Una selezione che affonda le radici nell’analisi quantitativa. “Trattiamo qualsiasi fondo come se fosse un oggetto ‘asettico’, soprattutto nella fase iniziale”, a dirlo è Marco Bernardeschi, head of investment advisory di Banca Ifigest, almeno, questo per la costruzione dei portafogli modello. Sì, perché la selezione dei fondi operata dall’advisory desk della banca privata nata nella prima metà degli anni 80 ha un orizzonte preciso, definito dalla duplice anima della piattaforma Fundstore, nata nel 2000, e che si rivolge sia a clienti finali (B2C) sia ai consulenti finanziari della rete di Banca Ifigest (B2B). Bernardeschi, in quanto responsabile advisory, oltre a predisporre portafogli modello sulla piattaforma, è responsabile della costruzione di una serie di mandati di gestione esclusivamente in ETF per la rete della Banca e, incontrato da FundsPeople nella sede fiorentina dell’istituto, spiega i passaggi che portano alla definizione della proposta di investimento.
Bernardeschi (Banca Ifigest): “Nella selezione, focus sull’analisi quantitativa”
La possibilità di acquistare direttamente fondi su Fundstore passa per un lavoro a monte, e la razionalizzazione dei cinque portafogli modello (azionario, obbligazionario, bilanciato, flessibile e total return), avvenuta la scorsa estate, è sorretta dal lavoro di analisi, elaborazione e modifica gestito da Bernardeschi con il suo team. “Analizziamo diversi parametri quantitativi – afferma l’esperto – a partire dagli indici di efficienza, passando per quelli di trend, di momentum. Costruiamo il portafoglio facendo uso di correlazioni ed equivalenze con tutto l’arsenale matematico che abbiamo a disposizione”. In questo preciso ambito, dunque, l’analisi qualitativa, pur mantenendo la sua importanza, esula dalla pratica. “L’analisi qualitativa è importante in quanto è sempre necessario conoscere il gestore”, afferma l’esperto, “tuttavia, nell’ordine del risultato finale di un portafoglio esclusivamente in fondi, è un esercizio meno centrale, a meno che non si tratti di un portafoglio a benchmark, in quel caso la conoscenza del team di gestione assume una valenza maggiore”. Su un portafoglio total return, “che fa ampio uso di strategie alternative o di asset e fondi che non abbiamo una direzionalità così spiccata”, il dialogo con il gestore, dunque “ha un’incidenza limitata”. Bernardeschi precisa, tuttavia, come questa sia una “modalità di azione peculiare del suo team di lavoro, non la filosofia della banca”.
1/4In questo modo, la modalità di investimento di Fundstore va a complemento del core business di Banca Ifigest (la gestione) rivolgendosi non soltanto agli investitori dell’istituto ma a tutta una platea di investitori esterni. “Fundstore è il risultato di una scelta estremamente ampia in ambito selezione, con 6.800 fondi acquistabili dal cliente senza influenze commerciali, in un universo che va dalle case più grandi alle nicchie. Di questa estrema diversificazione si è avuto un esempio lampante nel 2022, quando tutti i fondi CTA che seguivano strategie di momentum hanno fatto molto bene nel mercato, e la possibilità di proporli e acquistarli ha fatto la differenza per gli investitori”.
2/4“Un processo di investimento perché sia attrattivo e a lungo termine non deve essere solo efficiente, perché la tolleranza dell’investitore può essere asimmetrica ai mercati finanziari e quindi ci vuole un approccio che sappia stimolare anche la ricerca di nuove opportunità di investimento”, afferma Bernardeschi indicando come la monotonia sia “un rischio del nostro lavoro”. Secondo l’esperto, infatti, “ci si espone alla possibilità di non attrarre l’attenzione del cliente e, di conseguenza, in un momento difficile questa attenzione si può perdere, mentre se si dà uno spunto differenziale e un’idea da poter perseguire si fa la differenza”. L’analisi, come detto, in quanto prettamente quantitativa è di tipo top down. “Scremiamo i fondi sulla base dei numeri, ma ci diamo anche un bias all’asset allocation”, questo deriva dalle linee guida definite dal comitato investimenti interno e dalle attese sui mercati. “Siamo in un momento di transizione e, in fasi come queste, tornare alle asset class tradizionali (in particolare all’obbligazionario) rappresenta una sorta di rassicurazione per gli investitori. Per questo motivo in questi mesi stiamo analizzando fondi e strumenti che abbiano un benchmark, e una linea chiara di investimento”.
3/4In mancanza di una direzionalità precisa del mercato (impattata anche dall’andamento ancora in ascesa dell’inflazione e dalle politiche restrittive delle banche centrali) “le strategie CTA, quantitative e principalmente trend following come quelle che vengono offerte nell’universo Ucits un po’ soffrono”, afferma Bernardeschi, per questo motivo “cerchiamo di affrontate l’analisi del fondo da un punto di vista tradizionale, ci rivolgiamo ai settori e cerchiamo di non essere generalisti nella selezione individuando prodotti che abbiano un bias sull’obbligazionario”. L’esperto non nasconde l’interesse verso la parte emergente “che ha un flusso cedolare molto interessante e, a nostro avviso, una parte di apprezzamento potenziata sul lato valutario visto che il loro rientro dall’operazione di innalzamento dei tassi è in fase più avanzata rispetto ai mercati principali USA e UE presentando in molti casi tassi d’interesse reali positivi”. Cercando qualcosa di un po’ più particolare, “si va anche su singole aree geografiche o su singoli settori (penso ai finanziari sulla parte Europa). È un esempio sul modo di ragionare di adesso, ma lo facciamo per dare un approccio sui singoli temi rispetto alla banca che è focalizzata sull’asset allocation strategica (un po’ il lato distintivo della consulenza). Il nostro compito – conclude l’esperto – è andare a cercare un po’ di trading rispetto alla visione a largo spettro che ha l’istituto”.
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