Bce, tassi ed exit strategy invariati

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foto: autor MPD01605, Flickr, creative commons

Nessun cambio di rotta: tassi ed exit strategy invariati. Come ampiamente atteso, la Bce ha lasciato invariato sia il tasso di rifinanziamento che quello di deposito, rispettivamente al -0,4% e allo 0,0%. La Banca Centrale ha confermato nuovamente la propria intenzione di terminare il programma di acquisto di asset entro la fine dell’anno (continueranno al ritmo di 15 miliardi di euro al mese a partire da ottobre - dai 30 miliardi attuali - e termineranno il 31 dicembre 2018) e di lasciare invariata la propria politica monetaria fino a dopo l’estate 2019.

La decisione non ha preso alla sprovvista il mercato che, come spiega Garland Hansmann, portfolio manager di Investec Asset Management, “non si aspettava cambiamenti e quindi non c’è stata alcuna reazione. L'unica incertezza rimaneva sulla conferma della conclusione del programma di acquisto di titoli, dato che la Bce aveva lasciato l'opzione in qualche modo aperta. La nostra opinione è che il mercato sia forse un po’ troppo ottimistico e sta già ipotizzando che si possano verificare momenti di tensione in relazione a l'euro, ai mercati emergenti o ad una potenziale guerra commerciale; se ciò non accadesse, tuttavia, la Bce potrebbe dover aumentare i tassi di interesse più rapidamente di quanto il mercato stia valutando oggi”, dice l’esperto.

Concorda anche Charles St-Arnaud, senior investment strategist di Lombard Odier IM: “Temiamo che la Bce possa avere un atteggiamento un po’ troppo ottimista in merito all'inflazione, in particolare visto che quella core resta ostinatamente bassa all'1,0% con moderate pressioni inflazionistiche sottostanti. Tuttavia, riteniamo che, se da un lato, la Bce terminerà il proprio programma di acquisto di attività alla fine dell'anno, dall’altro, aspetterà ancora un po’ prima di procedere con il primo rialzo dei tassi. Detto ciò, è probabile che il primo incremento dei tassi verrà approvato durante il meeting di settembre 2019, ma potrebbe anche essere spostato qualora l’inflazione core non si avvicinasse al target del 2%”.

Se la crescita dell’Eurozona è stata deludente, la Bce rimane dunque fermamente concentrata su una ripresa dell’inflazione e della crescita dei salari. “Tuttavia questo non vuol dire che l’inasprimento monetario sia dietro l’angolo”, spiega Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets. “La Banca centrale ha fatto ben poco per modificare le attese del mercato, secondo cui il primo rialzo dei tassi avverrà verso la fine del prossimo anno. Questa gradualità è pensata appositamente per non destabilizzare i mercati oggi, ma genera delle preoccupazioni nel medio termine sul fatto che la Bce abbia le risorse necessarie in termini di politica monetaria per gestire una prossima eventuale crisi nell’Eurozona, sempre che non sia già in atto”. 

Le altre banche

Mentre la situazione della Bce è stata dunque più sfumata, come ricorda Garland Hansmann, la decisione della banca centrale turca era fonte di preoccupazione. “Guardando alla Turchia, i mercati erano preoccupati che la Banca centrale avrebbe aumentato i tassi di poco o nulla. Ma nonostante i commenti del presidente Erdogan poche ore prima, la banca centrale ha votato per aumentare i tassi di interesse di tre punti percentuali dal 21% al 24%. È probabile che il mercato consideri questo passo un segnale abbastanza forte da per contrastare la crisi”, dice l’esperto.

Situazione diversa per la Bank of England, dove nessun analista o economista si aspettava un aumento dei tassi di interesse. “Non ci aspetteremmo automaticamente di vedere un rialzo dei tassi da parte della Bank of England nel prossimo futuro, anche se sembra che il mercato stia valutando la possibilità di un rialzo dei tassi prima dell'arrivo della Brexit”. “Alla luce dei rischi interni ed esterni, è probabile che la Banca d’Inghilterra disattenda le sue mosse, rimanendo al di sotto del tasso Goldilocks” afferma Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes Investment Management. “L'inasprimento cruciale, graduale e limitato, è subordinato ad una transizione relativamente agevole alla Brexit, un'ipotesi che potrebbe crollare qualora i negoziati dovessero fallire. In futuro, la Banca continuerà a concentrarsi sull'evoluzione dei negoziati sulla Brexit e sull'andamento dell'economia, verificando se nel corso del processo esso sarà in linea con le previsioni cautamente positive.