Il managing director, in Italia per presentare le strategie tematiche della casa di gestione, punta su automazione, sviluppo tecnologico e sostenibilità.
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“I benchmark dicono molto del passato ma poco del futuro”, questa l’idea di partenza della filosofia di investimento di Nicholas Bratt, managing director di Lazard AM, in Italia per presentare le strategie tematiche dell’asset manager statunitense, tra cui il fondo da lui gestito Global Thematic Equity, nato nel 2003 con 2 miliardi di dollari di masse. “Per selezionare le opportunità di investimento”, spiega Bratt, 46 anni di esperienza nel mondo dell’azionario di cui 16 in Lazard AM, “il benchmark non è lo strumento migliore, in quanto contiene molte informazioni su presente e passato, ma non sui temi di domani”, dichiara.
Per Bratt sono profondi i cambiamenti che interessano l’economia globale ed è fondamentale identificarli in anticipo. Le politiche monetarie espansive delle banche centrali e la bassa inflazione, l’instabilità geopolitica per populismi e nazionalismi, la disruption della tecnologia in un mondo sempre più connesso e la nuova attenzione per la sostenibilità e il climate change, sono le forze che secondo il gestore definiranno il prossimo decennio. Necessaria è dunque “una visione ampia e di lungo termine”, dichiara, per valutarne gli impatti sugli investimenti e identificare nuove fonti di rendimento.
Il processo di costruzione del portafoglio
Bratt, in team con John King e Steve Wreford, cerca di identificare le tendenze con analisi qualitative delle di aziende di vari settori industriali. Frequenti sono gli incontri con il management, “fino a 4 al giorno”, rivela il gestore, cui rivolge una domanda specifica: “come vedi la tua azienda tra 5 anni?”. “Le società con una visione chiara del futuro, capaci di reagire allo sviluppo tecnologico”, spiega Bratt, “sono quelle su cui puntiamo”. Ne nasce un portafoglio diversificato e focalizzato su un orizzonte temporale fino a 10 anni, contenente tra gli 80 e i 120 titoli, dieci per tema, per un totale di 8-12 temi equamente pesati.
Il fondo non è incentrato su settori o aree geografiche, ma si concentra su tematiche come automazione, responsabilizzazione dei consumatori, software, sanità dei paesi sviluppati e transizione energetica. La medesima filosofia di investimento è applicata anche all’altra strategia di Lazard presentata, il Global Thematic Equity Focus, lanciata nel 2018, con una selezione minore di temi, da 3 a 6 nello specifico, e differente livello di rischio.
Automazione, internet of things e sostenibilità
“Nello scoprire i temi siamo attenti alle narrative fallacy, che conducono a cattivi investimenti”, spiega il gestore. “È altamente probabile che le auto elettriche saranno il futuro”, spiega, “ma se l’obiettivo di una società non è trarne profitto, la evitiamo”. Interessanti per Bratt sono aziende del medesimo settore, magari meno conosciute, di componenti indispensabili, come i sensori per la guida senza pilota. I temi di investimento in portafoglio sono in evoluzione, con una vita media di 3-5 anni: “con il tempo i concetti vengono raffinati”, argomenta il gestore, “il tema Asset Efficiency seleziona le aziende industriali che abbracciano con successo la tecnologia per rendersi più efficienti”, spiega Bratt, “è focalizzato sui nuovi modelli di produzione orientati all’internet delle cose, l’AI e machine learning” e comprende aziende come Assa Abloy, Deere, Fanuc, per citarne alcune. Di più recente genesi, il tema Bits of Chips, di cui fa parte l’azienda olandese ASML, attiva nei semiconduttori. Per stabilizzare il rischio abbiamo, invece, inserito il tema Extreme risks, popolato da titoli di banche statunitensi e compagnie di estrazione di oro.
Un'analisi proprietaria delle tematiche ESG è integrata nel processo di selezione dei titoli: “ci preoccupiamo che i temi in portafoglio siano in linea con gli obiettivi di sostenibilità sanciti dall’ONU, mentre ad un livello micro ci impegniamo con il management delle società investite per sensibilizzarle alla sostenibilità”, conclude.