Per il presidente della SGR, l’opinione pubblica oggi è sensibile e ingaggiabile, ma mancano gli strumenti di indirizzo economico-finanziario. I cittadini chiedono prodotti finanziari sostenibili e responsabili, ma il cambiamento vero avverrà quando il mercato sarà indirizzato e regolamentato.
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Una delle tematiche sociali attualmente più sentite dagli investitori è quella legata ai cambiamenti climatici. L’attenzione crescente verso tale questione può essere un importante incentivo a cambiare per il mercato, sebbene il rischio di greenwashing sia sempre dietro l’angolo. “All’ultimo Salone del Risparmio, quasi tutte le società di gestione si sono presentate come 'verdi e sostenibili'. In molti casi la proposta ai clienti di un approccio ‘green’ si configura più come un’azione di marketing che come convinzione strategica”, commenta Ugo Biggeri, presidente di Etica SGR. “Ad ogni modo”, prosegue, “l’attenzione agli aspetti di sostenibilità è un segno che il mercato sta andando in questa direzione ed è già un risultato importante. Il passo successivo sarà misurare l’impatto che questo nuovo approccio avrà sul mercato”.
Sin dalla sua nascita, avvenuta quasi 20 anni fa, Etica SGR è sempre stata impegnata sul fronte del cambiamento climatico, escludendo dai propri investimenti settori particolarmente impattanti in termini di emissioni di gas climalteranti, come il comparto petrolifero o quello estrattivo, e scegliendo le società più sostenibili dal punto di vista ambientale. Una scelta che non ha certo penalizzato i rendimenti della società, ma anzi ha aiutato a tenerli stabili in determinati periodi.
A maggio di quest’anno, Banca d’Italia ha rilasciato un comunicato importante, dichiarando di investire i propri fondi con criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG). “L’aspetto rilevante di questo annuncio”, sostiene Biggeri, “è che la scelta sia dettata dall’obiettivo di valorizzare la responsabilità sociale delle imprese e di migliorare la gestione del rischio finanziario e reputazionale. Questo perché condotte aziendali poco sostenibili possono generare costi e rischi non solo per le imprese, ma per il sistema economico nel suo complesso e riflettersi, talora anche nel breve periodo, sulla stabilità finanziaria e sulla crescita economica”.
La finanza, sostiene il presidente della SGR, benché complessa e volatile, persegue la stabilità economica e per questa ragione risulta sempre più indispensabile saper fronteggiare scenari rischiosi dal punto di vista climatico e più in generale dal punto di vista ESG. “C’è da dire che, in quanto regolatore, la Banca d’Italia potrebbe aiutare il mercato ad andare nella direzione della sostenibilità in maniera strutturata, emanando direttive che favoriscano gli investimenti sostenibili e responsabili. Ci sono già molteplici linee guida in questo senso, ma nessuna stringente e davvero normativa”, aggiunge Biggeri.
Secondo l’esperto, l’opinione pubblica oggi è sensibile e ingaggiabile, ma mancano gli strumenti di indirizzo economico-finanziario. “I cittadini chiedono prodotti finanziari sostenibili e responsabili, ma il cambiamento vero avverrà quando il mercato sarà indirizzato e regolamentato”, spiega. Un esempio derivato dal mondo del lavoro è utile per capire la dinamica a cui Biggeri si riferisce: “Quando è stato deciso di regolamentare in modo diverso il lavoro (40 ore, no al lavoro minorile, no alla schiavitù) secondo alcuni l’economia non avrebbe più funzionato. La storia ha dimostrato il contrario. Quando i disincentivi sono chiari l’effetto non è il blocco del mercato, ma uno stimolo al miglioramento, creando innovazione. In questo momento probabilmente manca il coraggio per questo passo”.
Secondo Biggeri, infatti, è ancora troppa la resistenza nel regolamentare il mercato. “Le piattaforme che funzionano bene di solito contano su poche regole chiare a tutti e non su tantissime piccole regole che gli operatori economici non sono in grado di seguire e rispettare”, commenta. “Se ci fosse una carbon tax, per esempio, il mercato si adatterebbe e diventerebbe e efficiente nel ridurre l’anidride carbonica emessa, creando nuovi posti di lavoro, innovazione, ricerca. In questo senso i cambiamenti climatici rappresentano una grande opportunità economica per tutti. Il problema è che nella scarsa chiarezza gli imprenditori non investono”, afferma.
Le soluzioni di investimento sostenibile e responsabile di Etica SGR si pongono l’obiettivo di creare opportunità di rendimento in un’ottica di medio-lungo periodo, puntando all’economia reale e premiando imprese e Stati che mettono in pratica azioni virtuose in materia ambientale, sociale e di governance. “Con un po’ di orgoglio posso dire che siamo pionieri anche per la divulgazione dei risultati dell’impatto ambientale e sociale. Abbiamo aderito al progetto CDP (Carbon Disclosure Project) per misurare l’impatto in termini di carbonio degli investimenti azionari dei nostri fondi, e con il nostro ‘Report di impatto’ presentiamo ogni anno in modo chiaro e trasparente i risultati di impatto ESG degli investimenti azionari dei nostri fondi rispetto al mercato di riferimento e le attività di dialogo condotte con le società oggetto di investimento”, spiega il presidente della SGR.
“Il nostro obiettivo è cercare di contribuire nel nostro piccolo, con successo, anche alla risoluzione di problemi globali. Non è un caso che abbiamo scelto di legare i nostri risultati in termini di impatto positivo ambientale, sociale e di governance agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs). Vogliamo convincere i nostri clienti che investire per il proprio futuro e per il futuro del pianeta è possibile”, conclude Biggeri.
L'articolo è tratto dalla testimonianza di Ugo Biggeri raccolta da Patrizia Martello, docente di Sociologia dei Consumi e della Comunicazione presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA).