I principi Torlonia, a capo della più antica banca privata romana, scelgono di fare entrare il gruppo globale di riassicurazione per il proprio restyling. Focus sul private banking.
A tre settimane dall'annuncio dell'operazione, arriva la firma ufficiale: Banca del Fucino si rafforza nel settore del private banking e del wealth management di alta gamma e lo fa sottoscrivendo un un Memorandum of Understanding con il Gruppo Barents, tra i principali gruppi indipendenti di riassicurazione a livello mondiale. I principi Torlonia, a capo della più antica banca privata romana, scelgono quindi di fare entrare il gruppo fondato nel 1996 (che conta su una presenza globale consolidata, con oltre 600 rapporti di riassicurazione sviluppati in 70 Paesi) per il proprio restyling.
L’operazione, soggetta all’approvazione delle autorità competenti e al completamento delle attività di due diligence, prevede infatti un aumento di capitale di 55 milioni di euro e il deconsolidamento dell’intero portafoglio di circa 300 milioni di euro di crediti deteriorati lordi (NPE) di Banca del Fucino, attraverso la strutturazione di una cartolarizzazione con apposita garanzia rilasciata da Barents. Questo dovrebbe consentire a Banca del Fucino di rafforzare i propri ratio patrimoniali e neutralizzare totalmente l’impatto del portafoglio di NPE sul proprio bilancio già a partire dalla chiusura dell’anno in corso.
Puntare sul private
Il piano industriale della durata di cinque anni - in fase di finalizzazione con il Gruppo Barents - punta a rafforzare poi la crescita nel private banking attraverso anche l’aggregazione di altre realtà del settore, l’ingresso di nuovi professionisti attivi nella gestione di grandi patrimoni e la possibile quotazione in Borsa della banca.
A guidare la divisione resterà comunque Salvatore Pignataro. Lo scorso triennio (2015/2017) l’area private di Banca del Fucino ha più che triplicato le masse in gestione, mentre il totale degli AuM della banca a fine 2017 ha raggiunto 2,7 miliardi di euro.