Calich (M&G): "Con gli emergenti evitare gli estremi di mercato e avere un approccio di lungo termine"

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Claudia Calich. Foto concessa (M&G)

La guerra nel cuore dell’Europa ha avuto due conseguenze principali. Da una parte uno shock per le esportazioni di grano e dall’altra la crescita dei prezzi dell’energia.

Eppure, non tutte le economie hanno reagito alla stessa maniera a questo accadimento. Tantomeno i Paesi emergenti che, come noto, sono un’asset class estremamente variegata e numerosa. Proprio per questo vale la pena considerarli e valutarli singolarmente. “Alcuni esportano energia e/o materie prime alimentari, trovandosi dunque in una situazione di molto migliore ora che i prezzi sono in crescita rispetto ai Paesi che importano queste commodity” spiega Claudia Calich, fund manager di M&G (Lux) Emerging Markets Bond Fund.

Così come i Paesi, anche le banche centrali si trovano a procedere a più velocità in risposta all’inflazione e agli shock a cui si è assistito sul lato dell’offerta. “Mentre la Bce è nelle fasi iniziali di una stretta monetaria, le banche centrali nell’Europa dell’est e in America Latina devono ancora decidere che direzione prendere poiché le economie si trovano a metà del loro ciclo economico. Mentre in Cile e in Brasile, che si trovano nella parte finale del ciclo, si sta già parlando di una stretta” commenta l’esperta.

È interessante vedere il caso della Colombia. “L’aspetto positivo è che si è trattato di elezioni davvero libere e giuste e in cui i risultati sono arrivati rapidamente. Il Presidente neoeletto Petro dovrà rassicurare il pubblico e gli investitori sul percorso economico che intende tracciare per il Paese, ovvero quanto si muoverà a sinistra” sottolinea Calich.

Obbligazionario sotto stress

Guardando al mercato obbligazionario è bene ricordare come i primi mesi del 2022 siano stati piuttosto complessi in generale. “A soffrire sono stati anche gli altri segmenti del reddito fisso, non soltanto gli emergenti. In questi mercati, abbiamo osservato un allargamento degli spread, in particolare quando i tassi negli USA aumentano, cresce il costo di finanziamento per questi Paesi. Qualche anno fa i tassi erano a 1-1,5%, ora sono arrivati al 3,5%; se aggiungiamo anche un premio al rischio più elevato, spread più ampi, questo fa arrivare a rendimenti del 6-7% negli scorsi anni, mentre al momento sono al 9-10%” spiega la fund manager della strategia con Rating FundsPeople 2022.

Secondo l’esperta uno dei nodi da sciogliere rimane quello del finanziamento. “Ci sono Paesi che hanno in atto programmi che permettono loro di trovare fonti di finanziamento alternative o che possono contare su flessibilità di bilancio e la possibilità di applicare tagli alla spesa così da diminuire l’emissione di nuovo debito mentre altri sono più fragili e non hanno flessibilità fiscale” aggiunge. Si tratta tipicamente di Paesi con rating B e che “hanno un’alta probabilità di ristrutturazione del debito nel corso del prossimo anno. Per quanto riguarda i rendimenti, nel complesso quest’anno è stato il peggiore finora: se guardiamo a indici come quelli di JP Morgan siamo a doppia cifra negativa da inizio anno, tra il 13-14% per i titoli corporate a duration breve di buona qualità, fino al 19% per i governativi. Sono cifre peggiori di quelle viste nel 2008 con la crisi del debito” sottolinea.

La portfolio manager spiega che: “Nell’M&G (Lux) Emerging Markets Bond Fund abbiamo flessibilità e deteniamo, ad esempio, sia titoli in valuta forte che corporate. Attualmente abbiamo un sovrappeso sui titoli in valuta locale, su una pluralità di Paesi ma i maggiori fanno parte dell’America Latina mentre limitiamo l’esposizione all’Europa dell’est, Ungheria e Polonia in particolare perché riteniamo che le loro banche centrali debbano rialzare ancora di molto i tassi e aspettiamo segnali di stabilizzazione dell’inflazione” spiega Calich. “Per quanto riguarda l’esposizione al credito in alcuni mercati di frontiera in Africa e altre aree geografiche, non ci sono state buone performance in conseguenza del riprezzamento del rischio a seguito della guerra in Ucraina. Per alcuni Paesi, il mercato sta già prezzando una ristrutturazione del debito”.

Cina, ancora politica “zero Covid”

Guardando alla Cina non si può non fare menzione alla politica “zero Covid” che ha condizionato i mercati a livello globale. “Lo scorso anno il mercato del real estate aveva subito un forte impatto e da gennaio si è assistito a molte aziende del settore i cui titoli vengono scambiati a livelli distressed, già in default o molto vicine ad esso. È difficile investire in questi casi perché la liquidabilità tende a essere molto scarsa” spiega Calich.

La strategia di M&G sta ancora limitando l’esposizione ai titoli in valuta locale anche se “vediamo opportunità interessanti altrove all’interno dell’area geografica. Al di là di qualche titolo da selezionare, non troviamo molto valore sui mercati locali. In Asia i tassi sono molto bassi così come l’inflazione, forse la più bassa al mondo.” Una possibilità che si intravede all’orizzonte è invece quella sul credito di buona qualità investment grade anche se permangono incertezze su vari settori, come ad esempio quello tecnologico.

Emergenti, un’opportunità per gli europei

I mercati emergenti si identificano come una componente a rischio più elevato per i portafogli. Alla luce di questo, “ritengo che in questi mercati non si debba cercare necessariamente di trovare il momento ideale di ingresso o di uscita perché è estremamente difficile. Un altro aspetto da considerare è che nel momento in cui si vuole disinvestire molto rapidamente in risposta a una situazione di crisi sul mercato, di solito è già troppo tardi” mette in guardia l’esperta.

Se si guarda al recente sell-off dovuto ai tassi e agli spread, i rendimenti dell’M&G (Lux) Emerging Markets Bond Fund sono al 9,7 per cento. “Crediamo che il momento negativo si stia esaurendo e le sfide a livello macro, sia che si tratti di inflazione o di recessione, siano molto importanti per i Paesi sviluppati. In Italia, ad esempio, i tassi che si possono ottenere dai titoli di Stato, nonostante siano cresciuti, sono decisamente inferiori a quelli che osserviamo sui mercati emergenti o in generale sul segmento high yield” specifica Calich. In conclusione, nell’approccio della professionista agli emergenti, si evitano gli estremi di mercato e ci si concentra nella fascia mediana, sempre con un approccio di lungo termine.