Calvetti (Eurizon): “I fattori ESG sono ‘materiali’”

Federica Calvetti, foto concessa (Eurizon)

La materialità dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) è la chiave di volta del processo di definizione di un sistema finanziario in cui la sostenibilità assume un valore centrale, sia nelle scelte di asset management sia in quelle di corporate governance. Federica Calvetti, responsabile ESG di Eurizon Capital SGR, parte da questo assunto per descrivere i 25 anni di evoluzione della società, con i passaggi chiave compresi nella firma dei principi di Stewardship di Assogestioni nel 2014, quella dei Principi per l’investimento responsabile (PRI) delle Nazioni unite nel 2015, l’integrazione dei principi ESG nel 2017 e, da ultimo, l’adesione alla Net Zero Asset Management Initiative. “Quello di Eurizon è un impegno che si è evoluto nel tempo”, afferma Calvetti, sottolineando come si sia passati “da un modello concentrato sulle esclusioni di specifici settori, tipico dei fondi etici quando furono inizialmente lanciati nel 1996, fino alle strategie di investimento che integrano i fattori ESG e agli investimenti che perseguono un impatto positivo concreto e misurabile”. Negli anni, infatti, “è cresciuta la consapevolezza del mercato non solo riguardo alla materialità finanziaria dei fattori ESG ma anche alla necessità di includere questa materialità nell’analisi.  E proprio grazie a questa valutazione riusciamo a svolgere al meglio il nostro dovere fiduciario nei confronti del cliente investitore”.

Integrazione ESG primo passo per l’articolo 8

Eurizon applica l’esclusione SRI a livello di settore, e quella ESG su determinanti emittenti a tutti i prodotti a gestione attiva, indipendentemente dalla classificazione in base a SFDR. Lo stesso avviene con l’azionariato attivo, “che mettiamo a disposizione di tutte le strategie e di tutti i fondi”. Nello specifico, i prodotti articolo 8 e articolo 9 del Regolamento europeo 2019/2088 entrato in vigore a marzo di quest’anno rappresentano, al 30 settembre, il 46% del patrimonio in fondi della società, 163 prodotti. “Questi prodotti, oltre ad applicare le esclusioni SRI ed ESG e l’azionariato attivo, applicano o logiche di integrazione dei fattori ESG (se si tratta di fondi articolo 8) o logiche di impatto (se si tratta di fondi articolo 9)”, sottolinea l’esperta che riporta anche come la quota parte di investimenti della società allineata a SFDR stia gradualmente assumendo un peso maggiore. “Tuttavia occorre fare una precisazione: questo scostamento non significa necessariamente che sono stati immessi sul mercato nuovi fondi articolo 8 o articolo 9, ma indica anche uno spostamento delle masse”. Il dato evidenzia anche un’altra tendenza, continua Calvetti, ossia che “ci si sta spostando verso questo tipo di prodotti, tendenza in realtà non solo nostra ma di tutto il mercato”.

Absolute green bond, un pioniere

E appunto sotto l’ombrello del Regolamento UE e, nel dettaglio, dell’articolo 9, si colloca l’Eurizon Fund  Absolute Green Bonds, gestito da Caterina Ottavi e Matteo Merlin che vanta rating FundsPeople B (Blockbuster) e masse in gestione oltre i 2,3 miliardi di euro (dati al 30 ottobre). “L’Absolute Green Bonds è il primo fondo di un asset manager di matrice italiana specializzato sui green bond a essere stato lanciato nel 2018”, afferma Calvetti. Si tratta di un prodotto “nato in un momento storico in cui il mercato delle obbligazioni verdi esisteva da pochi anni e che, nel tempo, è cresciuto in maniera sostanziale. Potremmo considerarlo un pioniere del settore”. Il fondo investe in titoli obbligazionari che possono essere emessi da corporate, da enti sovranazionali, sovrani o anche istituzioni finanziarie che abbiano un preciso obiettivo green o sociale, o anche un mix tra i due focus. Il fondo può investire anche in obbligazioni sustainability linked “che hanno avuto un deciso sviluppo negli ultimi tempi e che si posizionano in maniera ottimale per finanziare la transizione energetica”.  La caratteristica differenziante di questo tipo di strumenti è che non vanno a finanziare progetti già identificati al momento della sottoscrizione “ma, in quanto legati a KPI sono generalmente utilizzati per general corporate purpose, quindi per l’utilizzo aziendale. Però l'azienda si impegna a raggiungere determinati obiettivi di sostenibilità in un percorso che comunica al mercato”. Semestralmente, Eurizon pubblica il Green Bond Impact Report “che dimostra qual è l'impatto concreto degli investimenti del fondo Absolute Green Bonds”, afferma Calvetti. “Siamo in grado di indicare anche la mancata emissione di CO2 (misurata in tonnellate), la quantità di acqua risparmiata, o l’energia da fonti rinnovabili che abbiamo contribuito a produrre con ogni milione di investimento del fondo”. Queste informazioni vengono poi ricondotte all’interno dell’Agenda Onu al 2030.  “Quindi riusciamo anche a fare un benchmarking dei nostri investimenti e a calcolare l'allineamento a determinati Obiettivi di sviluppo sostenibile, gli SDGs delle Nazioni Unite”. Ritorna, a questo proposito, il tema della materialità. “Il concetto di ESG sta diventando sempre più concreto – conclude la responsabile ESG di Eurizon –, perciò è importante ricondurre concretamente gli sforzi di investimento a metriche che siano calcolabili e misurabili. Da questo punto di vista, l’esistenza di una rendicontazione su base semestrale è sicuramente apprezzabile”.