In attesa dell’esito elettorale del 26 ottobre, gli esperti suggeriscono di mantenere una posizione difensiva e puntare sugli esportatori, proprio alla luce della progressiva debolezza della divisa carioca.
Saranno decise al ballottaggio in programma il 26 ottobre le elezioni presidenziali in Brasile e saranno una sfida fra il capo di Stato in carica Dilma Rousseff e il candidato di centro-destra Aecio Neves. Gli exit poll hanno rivisto in testa Dilma Rousseff, presidente in carica, con il 42%, percentuale però non sufficiente per aggiudicarsi il secondo mandato presidenziale dato che avrebbe dovuto ottenere il 50% + 1 dei voti. Mentre è uscita dal gioco la leader ambientalista Marina Silva, fino a un paio di settimane fa considerata in rampa di lancio. La grande sorpresa ora è Aecio Neves (il candidato conservatore) che disputerà il 2° turno.
Dal punto di vista macroeconomico, secondo gli esperti, “gli ultimi mesi hanno mostrato un lento e graduale declino. Gli indicatori di produzione industriale di agosto hanno mostrato una nuova contrazione e un’economia che potrebbe rimanere in recessione anche nel terzo trimestre, per poi rialzarsi minimamente nell’ultima parte dell’anno”. Le stime di crescita per il 2014 vedono un PIL poco superiore a zero, mentre la previsione è migliore di oltre un punto per il 2015. Sebbene le prospettive di crescita economica potrebbero quindi risultare anemiche anche nel 2015, questo indipendentemente dagli esiti elettorali, “il risultato potrebbe comunque sbloccare il clima di pesante incertezza riportando un atteggiamento di maggiore fiducia, anche da parte degli operatori esteri”.
Secondo gli analisti del mercato azionario brasiliano, infine, l’attuale periodo risulta comunque instabile e con la possibilità di un aumento della volatilità; dopo il buon rialzo estivo, l’indice Bovespa ha perso il 12% a settembre, mese nel quale si è notato una forte pressione sulle maggiori società a partecipazione statale. In attesa dell’esito elettorale meglio mantenere una posizione difensiva e puntare sugli esportatori visto la progressiva debolezza della divisa carioca”. Il paradosso di questa elezione, concludono, “è che il Brasile, pur desiderando una certa discontinuità rispetto al passato, ha preferito consegnare di nuovo la fiducia a Dilma Rousseff, presidente in carica”. È ancora tutto da giocare, quindi. Intanto, però, il ciclo economico non è più così favorevole.