Etica SGR è stata la pioniera degli investimenti sostenibili in Italia. Il nuovo presidente spiega gli sviluppi in quasi un quarto di secolo di attività.
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In 24 anni di attività Etica SGR ha visto crescere clienti e masse, e al contempo ha assistito all’ampliamento di un mercato in cui ha fatto il suo ingresso da pioniera. Oggi, la SGR nata nel 2000 gestisce un patrimonio complessivo per 7,4 miliardi di euro e vanta 460 mila clienti (fonte: Etica SGR).
Marco Carlizzi, attuale presidente della società, è stato testimone in prima persona di questa evoluzione, prima di essere nominato alla carica nel 2023, racconta a FundsPeople, “sono stato nove anni nel CdA della SGR, e altrettanti nel CdA di Banca Etica (alcuni dei quali in parallelo)”. Lo scorso anno è stato di “assestamento”, sia a livello societario (sono cambiati circa il 65-70% dei consiglieri di amministrazione) sia a livello di mercato, dal momento che “la vera novità a cui si è assistito nel gestito è stata la concorrenza dello Stato con i Btp”. Una concorrenza che ha “ridotto un po’ il dato della raccolta netta, ma non quello delle masse gestite, in quanto l’effetto mercato ha permesso di mantenere gli AuM elevati, in crescita dai 7,2 miliardi del 2022”. Sono cresciuti anche i clienti, passati come detto da 450 mila nel 2022 a 460 mila nel 2023. “Nell’anno non abbiamo assistito a forti scostamenti in termini di masse, ma dal punto di vista della clientela rileviamo una maggiore presenza femminile (oltre il 52%) e rispetto alla media di settore i sottoscrittori sono più giovani”. Dati che non sorprendono, in quanto “le donne sono statisticamente più prudenti, e i fondi di Etica SGR hanno un orizzonte temporale lungo e meno volatilità; i giovani, poi, sono più sensibili alle questioni etiche”.
Resistere all’onda
Un elemento di analisi, però, è quello legato alla “resistenza” di una SGR di dimensioni medio-piccole, all’onda green che ha attraversato la finanza in questi decenni. La svolta, nelle parole di Carlizzi, nel 2019 quando un colosso globale come BlackRock ha indicato la responsabilità dei grandi player globali di “cambiare la finanza”. In questi ultimi anni si è assistito quindi a un forte impulso alla finanza sostenibile a livello mondiale. Tuttavia, rimarca il presidente, “o si fa finanza etica al 100% o non si è etici”. Fino al 2019, dunque, “la fetta di mercato italiano nella sostenibilità era oltre il 50%”, oggi, afferma Carlizzi, siamo il sesto player per masse: “Il fatto è che più aumentano i prodotti sostenibili ed etici e più abbiamo necessità di differenziarci, una cosa è farlo ad armi pari e una cosa con soggetti come Blackrock”.
Da qui anche la necessità di adattarsi per “migliorare ulteriormente la catena tra la ricerca e la gestione, in un contesto di internazionalizzazione”. La finanza etica, specifica l’esperto, “è globale, noi siamo europei, siamo internazionali” e qui entra in gioco la cifra di Etica SGR in qualità di ‘società di scopo’ (“se si è una società che deve remunerare lo shareholder non si può agire in questa prospettiva”). “Il nostro compito – spiega– è rendere chiaro ai risparmiatori dove vanno i soldi investiti nei nostri prodotti”.
Engagement diffuso
E il coinvolgimento del risparmiatore si concretizza anche nel progetto di “engagement diffuso”, avviato a maggio del 2023. “La finanza etica – afferma il presidente – prevede anche una governance partecipata dagli stakeholder (nei limiti della normativa). L’avvio del progetto ha visto l’invio di una lettera ai partecipanti della nostra intranet interna con la richiesta di indicare i temi su cui concentrare le nostre attività di engagement. Le risposte sono state portate in CdA. In questo modo i sottoscrittori dei fondi, che sono anche stakeholder, hanno agito per indicare in quale direzione vanno i loro soldi”. Questo percorso procede di pari passo con una normativa in forte evoluzione, “la società ha dovuto mettere in campo numerose risorse (umane ed economiche) per capire come inserire i fondi preesistenti nelle maglie della regolamentazione europea”, afferma Carlizzi che indica come la SGR, a oggi, abbia sette fondi attivi (tre articolo 8 e quattro articolo 9). “Quello regolamentare è un terreno ancora scivoloso, in quanto più la norma è vaga più è alto il rischio greenwashing, ma paradossalmente – conclude – è meglio una normativa più rigida e complessa, il cui unico limite è la necessità di un aiuto alle SGR per la sua applicazione”.
Tratto dalla rivista FundsPeople di luglio n. 86