Capire (e far capire) la portata globale del tema sostenibilità

Foto: Funds People
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La sensibilità dei consumatori e dei risparmiatori sta cambiando. Con essa, sia in modo adattivo che proattivo, cambiano i modelli di business. Anche il regolatore, in particolare l’Unione Europea, si muove. La direzione comune è quella della sostenibilità del sistema sociale ed economico. Potremmo quindi essere agli inizi di una vera e propria rivoluzione che il mondo finanziario ha la possibilità di affrontare da protagonista. A guidare la tavola rotonda organizzata da Funds People con attori del mondo della fund selection e della gestione è prima di tutto lo sforzo di comprensione delle dinamiche in atto, a cui ognuno degli speaker dà il proprio contributo.

“Stiamo mettendo in campo uno sforzo enorme in termini di analisi che viene già valorizzato attraverso l’inclusione della sostenibilità tra i temi sempre toccati all’interno delle riunioni dei team di investimento in cui vengono discusse le scelte di asset allocation”, spiega Luca Romano, Sustainable Investing associate di Fidelity International. “La nostra modalità di ricerca fondamentale bottom up e il nostro livello di accesso al top management e consigli di amministrazione delle partecipate”, analizza nel dettaglio, “permette di svolgere engagement in modo diretto con le società sui temi legati a ambiente, responsabilità sociale e governance”. “Stiamo assistendo alla creazione di un nuovo modo di pensare anche all’interno della nostra compagnia, con una sempre maggiore considerazione della valutazione ESG come equivalente rispetto alle analisi svolte tradizionalmente”, aggiunge.

Un confine destinato a scomparire?

“I consumatori cercano prodotti sostenibili”, fa notare Andrea Florio, head of Market Intelligence di Banca Generali. "Sul mercato stiamo infatti assistendo ad una forte crescita della domanda per tutte quelle società e brand che integrano in modo solido all’interno della propria organizzazione ed in particolare nei loro processi principi di sostenibilità. Questo fenomeno sta riguardando tutte le generazioni, non solo quelle più giovani per loro natura più attente al tema, ed in questo contesto di forte mutamento il settore della finanza naturalmente non ne rimane immune. Anche l’offerta si sta modificando. Oltre alla finanza sono molte le aziende e di conseguenza i settori che si stanno adeguando al nuovo sistema alla luce anche di un netto miglioramento in termini di performance", spiega. “Oggi la performance finanziaria è uno dei temi su cui le correlazioni sono, soprattutto in alcuni mercati, ancora da dimostrare ma il dato sulle preferenze dei clienti lascia intravedere un’effettiva relazione nel lungo periodo”, prosegue Florio, sottolineando inoltre come questa considerazione non sia rilevante solo internamente ma debba essere trasferita attraverso un’azione di engagement costante con ogni tipologia di controparte.

“Il cambiamento di preferenza nei consumi è un fattore che dobbiamo tenere in considerazione per capire come oltre alla diminuzione del rischio di lungo periodo ci sia una più alta crescita potenziale per le aziende che operano una transizione verso la sostenibilità”, concorda Natalie Westerbarkey, head of EU Public Policy di Fidelity International. “C’è molta discussione ma attualmente le masse sono ancora limitate”, fa notare Roberta Rudelli, responsabile del team di fund selection di Cordusio SIM, certificando le differenza fra i singoli settori economici. “Inoltre, l’esistente è ancora per la maggior parte legato a un approccio di pura esclusione che non include l’aspetto più importante in termini di cambiamento che consiste nell’engagement diretto con le aziende in vista di una transizione verso modelli di business più sostenibili”, prosegue. “Anche i clienti istituzionali necessitano di  educazione su questo punto ma credo che se il regolatore aiuterà, le strategie potranno essere in futuro tutte ESG”, completa.

Alcuni segnali dal punto di vista di risposta commerciale sono però già visibili anche nel settore del risparmio, in particolare relativamente agli investimenti tematici. Ad affrontare questo aspetto è Paolo Biamino, responsabile Strategie, Third Parties & Business di Euromobiliare AM. “In dicembre abbiamo rilanciato il nostro fondo dedicato a "Science for life" a seguito di una revisione del processo di investimento in cui abbiamo allo stesso tempo allargato e meglio definito l’universo investibile”. “Da masse per quindici milioni siamo passati a quaranta milioni nei primi 9 mesi dell’anno”, rivela.

Un lungo viaggio

La strada verso questo futuro appare lunga ma possibile, dunque. Tra i pericoli da evitare nel cammino c’è, secondo Gaia Resnati, fund selector del team Multimanager Investments & Unit Linked di Eurizon, la rinuncia al concetto di “labeling” che porterebbe ad una significativa riduzione dell’universo di investimento e conseguentemente delle possibilità di impatto sul modello socio-economico. Come già specificato il fatto che quello degli investimenti sostenibili sia un universo ancora molto eterogeneo comporta una mole di analisi qualitativa imprescindibile da parte di chi va a selezionare tali fondi. “Se facciamo l’esempio di un manager azionario che selezioni le sole aziende già virtuose, questi potrebbe precludersi parte delle opportunità di investimento in management orientati ad un migliore impatto ESG. È proprio il percorso virtuoso che una società adotta per arrivare a migliorarsi in ambito ESG che può aumentare la sua competitività ed anche determinare una sua sovraperformance. Dobbiamo partire dal presupposto che la portata del cambiamento è molto ampia. Esiste una consapevolezza diffusa e azioni concrete che ci dimostrano come le aziende si stiano effettivamente muovendo in questa direzione. È nostro compito andare a selezionare i manager in grado di individuare le migliori aziende anche in tale senso”, afferma.

Un viaggio, quello della sostenibilità, che attraversa tutti i Continenti. “Se analizziamo la questione climatica”, fa notare sul punto Natalie Westerbarkey, “ci accorgiamo di come l’Europa rappresenti solo il 10% del problema in termini di emissioni. Il restante 90% del danno è causato al di fuori dei confini europei”. “Si è così sviluppata la consapevolezza della necessità di portare la sfida climatica a livello globale. Solo così sarà, infatti, possibile agire avendo una possibilità di effettiva risoluzione. L’impegno di Fidelity International è al fianco della Commissione Europea in questo fondamentale compito e si articola, inoltre, nella partecipazione attiva alle iniziative di formazione promosse EFAMA”, conclude.