Un gruppo di 24 investitori ha scritto una lettera all'International Sustainability and Standards Board (ISSB) per una maggiore attenzione su condizioni di lavoro e diritti.
Un gruppo di 24 investitori, rappresentati da ShareAction, un'organizzazione non governativa per gli investimenti responsabili, ha recentemente scritto una lettera in cui chiede all'International Sustainability and Standards Board (ISSB) di "dare priorità alla ricerca sugli standard di divulgazione del capitale umano e sui diritti umani nel suo prossimo piano di lavoro biennale".
Questo gruppo di investitori, che gestisce un patrimonio di oltre 1 miliardo di dollari e che comprende Achmea Investment Management e Robeco, giustifica questa azione perché ritiene che sia imperativo aumentare la visibilità di questi temi. Sostengono questa necessità, soprattutto in uno scenario post-pandemia, con l'elevato numero di licenziamenti e di esuberi e la stagnazione della ripresa del mercato del lavoro. Per gli interessati, la rilevanza finanziaria del capitale umano e i rischi impliciti per le aziende non sono mai stati così chiari.
L'iniziativa si basa su un recente sondaggio condotto nel Regno Unito, in cui il 74% dei britannici dichiara di avere un'opinione negativa delle istituzioni finanziarie che investono in aziende che non rispettano gli standard dei diritti umani e del lavoro. La lettera fa riferimento anche ad altri studi che hanno dimostrato una relazione positiva tra gli indicatori sociali e di governance e il valore delle aziende.
Il gruppo sostiene inoltre che il capitale umano e i diritti umani non possono essere visti come aree separate, ma piuttosto interconnesse, e che trattarli in modo isolato non riflette la realtà delle pratiche di mercato. Esortano quindi l'ISSB a rivedere la propria posizione in materia, sottolineando che nella pratica "né le aziende né gli investitori trattano il capitale umano e i diritti umani come due aree distinte e separate". Citano inoltre concetti come sindacalizzazione, diversità e inclusione come parte integrante di entrambe le questioni e che la loro separazione concettuale potrebbe portare a interpretazioni errate e a sovrapposizioni con l'attuale quadro di divulgazione sociale.
Questo gruppo di investitori è convinto che la richiesta di maggiori e migliori informazioni relative alla forza lavoro sia "a un livello senza precedenti". Lo dimostrano gli oltre "60 investitori, con più di 10 miliardi di dollari di asset in gestione, che hanno sottoscritto la Workforce Disclosure Initiative (WDI), e i 255 investitori che hanno aderito all'iniziativa 'Advance' sui diritti umani dei Principi per gli investimenti responsabili delle Nazioni Unite (UNPRI)".