspettano anche di potere intervenire sulle cessioni di crediti da parte di società di credito al consumo che puntano a ridurre lo stock di sofferenze. Secondo PwC, includendo le operazioni già in corso di grandi banche come UniCredit e MPS, il totale delle sofferenze cedute quest’anno potrebbe salire oltre i 10 miliardi di euro. “Siamo già arrivati quasi a 10 mld. Questa si candida per essere la migliore performance per il mercato italiano dal 2005”, commenta Antonella Pagano, partner di PwC Advisory in Italia.

Continua: “in 9 mesi è stato fatto di più dell’intero 2014 e più del 2013. Le più recenti operazioni, a differenza delle precedenti che puntavano perlopiù a ripulire i bilanci delle banche, sono di deleverage bancario vero e proprio, anche sotto la sorveglianza europea. Le banche saranno sempre più incentivate a cedere attivi ‘distressed’ e cominceranno dalle sofferenze ma la tendenza è verso la riduzione dell’intero stock problematico”. Dopo un avvio lento, insomma, le operazioni di vendita di NPL in Italia stanno accelerando grazie a un contesto di bassi tassi di interesse nella zona euro che alimenta l’appetito per asset più rischiosi con maggiori rendimenti, come i distressed asset. Inoltre lo scorso agosto il governo italiano ha approvato delle misure per accelerare l’escussione delle garanzie sui crediti e un regime fiscale più favorevole sulle rettifiche di valore. “Da una parte c’è tantissima liquidità, gli investimenti remunerativi sono pochi e l’Italia, allo stesso tempo, ha riacquistato un pò di credibilità in più.

La percezione di rischio è diminuita anche grazie a riforme che si stanno facendo sulla parte della legge fallimentare sulle procedure che tendono a ridurre le lungaggini delle procedure. L’entità delle misure che stanno adottando certo è da vedere ma stiamo andando nella direzione giusta”, precisa la manager. Queste misure dovrebbero ridurre il gap tra domanda e offerta e sviluppare un mercato secondario delle sofferenze in Italia, aiutando il sistema bancario nazionale ad alleggerirsi della parte più deteriorata del credito (e più facile da cedere) di quasi 200 miliardi di crediti inesigibili (a giugno 2015 erano 194 mld). Conclude la Pagano: “si dice che l’Italia è la Spagna di tre anni fa. Ci sono state molte operazioni anche di cessioni di piattaforme bancarie che sono andate ai principali investitori. Anche Irlanda e UK hanno fatto tanto. Il mercato italiano rimane, insomma, indietro rispetto al boom registrato in altri paesi mediterranei e dovrebbe registrare una forte accelerazione il prossimo anno per poter smaltire almeno una parte di quei 200 miliardi di sofferenze accumulate nell'ultima recessione”.